Il porporato spiega come la piccola comunità cattolica presente nel suo Paese a maggioranza musulmana aspetti con trepidazione l’arrivo di Francesco, che dal 3 al 13 settembre visiterà Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor e Singapore, in quello che sarà il viaggio più lungo del suo pontificato
Jessica Jeyamaridas – Città del Vaticano
Il mese di settembre vedrà Papa Francesco impegnato in un viaggio apostolico che attraverserà diversi Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore. Sarà a Giakarta dal 3 al 6 settembre, a Port Moresby e a Vanimo dal 6 al 9, a Dili dal 9 all’11, e a Singapore dall’11 al 13 settembre. La prima tappa sarà l’Indonesia, dove i cattolici sono circa 8 milioni. In vista dell’arrivo del Papa, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo metropolita di Giacarta, ha rilasciato un’intervista alla collega di Vatican News, Deborah Castellano Lubov.
La coesistenza di varie realtà religiose
La comunità cattolica in Indonesia rappresenta una piccola percentuale della popolazione, nonostante questo i cattolici sono una collettività viva e ben integrata. Il Paese, con il maggior numero di musulmani al mondo, ospita al suo interno molteplici religioni e culture e al suo interno è riconosciuta la libertà religiosa. Il porporato spiega come l’Islam in Indonesia sia diverso rispetto a quello presente in altri Paesi: “In Indonesia – afferma- ci sono due grandi organizzazioni islamiche, i Muhammadiyah e Nahdlatul Ulama, entrambe aperte e tolleranti”. Il cardinale spiega che nonostante i cattolici rappresentino la minoranza, non sono discriminati e riescono a ricoprire cariche di una certa rilevanza. In Indonesia è normale avere nella propria famiglia, membri che osservano credi religiosi diversi, “è una realtà inimmaginabile negli altri Paesi – spiega il porporato – ci sono preti e religiosi che vengono da famiglie musulmane, buddiste e indù”.
Colonialismo e Indipendenza
L’Indonesia è stata colonizzata per più di 350 anni, raggiungere l’Indipendenza non è stata un’impresa facile: “L’indipendenza per noi non è stata un dono dei colonialisti, ma il risultato di una lunga lotta che ha coinvolto tutte le componenti della nazione, tutti i gruppi etnici e tutte le religioni”. Il cardinale Suharyo si sofferma sulla Pancasila, la teoria filosofica ufficiale e fondamentale dell’Indonesia che comprende i cinque principi fondamentali alla base della Costituzione: il primo è “la fede nell’unico e solo Dio”, il secondo è “l’umanità giusta e civilizzata”, il terzo “l’unità dell’Indonesia”, il quarto “la democrazia guidata dalla saggezza interiore nell’unanimità che nasce dalla deliberazione tra i rappresentanti”, e il quinto “la giustizia sociale per l’intero popolo indonesiano”. Il cardinale Suharyo paragona la storia dell’indipedenza del popolo Indonesiano alla liberazione dall’Egitto del popolo di Dio nell’Antico Testamento. “L’indipendenza tuttavia – osserva – non è mai esente da sfide. Alcune hanno a che fare con una distribuzione ineguale della prosperità, sia a Giava che al di fuori, con l’influenza islamica transnazionale, con la presenza di gruppi che vogliono ancora fondare uno Stato islamico, infine con un’economia sfavorevole verso i più deboli”.
L’Anno della Preghiera
Papa Francesco ha indetto per il 2024 l’Anno di Preghiera e il cardinale di Giakarta ricorda che la preghiera è parte integrante della comunità e che è molto sentita dalla comunità cattolica del suo Paese, in particolare la recita del rosario e la commemorazione dei defunti: “Apprezziamo molto le varie iniziative offerte da Papa Francesco, dal Vaticano e dalla Chiesa in generale – prosegue il cardinale – A livello nazionale, la Conferenza episcopale indonesiana propone ogni anno un tema pastorale nazionale. Successivamente ciascuna diocesi, ispirandosi ad esso, sceglie un focus pastorale, adatto al contesto di ciascuna diocesi, che solitamente dura un anno”.
L’attesa dell’arrivo del Papa
Riguardo alla visita di Francesco nel settembre prossimo, il cardinale Suharyo afferma che “la comunità cattolica è molto entusiasta, così come lo stesso Grande Imam della Moschea di Istiqlal o dell’Indipendenza a Giakarta, che è stato tra i primi ad annunciare l’imminente visita del Papa”. I rapporti tra il Vaticano e l’Indonesia hanno una lunga storia, aggiunge, “il Vaticano è uno dei cinque Paesi che hanno riconosciuto la proclamazione di indipendenza dell’Indonesia. E io dico alla comunità cattolica che la presenza fisica di Papa Francesco è molto importante, e la invito sempre a cercare di approfondire la conoscenza dei suoi insegnamenti, che lui ci ha donato attraverso diverse Lettere encicliche ed Esortazioni apostoliche come Laudato si’, Fratelli tutti”.