Il cardinale eletto del Sud Africa: “Abbiamo bisogno della guarigione di Dio”

Vatican News

Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo, è uno dei tre prelati africani al quale il Papa concederà la porpora durante il Concistoro del 30 settembre. Ai media vaticani racconta le sfide che il suo popolo affronta e si dice convinto che la Chiesa ha un ruolo cruciale nel sostenere un sistema economico più giusto

Linda Bordoni – Città del Vaticano

Da domenica scorsa, 9 luglio, dopo l’annuncio di Papa Francesco all’Angelus di un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali, l’arcivescovo di Città del Capo (Sudafrica), Stephen Brislin, continua a ricevere messaggi di congratulazioni da diversi Paesi e diversi settori della società. Tra questi, anche quello del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che in una dichiarazione ufficiale ha descritto la porpora al presule come “un eccezionale onore personale e un riconoscimento della sua guida spirituale e amministrazione della Chiesa cattolica in Sudafrica”. “La sua nomina è motivo di orgoglio tra i sudafricani di ogni estrazione e dovrebbe ispirare tutti noi a esercitare le nostre convinzioni, nella nostra diversità, con profonda devozione”, ha detto Ramaphosa.

Auguri da tutto il mondo

Da parte sua, il presidente della Conferenza episcopale cattolica sudafricana (SACBC) ha affermato: “Siamo felici che il Papa abbia riconosciuto i doni del cardinale eletto Brislin e ne abbia fatto uso per la Chiesa più ampia nominandolo un cardinale”. Tanti messaggi ricevuti, dunque. Ma il primo, quello dal quale Brislin ha appreso la notizia dell’annuncio del Papa, è stato un sms di congratulazioni proveniente da un contatto in Thailandia. Lo racconta lui stesso a Vatican News: “Non ero sicuro di chi l’avesse inviato ed era anche un po’ ambiguo. Diceva: ‘Congratulazioni, sono così felice di sapere che c’è una nuova berretta rossa in Sud Africa!’. Non ero del tutto sicuro”. Le voci hanno iniziato poi a circolare e infine è giunta la conferma: “Sono stato completamente colto di sorpresa e – devo essere onesto – al momento ero piuttosto sconcertato e abbastanza confuso dal fatto che le cose erano accadute così in fretta”.

L’ultimo incontro col Papa

L’arcivescovo è un uomo estremamente modesto e senza pretese. Nel colloquio con i media vaticani, vuole ricordare soprattutto la recente visita ad limina dei vescovi della SACBC, giunti a Roma durante il ricovero del Papa nel Policlinico Gemelli per un intervento chirurgico. Non hanno potuto avere un’udienza papale formale, quindi, ma il Papa ci ha tenuto comunque a incontrarci a Santa Marta la mattina della dimissione dall’ospedale. “Ci ha semplicemente parlato come un fratello maggiore – racconta Brislin – molto profondamente e molto saggiamente e anche con grande umorismo”. I vescovi hanno apprezzato questo approccio del Papa e “il calore e la fraternità che esprimeva, la collegialità”.

L’arcivescovo Stephen Brislin

Tre nuovi cardinali dall’Africa

Nel Concistoro del 30 settembre Brislin sarà uno dei tre prelati provenienti dall’Africa che riceverà la porpora (Sudafrica, Tanzania e Sud Sudan). Segno di come negli ultimi decenni, a partire dal Concilio Vaticano II, il Collegio cardinalizio sia diventato sempre più diverso. Tanti sono i rappresentanti dei Paesi africani: “Fa una grande differenza nella natura dei consigli che il Papa riceve, perché ha persone da ogni angolo del mondo e questo gli offre un quadro molto più completo della Chiesa universale”, afferma il cardinale disegnato. “Questo semplicemente arricchisce la Chiesa nel suo insieme, a causa della diversità che riflette questa meravigliosa Chiesa di ogni nazione, cultura e Paese”.

Il Sinodo sulla sinodalità

L’arcivescovo Brislin evidenzia anche il fatto che il Concistoro si celebri poco prima dell’inizio del Sinodo sulla Sinodalità: “È una meravigliosa opportunità per la Chiesa, mentre discutiamo su un certo numero di nuove questioni che non abbiamo davvero affrontato come Chiesa prima”. “Abbiamo bisogno della saggezza collettiva di tutta la Chiesa, perché lo Spirito Santo di Dio opera in tutta la Chiesa, non solo con vescovi e sacerdoti e così via, ma con tutta la Chiesa e ogni suo componente”, aggiunge il pastore di Città del Capo. E sottolinea come il cammino sinodale sia stato ben accolto dai sudafricani che “hanno davvero risposto” sapendo che è qualcosa che sta accadendo universalmente, “ma anche qualcosa che possiamo sviluppare più localmente, per diventare Chiesa che ascolta, quella che discerne, che si apre realmente allo Spirito Santo”.

Sfide enormi

Lo sguardo di monsignor Brislin si concentra poi sul suo Paese che, dice, in questo momento deve affrontare sfide enormi. “Come Chiesa, penso che una delle maggiori sfide sia davvero quella di portare la guarigione, in particolare delle relazioni perché siamo una società distrutta”. È questa, una eredità dell’apartheid e del colonialismo; tuttavia, secondo il futuro cardinale, le persone dovrebbero essere in grado ora di guardare al futuro e abbandonare le classificazioni razziali. “Siamo sudafricani insieme e dobbiamo lavorare insieme per il bene del Paese. Credo che questa sia una guarigione che non può essere determinata solo dallo sforzo umano. È una guarigione che solo Dio può portare”.

Rifugiati in Sud Africa

Trasformazione economica

Necessaria in tal senso anche una “trasformazione economica”. La Chiesa, osserva, non può certamente formulare una politica economica, ma attraverso l’insegnamento sociale cattolico ci sono alcuni valori alla base molto importanti per un sistema economico. Cruciale, secondo il presule, trovare modi per creare una maggiore uguaglianza tra le persone in Sud Africa “perché il divario tra ricchi e poveri è così enorme e a tanti giovani viene negata l’opportunità di proseguire gli studi, di trovare lavoro e essere in grado di vivere una vita relativamente prospera”. Convinzione di Brislin è dunque che la Chiesa ha un ruolo importante da svolgere nel “motivare e sostenere un sistema economico più giusto”.

Speranza per la Chiesa in Africa e non solo

Infine, alla domanda con quale sentimento affronti questa nuova responsabilità concessagli dal Papa, il cardinale eletto afferma: “La mia speranza è certamente di rimanere fedele a quanto mi è stato chiesto: fedele alla Chiesa, fedele alla tradizione apostolica, fedele a Gesù Cristo, per poter evangelizzare e promuovere il Vangelo tra le genti. La mia speranza, anche per la Chiesa, è che abbia un impatto qui in Sud Africa e in altre parti del mondo perché il nostro compito è portare bellezza e verità”.

Augurio dell’arcivescovo è “che tutti possiamo lavorare davvero per questo, nonostante le difficili sfide che affrontiamo in diverse parti del mondo: dobbiamo essere in grado di portare le persone alla speranza, e a vedere oltre la realtà, nella realtà promessa da Gesù Cristo”.