Michele Raviart – Città del Vaticano
Che vita vogliamo vivere nei prossimi anni? Che mondo vogliamo lasciare alle future generazioni nei prossimi decenni e nei prossimi decenni? A queste domande, strettamente legata alla cura del pianeta e alle soluzioni per affrontare i cambiamenti climatici, la comunità internazionale cercherà di dare alcune risposte alla Cop26 delle Nazioni Unite, che si svolgerà a Glasgow il prossimo novembre.
La “tempesta perfetta”
Tra gli eventi propedeutici alla conferenza sul clima ci sarà, il prossimo 4 ottobre, l’incontro “Faith and Science: Toward Cop26”, organizzato dall’Ambasciata italiana presso la Santa Sede e da quella presso il Regno Unito, che si svolgerà in Vaticano e a Roma, ed è stata presentata questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Tra crisi economica, sociale e alimentare, alla quali nell’ultimo anno e mezzo si è aggiunta anche la pandemia, il mondo si sta trovando in una sorta di “tempesta perfetta”, con i temi cari a Papa Francesco fin dall’inizio del pontificato ed esposti nell’enciclica Laudato si’ nel 2015 che sono ormai all’ordine del giorno. “Tutte le questioni più critiche che riguardano la cura della casa comune – ha ricordato monsignor Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati – si stanno verificando in questo momento e sta crescendo l’urgenza di dare una risposta”.
La sensibilità della Chiesa
“Tutto è connesso” e per questo per la Santa Sede non c’è mai stato alcun dubbio sull’opportunità di aderire a questa iniziativa e dare il suo contributo. “Le questioni dell’ambiente e la crisi ambientale”, ricorda ancora il presule a Vatican News, “sono alcuni degli argomenti ai quali il Santo Padre è più sensibile. Abbiamo avuto la Laudato si’ ed abbiamo avuto tante iniziative su questi temi. C’è una grande sensibilità in tutta la Chiesa e nel mondo, così per noi partecipare e incoraggiare queste iniziative, come quella organizzata dall’Ambasciata di Gran Bretagna e dell’Italia è una cosa quasi automatica”.
Dialogo tra fede e scienza
A “Faith and Science” parteciperanno quaranta leader religiosi provenienti da tutto il mondo e dieci scienziati, che discuteranno e si confronteranno su temi ecologici e sociali. Un contributo importante, quello delle religioni, perché, ha ricordato Gallagher, hanno una visione integrata che abbraccia ogni aspetto della vita umana. “L’idea – ha sottolineato – è di avere un dialogo tra fede e scienza, perché spesso nella storia la fede è stata in opposizione alla scienza e viceversa e adesso che noi vediamo che sulle questioni dell’ambiente scienza e fede possono stare insieme e dare un contributo importante. Un esempio pratico? Come possiamo rendere le nostre chiese e le nostre case più efficienti? È la scienza e l’ingegneria che ci insegna queste cose. E anche che cosa stiamo facendo anche noi di negativo in questa situazione”.
Verso una conversione ecologica
Le conclusioni dell’incontro “Faith and Science”, ha ricordato Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, presente alla conferenza stampa insieme all’ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede Jane Axworthy, saranno portate poi a Glasgow. “Sarà l’occasione per rinegoziare la nostra relazione con la natura contro la cultura dell’indifferenza”, ha ribadito monsignor Gallagher, per ripensare una conversione ecologica della società e per aumentare l’ambizione di chi prende decisioni su questi temi.