Sono proseguiti gli attacchi sul campo profughi e in tutta la Striscia sono di nuovo interrotte le comunicazioni, spenti anche i generatori degli ospedali. L’esercito israeliano stringe Gaza dai tre lati terrestri, mentre i palestinesi con doppio passaporto e gli stranieri iniziato ad entrare in Egitto attraverso il valico di Rafah
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Il 26mo giorno di guerra tra Israele e Hamas conta ancora morti e feriti con l’intensificarsi dei bombardamenti su Gaza. Sia ieri che oggi i bombardamenti israeliani si sono abbattuti sul campo profughi di Jabalya, con un bilancio di oltre 50 morti ieri e di “numerose vittime” oggi, come scritto dai media israeliani. Vittime anche in Cisgiordania, negli scontri con soldati e coloni, almeno 122 i palestinesi rimasti uccisi, mentre sarebbe di 13 il numero dei morti tra le file dei soldati israeliani uccisi all’interno della striscia di Gaza.
Gaza, “un cimitero per migliaia di bambini”
Le cifre riportate da Hamas parlano di 8.500 vittime, tra cui oltre 3.500 bambini morti. Il bilancio da parte israeliana è di 1400 persone morte nell’attacco del 7 ottobre scorso. “Gaza è ormai un cimitero per migliaia di bambini”, indica l’Unicef, che chiede un immediato cessate il fuoco, mentre il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, esprime la sua profonda preoccupazione per l’intensificarsi del conflitto a Gaza, mentre l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha chiesto disperatamente ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di “superare” le divisioni per “chiedere” un cessate il fuoco a Gaza e porre così fine alla “spirale mortale”.
Spenti i generatori dei due ospedali
Nella Striscia, dove l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito oltre 11mila obiettivi, è calato di nuovo il black out delle comunicazioni, interrotte completamente, spenti anche – come annunciato da Hamas – i due principali generatori di elettricità dei due ospedali della Striscia. L’esercito israeliano starebbe stringendo Gaza in una morsa dai tre lati terresti, nord, centro e sud, come riferiscono media pubblici israeliani, alla ricerca di postazioni di Hamas. Intanto, decine di stranieri e di palestinesi con doppia cittadinanza stanno lasciando la Striscia entrando in Egitto attraverso il valico di Rafah, aperto alle persone per la prima volta dall’inizio della guerra. Circa 90 feriti e 450 tra stranieri e palestinesi con doppio passaporto sono coloro che dovrebbero passare.
Netanuyahu, “si va avanti”. Hamas, “ripetiamo il 7 ottobre”
Il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, in un messaggio di condoglianze alle famiglie dei soldati uccisi, promette che la guerra porterà alla vittoria, nonostante le “perdite dolorose”. “Siamo in una guerra difficile e lunga” avrebbe detto, promettendo agli israeliani di andare “avanti fino alla vittoria”. A mettere in guarda Netanyahu e Israele è stato invece il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Obeida secondo il quale Gaza “sarà un cimitero e un pantano per il nemico, i suoi soldati e la sua leadership politica e militare”. Razi Hamed, alto funzionario di Hamas, avrebbe poi aggiunto che verranno ripetute “le azioni del 7 ottobre fino a che Israele non sarà distrutto”.
La minaccia di Teheran
Da Teheran arriva intanto l’avvertimento del leader supremo l’ayatollah Khamenei, che intima a Israele l’immediata cessazione dei bombardamenti e sollecita i Paesi musulmani a bloccare le vie “per l’esportazione di petrolio e cibo” verso Israele. “Il mondo musulmano – sono state le sue parole – deve mobilitarsi contro Israele”. A livello internazionale intanto, la Bolivia ha interrotto le relazioni diplomatiche con Israele, mentre Cile e Colombia hanno annunciato il ritiro dei loro ambasciatori da Tel Aviv.