Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro: mettere la sicurezza al primo posto

Vatican News

Debora D’Angelo – Città del Vaticano

La mancanza di sicurezza è ancora oggi causa di infortuni e malattie professionali, sempre evitabili e prevedibili. Morire sul lavoro non è più una condizione accettabile, ma i numeri che emergono dagli Open Data INAL mostrano una realtà preoccupante: entro lo scorso mese di luglio sono state presentate 36.163 denunce di malattia professionale, 441.451 denunce di infortunio, di cui 569 con esito mortale. Per sensibilizzare persone e istituzioni, si svolge oggi a Fiume Veneto una delle tante manifestazioni per la 72ª Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro: l’evento è rivolto soprattutto ai giovani che hanno perso la vita durante il periodo di stage in azienda nel corso dell’anno scolastico, ma anche a tutte le persone che in questi anni sono morte per la mancata sicurezza in ambito lavorativo. La tematica di quest’anno pone l’attenzione sulla Scuola della Testimonianza Anmil e la figura del testimonial/formatore attraverso la quale l’Associazione sensibilizza efficacemente studenti e lavoratori negli incontri che svolge continuamente nelle scuole e nelle aziende. A tale scopo l’ANMIL ha realizzato uno spot di impatto sul dramma degli infortuni sul lavoro.

Dal 1943 l’ANMIL si batte affinché alle vittime di infortuni e malattie professionali, nonché alle loro famiglie, siano sempre garantite tutele adeguate da parte dello Stato, a fronte di un danno subito nell’esercizio del proprio diritto costituzionale al lavoro. Il presidente, Alberto Verzulli ha illustrato l’attuale situazione italiana e le rivendicazioni dell’associazione per sostenere e tutelare la categoria degli invalidi e disabili sul luogo di lavoro. 

Fasce a rischio sul lavoro: giovani e persone anziane

In Italia le fasce d’età più a rischio sono i giovani e le persone sopra i 64 anni: nel primo caso si assiste a una mancata formazione nel mondo del lavoro, nel secondo caso vengono sottoposti a impieghi che richiedono delle capacità non più in linea con la loro età. “Con l’avvento del Superbonus – sottolinea il presidente dell’ANMIL – il mercato del lavoro assume ragazzi per svolgere lavori nel minor tempo possibile, a scapito di una completa e coerente formazione”.

Garantire la dignità umana sui luoghi di lavoro

Da quasi 80 anni, l’ANMIL è impegnata a tutelare le vittime di infortuni e malattie professionali intervenendo a livello assicurativo e diffondendo una cultura della salute e della sicurezza sul lavoro. “Le istituzioni italiane e la politica dovrebbero avere maggiore attenzione – spiega Verzulli – e riconoscere l’operato dei singoli lavoratori”. Su questo fronte l’associazione auspica di poter ottenere l’istituzionalizzazione della figura del testimonial/formatore, già riconosciuta in alcune regioni d’Italia: il suo operato all’interno delle aziende può fare la differenza, predisponendo i lavoratori ad una consapevolezza sui rischi che si basa sul forte impatto che le testimonianze riescono ad imprimere, rendendo più efficace l’approccio alla formazione in materia di prevenzione antinfortunistica.

Superare l’indifferenza e diffondere una nuova cultura del lavoro

Il mondo ha bisogno di un sussulto di umanità per superare l’indifferenza e tutelare i più deboli, sradicando il germe dello sfruttamento. Nel 2018, Papa Francesco aveva accolto l’Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro per ricordare che nessun uomo è una merce ed esortare a diffondere una nuova cultura del lavoro. “Rispetto a quattro anni fa – sottolinea il presidente – in Italia non ci sono stati passi in avanti: le vittime sono sempre le stesse e gli infortuni vanno aumentando”

Vittime sul lavoro: emergenza nazionale in Italia

In Italia, non diminuisce il numero di vittime sul lavoro. Il quadro rappresentato dagli Open Data INAIL sugli infortuni nel 2022 mostra uno scenario critico: negli otto primi mesi dell’anno corrente, si è verificato un aumento del 38% di denunce di infortunio, rispetto allo stesso periodo del 2021. Un’emergenza che non fotografa completamente la realtà, alla quale vanno aggiunti tutti i lavoratori in nero. “Dopo una giornata di lavoro – conclude Verzulli – le persone non devono sperare di poter tornare a casa integri. Devono averne la certezza”.

Ascolta l’intervista a Alberto Verzulli