Adriana Masotti e Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Mentre gli Stati Uniti annunciano misure straordinarie contro l’economia russa, siamo giunti al quattordicesimo giorno di guerra in Ucraina: le sirene anti aeree si sono fatte sentire stamattina a Kiev e dintorni, avvertendo i cittadini di recarsi nei rifugi il prima possibile sotto la minaccia di nuovi attacchi missilistici. Secondo il Pentagono, nella giornata di ieri le truppe russe hanno visto uno stallo delle operazioni a nord di Kiev, mentre nell’Ucraina meridionale hanno fatto qualche progresso. Stando alla difesa americana, i russi stanno cercando di attaccare la capitale ucraina anche da est, ma si trovano ancora a circa 60 chilometri di distanza, molto più quindi dell’altra colonna di mezzi militari ferma a nord. A rallentare le operazioni anche il fattore meteo, oltre ai rifornimenti necessari alle truppe.
Le centrali nucleari
Intanto la Guardia Nazionale russa, citata dall’agenzia Interfax, ha annunciato che la centrale nucleare di Zaporizhzhia è sotto il completo controllo delle forze militari russe. Secondo quanto riferito da Mosca, circa 240 persone a guardia della centrale si sarebbero arrese. Nel frattempo l’Agenzia internazionale dell’energia atomica informa che i sistemi che permettono di controllare a distanza i materiali nucleari della centrale di Chernobyl in Ucraina, sotto controllo russo, hanno smesso di trasmettere i dati.
Mariupol sotto le bombe
Ancora isolata la città di Mariupol che tenta ancora di resistere, “permanentemente bombardata” e dove le vittime tra i civili aumentano di ora in ora, compresi i minori. Appare sempre più probabile l’ipotesi che Mosca decida di attaccare il porto di Odessa da terra. Intanto i primi civili ucraini evacuati dalla città di Sumy attraverso i corridoi umanitari sono arrivati “in sicurezza” nel centro del Paese. “Il primo convoglio di 22 pullman è arrivato a Poltava”, mentre una colonna di 39 altri pullman è ancora in viaggio. Prosegue poi l’isolamento economico e finanziario nei confronti della Russia, con la sospensione di diverse attività commerciali come quella della multinazionale della Coca Cola, seguita da numerosi altri colossi del commercio mondiale.
“Vogliamo esistere”
Il presidente statunitense Joe Biden ha vantato l’accordo bipartisan in Usa sull’embargo all’energia russa, ma ha detto di capire che molti alleati non sono in grado di allinearsi. “Putin non vincerà – ha aggiunto -, potrà conquistare città, ma non un intero Paese”. Sempre ieri il parlamento britannico ha accolto con un lunghissimo applauso il discorso del Capo di Stato ucraino, Zelensky. “Mai durante i secoli la Camera dei Comuni aveva ascoltato un discorso così, saremo sempre al fianco degli ucraini”, ha commentato il premier Johnson. “Noi non vogliamo perdere ciò che è nostro come un tempo voi non avete voluto arrendervi di fronte all’invasione nazista”, ha detto il presidente ucraino, sottolineando come siano “almeno 50 i bambini uccisi dai russi, e serve l’aiuto dei Paesi occidentali per riconoscere la Russia uno Stato terrorista e rendere così sicuri i cieli”. Poi la citazione shakesperiana: “Essere o non essere? Noi rispondiamo essere, vogliamo esistere”. Intanto il presidente cinese, Xi Jinping, “appoggia l’azione della Francia e della Germania per un cessate-il-fuoco” in Ucraina e condivide “la necessità di aiuti umanitari coordinati con le Nazioni Unite”. Lo rende noto un comunicato dell’Eliseo al termine della videoconferenza di ieri tra Francia, Cina e Germania.