Con il passare delle ore il naufragio nelle acque greche del Mediterraneo sta assumendo proporzioni spaventose. 104 i sopravvissuti, ma solo 79 i corpi recuperati a fronte degli oltre 700 migranti stipati nel peschereccio naufragato
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Le ultime ricerche nelle acque greche, tra Mar Egeo e Mar Ionio, non stanno dando alcun risultato: non sono stati trovati altri sopravvissuti e tantomeno vittime. Tra i dispersi vi sarebbero circa 100 bambini. La più grande tragedia avvenuta in Mediterraneo rischia ora di lasciare un doloroso segno su tutta l’Europa, chiamata a trovare soluzioni concrete di fronte ai drammi del mare che si ripetono periodicamente. La commissaria per gli Affari interni, Johansson, stigmatizza l’azione dei trafficanti che mandano persone in cerca di una vita nuova a morire. Arrestati sinora alcuni scafisti di nazionalità egiziana.
Le responsabilità del naufragio
La dinamica dell’incidente è ora al centro delle indagini delle autorità elleniche. Accuse sono state rivolte alla Grecia che non avrebbe osservato il fondamentale dovere di soccorrere persone in pericolo in mare, indipendentemente da nazionalità, status o dalle circostanze in cui si trovano. Norma, questa, sancita dall’Onu. Più particolare la versione fornita dalla Guardia Costiera di Atene, secondo cui un contatto con il peschereccio c’è stato, ma molti dei migranti rifiutavano di essere portati in Grecia, anziché in Italia. Intanto ieri ad Atene 21 persone sono state arrestate nel corso di due manifestazioni organizzate nel centro della capitale per protestare contro le politiche migratorie del governo che a loro avviso avrebbero causato il naufragio.