Gallagher in Albania: le comunità cristiane siano luoghi di fede e valori

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In visita da ieri nel Paese Balcanico, questa mattina il segretario per i Rapporti con gli Stati ha celebrato la Messa nella cattedrale di Rrëshen. Nella sua omelia ha incoraggiato i fedeli ad affrontare le sfide attuali aprendosi al dialogo, “con un atteggiamento umile” e gesti di bontà e ha ricordato l’esempio dei 38 martiri, vittime del regime comunista

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

“Attraverso il battesimo siamo chiamati ad essere luce nel Signore, essere fonte di luce”: è l’invito di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, che, in visita da ieri e fino al 20 marzo in Albania, stamani ha celebrato la Messa nella cattedrale di Rrëshen dedicata a Gesù Salvatore. Nella sua omelia il presule sottolinea che “a un mondo in cui violenza, conflitto, rivalità e menzogna sembrano avere il sopravvento, la presenza dei cristiani oppone una forza di segno contrario che diventa accusa di queste opere di morte” ed evidenzia che “la bontà è vita di amore, accoglienza, disponibilità e perdono. La giustizia è onestà, rettitudine e apertura alla volontà del Signore” e inoltre che “la verità è adesione al Vangelo e ai suoi criteri, possibilità di essere liberi dalla menzogna del peccato e dalla sua schiavitù”. Tutto questo i cristiani possono offrirlo “alle nostre società, a questa società albanese” dice monsignor Gallagher, che esorta a fare in modo che le comunità cristiane “siano davvero luoghi in cui si manifesta la luce e in cui si educa alla fede e ai suoi valori”.

Rispondere alle sfide con umiltà e dialogo

Ai fedeli presenti alla celebrazione, il segretario per i Rapporti con gli Stati spiega che “l’obiettivo di essere luce non è mai totalmente compiuto, perché permangono sempre zone d’ombra e di impermeabilità alla luce”, ma che non ci si deve mai scoraggiare, anzi, “esultare perché il Signore è con noi, non dimenticando di rispondere alle sfide dei nostri tempi con un atteggiamento umile e con un dialogo seguìto da gesti di bontà e di maggiore comprensione verso tutti”. “Vivere così alcune volte costa, anche il più alto prezzo, e cioè quello della propria vita” rimarca monsignor Gallagher che ricorda i 38 martiri d’Albania, e tra loro la beata Marie Tuci, l’unica donna, giovane novizia stimmatina, di Mirdita. Una vita breve la sua, “ma intensa di fede e di coraggio”, fa notare l’arcivescovo, per tutti e in particolare “per i giovani un incoraggiamento e un segno di speranza”.

Nella disperazione Dio interviene

Nella sua riflessione a commento delle letture domenicali, il segretario per i rapporti con gli Stati evidenzia che oggi la Chiesa celebra la quarta domenica di Quaresima, nel calendario liturgico indicata come “domenica Laetare”, poiché nei canti di gioia e consolazione della liturgia viene sospesa l’atmosfera quaresimale, a motivo del grande amore di Dio verso l’umanità e a significare che “anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene – aggiunge monsignor Gallagher – offrendo all’uomo la salvezza e la gioia”. Poiché Dio “non se ne sta in disparte ma entra nella storia dell’umanità”, chiarisce il segretario per i rapporti con gli Stati, entra nella nostra vita “per animarla con la sua grazia e per salvarla”.