Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
La Madre Terra grida, gridano le creature viventi, i poveri, i popoli nativi e i nostri figli guardando al futuro: il degrado e lo sfruttamento ambientale sono una “sfida” cui occorre rispondere. Serve una conversione ecologica individuale e comunitaria: chi può, agisca. È una disamina attenta e insieme un appello accorato alla comunità internazionale quello racchiuso nel Messaggio del Papa per il 1 settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Questa Giornata apre il “Tempo del Creato”, che prosegue fino alla festa di San Francesco, il 4 ottobre: “Un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune”. Originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, esso è – spiega Francesco – “un’opportunità per coltivare la nostra ‘conversione ecologica’, incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” preannunciata da San Paolo VI già nel 1970”. In particolare quest’anno il Papa per il Tempo del Creato chiede preghiere in vista di due importanti vertici sui temi clima e biodiversità, affinché si agisca con “decisione”.
La voce del Creato: lode e anche coro di grida amare
Tema del “Tempo del Creato” – che ispira il Messaggio del Papa – è “Ascolta la voce del Creato”. Questa voce, afferma Francesco, è “una sorta di dissonanza”: “Da un lato un dolce canto” di lode al Signore e Creatore che ci ha voluti in comunione nella “grande cattedrale del creato”; dall’altro, è un ”grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani”, un grido anzi un “coro di grida amare”. Esse – spiega il Pontefice – sono della “madre sorella Terra che “implora di fermare i nostri abusi e la distruzione”, delle creature che la abitano e che si stanno estinguendo; è il grido dei poveri che soffrono più di tutti della crisi climatica. È anche il grido di “fratelli e sorelle di popoli nativi” oggetto di “predatori” che li hanno invasi e devastati. Infine è il grido dei nostri figli, minacciati da un “miope egoismo”, che “chiedono ansiosi a noi adulti” di fare il possibile per “prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi”.
Pentimento e conversione ecologica, non un’opzione
Ascoltando queste grida amare – scrive il Papa – “dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita e i sistemi dannosi”: lo stato di degrado della nostra casa comune, rimarca, è una sfida che richiede la “stessa attenzione di altre” quali le “gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici”. Non è un’opzione l’essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di una “esistenza virtuosa”. E la conversione ecologica a cui fa riferimento Francesco non è solo individuale ma è comunitaria: serve “uno spirito di massima cooperazione” a partire dalla comunità delle nazioni nel consesso dell’Onu.
Gli appelli a COP 27 e a COP 15
Francesco guarda quindi a due importanti appuntamenti internazionali: il vertice COP 27 in programma in Egitto a novembre e il vertice COP 15 previsto in Canada il mese successivo. Il primo avrà al centro ancora l’obiettivo della riduzione globale delle emissioni di gas serra “il più urgentemente possibile” ,per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 °C come previsto dall’Accordo di Parigi, cui anche la Santa Sede ha aderito. Un obiettivo “impegnativo” per il quale il Papa auspica “piani climatici” o “contributi determinanti a livello nazionale”. “Si tratta – aggiunge – di convertire modelli di consumo e produzione, nonché gli stili di vita in una direzione più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli”. Alla base di tutto precisa il Papa – deve esserci l’“alleanza tra l’essere umano e l’ambiente” che per noi credenti è specchio dell’amore creatore di Dio, e l’attenzione maggiore deve andare a chi è più colpito dai cambiamenti climatici.
Biodiversità: fermare il “collasso” della rete della vita
Altrettanto importante sarà l’appuntamento in Canada dedicato alla salvaguardia della biodiversità e all’adozione di un nuovo Accordo multilaterale per “fermare la distruzione di ecosistemi e l’estinzione delle specie”, un ulteriore “collasso” della rete della vita. Incessante l’appello di Francesco: “Preghiamo e invitiamo le nazioni ad accordarsi su quattro principi chiave: costruire una chiara base etica per la trasformazione di cui abbiamo bisogno al fine di salvare la biodiversità; lottare contro la perdita di biodiversità, sostenerne la conservazione e il recupero e soddisfare i bisogni delle persone in modo sostenibile; promuovere la solidarietà globale, alla luce del fatto che la biodiversità è un bene comune globale che richiede un impegno condiviso; mettere al centro le persone in situazioni di vulnerabilità, comprese quelle più colpite dalla perdita di biodiversità, come le popolazioni indigene, gli anziani e i giovani.
Non solo, ma sia alla COP27 che alla COP15, il Papa chiede che le nazioni più ricche facciano “passi più ambiziosi”, perché maggiore è la loro responsabilità nell’inquinamento degli ultimi due secoli, il loro “debito ecologico” indubitabile. Questo comporta sia azioni nazionali, sia il mantenimento di promesse di sostegno finanziario sul clima sia l’adozione di nuove forme di sostegno anche relative alla conservazione della biodiversità. I Paesi più poveri hanno responsabilità significative – scrive il Papa – ma “diversificate”. ”I ritardi degli altri non possono mai giustificare la propria inazione”.
Agire tutti con decisione
”E’ necessario agire, tutti, con decisione”. “Stiamo raggiungendo un ‘punto di rottura’”. L’appello finale di Francesco che riecheggia l’ enciclica Laudato si’, si accompagna all’intenzione di preghiera per il prossimo Tempo del Creato: “ Preghiamo – chiede il Papa – affinché i vertici di COP 27 e COP 15 possano unire la famiglia umana per affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità”. Ricordando poi l’esortazione di San Paolo, Francesco afferma “piangiamo con il grido amaro del creato, ascoltiamolo e rispondiamo con i fatti perché noi e le generazioni future possiamo ancora gioire con il dolce canto di vita e di speranza delle creature”.