I militari della Guardia presidenziale hanno avviato un colpo di Stato destituendo il presidente nigerino Mohamed Bazoum, chiudendo le frontiere e proclamando il coprifuoco. Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali per il Vicariato: “Quello che sta succedendo in Niger è sintomatico di una situazione di instabilità che attraversa l’intera regione saheliana”
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Un colpo di Stato che potrebbe avere conseguenze sulla stabilità dell’intrea regione del Sahel. Mercoledì 26 luglio i membri della Guardia presidenziale del Niger, guidati dal generale Omar Tchiani, hanno iniziato un’insurrezione circondando il palazzo presidenziale nella capitale Niamey bloccando l’ufficio e la residenza del presidente Mohamed Bazoum, alla guida del Paese dall’aprile 2021. Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali per il Vicariato, a Radio Vaticana – Vatican News ha raccontato la complessa realtà che si cela dietro al golpe nigerino. “Il colpo di Stato organizzato e attuato dai militari della guardia presidenziale, che ha causato la destituzione del presidente, è sintomatico – affermata – del malessere che attraversa la regione saheliana”.
La realtà del Niger
Secondo le dichiarazioni degli ufficiali, all’origine del golpe ci sarebbe l’intenzione del presidente nigerino di destituire il comandante della Guardia presidenziale Omar Tchiani. Il presidente Bazoum, già nel marzo 2021 aveva sventato un tentativo simile, pochi giorni prima del suo giuramento ufficiale. Padre Albanese sottolinea come la politica nigerina sia stata sempre caratterizzata da una complessità profonda, dovuta alla sua storia e alla posizione geografica. “Occorre ricordare – spiega il missionario – che stiamo parlando di un Paese caratterizzato da una storica presenza militare francese, che ha coinvolto le forze speciali europee per contrastare il jihadismo nella regione saheliana”. Una realtà che “ha reso il Niger un baluardo contro l’estremismo islamico agli occhi del Europa, ma – spiega il religioso – è importante ricordare che questo atteggiamento, rivolto anche al controllo e al respingimento dei flussi migratori da meridione verso settentrione, impone degli obblighi alla stessa Europa”.
Le conseguenze nel Sahel
Secondo Padre Albanese “occorre rivedere la politica che l’Europa ha perseguito finora in Africa, soprattutto sul versante saheliano, avviando un percorso innovativo che tenga conto della reciprocità degli interessi”. Per il comboniano non è da escludere che “il Niger sia uno dei tanti Paesi africani che sta subendo le conseguenze di quello che succede oggi in Europa orientale”. Questa situazione potrebbe avere conseguenze simili a quelle di altri Paesi dell’area Sahel: “Pensiamo a quello che è successo in Mali – conclude Albanese – dove una giunta militare mantiene il controllo del Paese grazie al sostegno della Wagner, o al Burkina Faso, che sta manifestando una equidistanza da Europa e Russia”.