Giornata contro la Tratta, dall’Asia all’America si lotta per la dignità umana

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

La creatività al servizio del bene, quella che anche il Papa più volte ha chiesto per promuovere la carità, combattendo la cultura dello scarto e promuovendo la tutela dei diritti umani. Dire no allo sfruttamento delle persone, accendere i riflettori su un dramma che riguarda donne ed uomini di ogni Paese è lo scopo dell’odierna Giornata Mondiale contro la Tratta degli Esseri Umani, indetta nel 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e celebrata ogni anno il 30 luglio. 

La cura e il rispetto 

Avere cura del prossimo. Curare chi è ferito, come quei soggetti vittima della tratta delle persone. A quella cura guarda oggi Talitha Kum, la Rete Internazionale della Vita Consacrata contro la tratta di persone. Lo fa promuovendo la campagna “Care Against Trafficking”, lanciata una settimana fa e con la quale si vuole dimostrare che la cura può fare la differenza in ogni fase del percorso per combattere la tratta di persone: cura per chi è a rischio, cura per le vittime e cura per i sopravvissuti. Come una goccia d’acqua in un oceano, questa campagna ha già visto fiorire iniziative in ogni angolo del mondo, dal continente asiatico alla Colombia. 

I giovani ambasciatori 

Suor Gabriella Bottani, CMS, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, a Radio Vaticana – Vatican News presenta l’iniziativa nata in Asia e che intende gettare dei semi di speranza, basati sull’esperienza di chi è riuscito a vincere il dramma della tratta, senza cancellare ferite profonde, ma dimostrando che ripartire è possibile. Resistendo, combattendo e cercando sempre la luce in fondo al tunnel.

Ascolta l’intervista a suor Gabriella Bottani

Oggi è una data importante nella quale accendere i riflettori su un problema che in realtà va affrontato nel quotidiano. La vostra iniziativa ha già prodotto dei frutti, in particolare nel continente asiatico protagonisti saranno i giovani, ambasciatori contro la tratta. 

Sì, oggi è un giorno importante perché le reti asiatiche, soprattutto del Sud e del Sud-Est hanno identificato dei giovani che, entrati in contatto con le nostre reti, hanno accettato la sfida di avviare un processo per poter essere degli ambasciatori. Sentinelle, presenze che promuovono una cultura di cura per contrastare la tratta nei loro contesti giovanili. Con noi, per portare avanti questa iniziativa, ci sarà Joy Ezekiel che è una delle strette collaboratrici di Talitha Kum e che accompagnerà questo progetto. Porterà una ricchezza importante che è la sua esperienza personale di sopravvissuta alla tratta. 

Ambasciatori, sentinelle, figure giovani in prima linea per questa battaglia. Quanto è importante la testimonianza di chi ce l’ha fatta, conoscere storie positive che possono diventare un modello per chi magari pensa di non riuscire a farcela? 

Questo è importantissimo! In un contesto virtuale al quale siamo abituati, si pensi all’uso dei social media, questo ci ricorda l’importanza della realtà. Una realtà difficile, violenta e dolorosa, ma anche ricca di speranza. Credo che i giovani debbano sentire queste testimonianze, vivere la speranza come motore per i sogni. Sogni che vengono usati dai trafficanti per reclutare le persone. Il sogno invece è quello di Dio per ciascuno di noi, è bellezza. Quindi avere con noi una sopravvissuta che ci ricorda l’importanza di stare con i piedi radicati nella realtà, con una testa che sogna ed un cuore capace di realizzare i desideri nel bene è davvero fondamentale, è bellissimo. 

Spostiamoci in Colombia, dove attraverso la penna si sta letteralmente scrivendo una pagina proprio di questa bellezza…

A me ha commosso sapere di questa iniziativa di cui, come Talitha Kum, siamo stati informati dalle sorelle colombiane impegnate contro la tratta. Un’iniziativa che stupisce e coinvolge sia chi è impegnato nel prendersi cura sia le persone vittime della tratta. Persone invitate a raccontare con delle piccole frasi, con dei poemi la loro vita. La poesia ha una carica enorme, potente e sono davvero in attesa, curiosa di poter ascoltare questi scritti che ci doneranno.

Red Tamar, la “rete Tamar” è in prima linea in Colombia contro la tratta degli esseri umani

Accanto alle persone

Red Tamar è nata presso la sede della conferenza dei religiosi in Colombia nel 2006 quando, assieme a diverse comunità religiose impegnate nel garantire un lavoro alle donne vittime della prostituzione, si è costituito un gruppo che unisse le forze per il lavoro intercongregazionale nella prevenzione della tratta di esseri umani. La rete Tamar si sta consolidando con il passare degli anni ed è formata oggi da religiosi, religiose e laici in diverse città colombiane impegnati nella prevenzione della tratta di esseri umani, nella difesa dei diritti umani e nel costruire una cultura di “guarigione sociale” contro questo crimine. Suor Ilse Villamar Cedeño, della congregazione della Divina Volontà, coordina la commissione Red Tamar dei religiosi colombiani. Nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News racconta il suo lavoro quotidiano assieme a tante persone per sostenere le vittime della tratta, quindi esprime il suo grazie al Papa per la vicinanza e la preghiera in questa missione. 

Ascolta l’intervista a Suor Ilse Villamar Cedeño

Suor Ilse, anche in Colombia esiste il dramma della tratta. In che modo combattete contro questa piaga della società?

Lo facciamo mettendo al centro la dignità dell’essere umano ed ascoltando la chiamata di Gesù, quell’invito a domandarci come sta il nostro fratello, a fare la volontà del Signore. Cerchiamo di collegarci con reti che condividono questo obiettivo, quello di combattere la tratta e di stare vicino alle tante persone che hanno vissuto e vivono questa tragedia. 

Sono tante le storie da raccontare. Vuole condividerne con noi una in particolare?

Sì, sono davvero tante. Oggi vorrei parlare di Marlin, una giovane donna con tre figli, di cui due gemelli. Uno a causa di un ictus avrà una grave disabilità e la giovane mamma avrà grandi difficoltà a trovare un lavoro per sostenere la sua famiglia. Cade così nel giro della prostituzione, viene maltrattata, vive una situazione durissima. Nel momento più buio ha conosciuto alcune sorelle che lavorano nella nostra rete e piano piano è uscita dal giro ed ha iniziato a studiare. La società però spesso non dimentica e nonostante adesso sia riuscita a studiare e diventare sia psicologa che maestra delle elementari, oggi vende fiori per strada. 

In cosa consiste invece il vostro progetto contro la tratta che vede al centro delle poesie? 

L’iniziativa fa parte della campagna continentale lanciata lo scorso 8 febbraio ed ha come slogan “La vita non è una merce, riguarda le persone”. Il progetto ha duinque origine da un percorso iniziato in collaborazione con la Caritas dell’America Latina, il Celam ed altre realtà importanti e cerca di creare consapevolezza nel continente sull’entità del problema causata dalla tratta. Sono diverse le attività, compresi appunto scritti, poesie, piccoli poemi, ma anche altre espressioni artistiche come fotografie. Cerchiamo di sensibilizzare, di rendere consapevoli le persone della portata di questi crimini. 

Quanto sono importanti, per chi come voi ogni giorno lotta contro la tratta, le parole pronunciate in più occasioni dal Papa?

Molto, molto importanti! Papa Francesco mette in risalto la dignità delle persone in tutte le sue dimensioni, creata ad immagine e somiglianza di Dio. La tratta è generata, dice il Papa, dall’egocentrismo, dall’individualismo, da un atteggiamento utilitarista. Il Papa ci incoraggia a lottare, a stare accanto agli esseri umani, ad operare per curare ogni giorno queste ferite. Ricordo bene il discorso pronunciato ai partecipanti all’assemblea generale di Talitha Kum, nel settembre 2019. Ci ha chiesto di impegnarci fornendo servizi, risorse personali per questa missione, affinché si possa raggiungere ogni luogo del pianeta. Ci chiede di ascoltare il grido del popolo. 

Le parole del Papa

Un’economia senza tratta, afferma il Papa Francesco nel videomessaggio per la settima Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro il traffico di esseri umani, si prende cura delle persone e della natura. È una “economia solidale”. Un’economia senza tratta, aggiunge Francesco, è disciplinata da “regole di mercato che promuovono la giustizia e non esclusivi interessi particolari”:

La tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista, nella deregolamentazione dei mercati che mira a massimizzare i profitti senza limiti etici, senza limiti sociali, senza limiti ambientali. Se si segue questa logica, esiste solamente il calcolo di vantaggi e svantaggi. Le scelte non si fanno in base ai criteri etici, ma assecondando gli interessi dominanti, spesso abilmente rivestiti con un’apparenza umanitaria o ecologica. Le scelte non si fanno guardando le persone: le persone sono uno dei numeri, anche da sfruttare.

Un’economia senza tratta, conclude Francesco, è un’economia coraggiosa che risponde alla crisi in maniera non miope e che guardi non solo al breve, ma anche al lungo periodo. Mettendo sempre al centro la persona.