Paolo Ondarza – Città del Vaticano
I primi raggi del sole non hanno ancora schiarito il blu scuro dei cieli della Città Eterna. I passi sul pavimento di marmo e il tintinnio di circa trecento chiavi rompono il silenzio notturno. Sono passate da poco le 5 del mattino. La giornata ai Musei Vaticani è già iniziata.
Il bunker e le 2798 chiavi
I garriti dei gabbiani riecheggiano tra le quattro mura del Cortile della Pigna. Di fronte al bistrot che nel giro di poche accoglierà visitatori da ogni parte del mondo, il clavigero apre una porta: introduce al bunker che custodisce, protette da un sistema di condizionamento studiato per contrastare la ruggine, le 2798 chiavi che aprono gli 11 settori dei Musei del Papa. Settimanalmente vengono testate, una ad una, per verificare il funzionamento delle serrature e accertarne l’integrità. Ad ogni esemplare corrispondono da una a cinque copie.
Le tre chiavi
“Esistono tre chiavi più importanti delle altre: la numero “1” apre il portone monumentale all’uscita del Musei Vaticani; la “401” pesa circa mezzo chilo, forgiata nel 1700 è la più antica e apre il portone di ingresso del Museo Pio Clementino, il primo nucleo dei Musei Vaticani; ed infine la più preziosa, la chiave senza numero, forgiata nel 1870, apre il portone della Cappella Sistina, sede dal 1492 del Conclave”, spiega Gianni Crea, clavigero dal 1999.
La chiave senza numero
È custodita all’interno di una cassaforte in una busta sigillata, controfirmata dalla direzione dei Musei Vaticani. Ogni mattina il rituale con cui viene estratta evoca il fascino di secoli lontani ed il legame storico tra i clavigeri – al plurale perché oggi sono in undici a svolgere questo servizio – e l’antico Maresciallo del Conclave e Custode di Santa Romana Chiesa: colui a cui fino al 1966 era affidato il compito di sigillare ogni accesso al sacello quando i cardinali si riunivano per eleggere il Pontefice.
Cinquecento porte e finestre
È l’alba. Il clavigero inizia in solitudine il percorso che al tramonto ripeterà a ritroso. Apre, una dopo l’altra, le cinquecento porte e finestre dell’intero itinerario di visita delle collezioni pontificie, ripercorrendo in circa un’ora cinque secoli di storia. Schiava e spalanca il pesante cancello del Museo Pio Clementino.
I sismografi nascosti
Attraversa il nucleo più antico della raccolta vaticana, passando per la Biblioteca fino ad arrivare alle Stanze di Raffaello. Dei Musei Vaticani conosce ogni segreto come i rudimentali sismografi, nascosti nelle pareti della Sala dell’Immacolata dipinta nel XIX secolo da Francesco Podesti: servivano a monitorare la stabilità dell’edificio in seguito ad eventuali scosse sismiche.
L’ispirazione di Michelangelo
Il fascio di luce della torcia con il quale ispeziona al buio ogni ambiente fa emergere dall’oscurità la bellezza immortale di affreschi e sculture, rivelando segreti e dettagli che difficilmente l’occhio riesce a cogliere in pieno giorno quando il museo è gremito: il movimento del braccio piegato del Laocoonte, da cui nel 1506 hanno origine le collezioni pontificie citati quasi letteralmente da Michelangelo nella figura del Cristo Giudice nella Cappella Sistina.
Il soggiorno di Leonardo
Il percorso prosegue. Dalla perfezione dell’Apoxiomenos alle stanze in cui soggiornò Leonardo da Vinci. Una vertigine emotiva, quasi ipnotica, accompagna la salita lungo la spirale della Scala del Bramante, capolavoro indiscusso di architettura, dalla cui sommità si domina lo Stato Vaticano con la Fontana della Galera i cui cannoni non sparano fuoco, ma acqua, simbolo di pace. Il clavigero arriva alle Gallerie dei Candelabri e degli Arazzi. Apre finestre che svelano le bellezze dell’arte botanica dei Giardini Vaticani.
L’Italia vista da Roma
Lungo l’antico “corridore” delle Carte Geografiche l’insolita rappresentazione sottosopra della Sicilia e della Calabria interroga lo sguardo. Sono raffigurate così perché osservate da Roma in due delle 40 mappe giganti che si susseguono per 120 metri lungo la più ampia rappresentazione topografica mai realizzata dell’Italia, da nord a sud, con estrema dovizia di particolari. Fu commissionata da Gregorio XIII Boncompagni ai migliori pittori paesaggisti del sedicesimo secolo.
Un pezzo di luna
Lasciando porte e cancelli aperti dietro di sé, il passo del clavigero per un momento evoca lo storico “balzo da gigante per l’umanità” del 20 luglio 1969. Nelle Gallerie inferiori sono esposti infatti i frammenti di rocce lunari della spedizione dell’Apollo 11, donate dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon ai cittadini vaticani, assieme alla bandiera dello Stato Città del Vaticano portata nello spazio dagli astronauti in quella memorabile data.
Sotterranei e solai
Antiche e moderne, in ferro o alluminio, forgiate a mano, consumate dal tempo, oggi persino elettroniche, le chiavi aprono anche ambienti inaccessibili al pubblico che il clavigero ha il dovere di ispezionare ogni giorno: magazzini sotterranei che custodiscono, avvolti nel mistero, anonimi ritratti di epoca romana il cui sguardo interpella chi lo incrocia; depositi e solai sulle cui pareti antichi custodi nei secoli hanno lasciato traccia del loro passaggio con graffiti e iscrizioni a matita.
L’ultima porta
Sono circa le 7 del mattino. L’ultima porta da aprire è quella più attesa. In legno, con la maniglia in ottone a forma di “S”. “S” come “segreto”, ovvero riservato, chiuso; è la stanza in cui si svolge lo scrutinio e l’elezione del Successore di Pietro: la Cappella Sistina.
In attesa della fumata bianca
Di Conclavi Gianni Crea ne ha vissuti due e ricorda con particolare emozione l’attesa della fumata osservata ogni sera dal terrazzo del Nicchione, uno dei luoghi più alti del Vaticano da cui è possibile godere una panoramica unica sulla Città Eterna e dove nelle giornate di festa i Vigili del Fuoco issano la bandiera gialla e bianca, tenuta chiusa in un apposito mobiletto.
Custodire la storia
“Essere clavigero, è un incarico che ti dà quasi il senso di custodire la storia. In occasione dell’elezione del Papa, 12 chiavi permettono al clavigero di chiudere tutta l’area circostante la Sistina. Subito dopo, osservando scrupolosamente un antico protocollo, è suo compito seguire, insieme alle autorità competenti, l’opera del fabbro che appone i sigilli per mantenere il segreto di tutto ciò che avviene dentro la cappella più famosa del mondo; successivamente il clavigero ripone le chiavi in una cassetta metallica: resterà in custodia alla Gendarmeria finchè non sia stato scelto il nuovo Papa”.
La clausura cardinali elettori
Fino al pontificato di san Giovanni Paolo II i cardinali, una volta entrati in Conclave, potevano uscire dall’area attorno alla Cappella Sistina solo ad elezione avvenuta: erano ospitati, in stato di clausura, all’interno di varie stanze dei Palazzi Vaticani, adattate a camere da letto per l’occasione. Subito dopo l’“extra omnes”, era compito del Maresciallo del Conclave accertarsi che tutte le porte, le finestre e gli spioncini della zona in cui soggiornavano i porporati fossero ben serrati. Al termine del controllo questo addetto alla sicurezza deponeva le chiavi all’interno di una sacca rossa. Qui restavano fino alla fumata bianca.
Il Maresciallo e le chiavi pendenti
Laico, appartenente all’aristocrazia romana, il Maresciallo del Conclave rivestiva un ruolo fondamentale durante la sede vacante. Inizialmente fu il casato romano dei Savelli a detenerne il titolo, ereditato dal 1712 fino alla soppressione sotto Paolo VI, dal primogenito di casa Chigi. La bandiera del Maresciallo reca infatti lo stemma della nobile famiglia di origine senese insieme al simbolo del camerlengo e alle due chiavi, non incrociate come negli stemmi papali, ma separate e pendenti lateralmente.
Aprire il centro della cristianità
La Cappella Sistina è il luogo in cui si conclude il percorso del clavigero, a cui dal 2017 è possibile prendere parte previa prenotazione. Difficile descrivere l’emozione di entrare al buio e, accese le luci, sentirsi avvolti da tanta bellezza. “Quando ho iniziato, nel 1999”, racconta Gianni Crea, “eravamo in tre, ma prima di poter aprire la Cappella Sistina ho dovuto attendere tre anni. Ho immaginato quel momento a lungo e l’emozione resta ancora indescrivibile: ogni giorno quasi stento a credere di avere l’onore di aprire ai visitatori che vengono da ogni parte del mondo il centro della cristianità”.
Oro e argento
Sulle pareti affrescate dai Quattrocentisti colpisce per l’alto valore semantico e simbolico un dipinto di Pietro Perugino, il Maestro di Raffaello. Rappresenta la “Consegna delle chiavi a san Pietro”. Una è dorata ed è rivolta verso Cristo, l’altra argentata: richiamano rispettivamente il potere sul Regno dei Cieli e l’autorità spirituale del papato in terra.
Il Clavigero del cielo
“A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”: è il mandato di Gesù all’Apostolo Pietro, “clavigero del cielo”.