Adriana Masotti – Città del Vaticano
La catechesi di oggi conclude il ciclo di riflessioni proposte da Papa Francesco sulla figura di San Giuseppe, complementari alla Lettera apostolica Patris corde, scritta dal Papa in occasione dei 150 anni dalla proclamazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica, da parte del Beato Pio IX.
Custodire la vita e lo sviluppo umano
E’ il Vangelo stesso che ci spiega, afferma il Papa, il significato del titolo attribuito allo Sposo di Maria. In esso, infatti, si dice che Giuseppe “prende con sé il Bambino e sua madre e fa ciò che Dio gli ha ordinato”. Compito di Giuseppe è proteggere Gesù e Maria, è custodire coloro che “sono il tesoro più prezioso della nostra fede”. Il Papa osserva che anche a noi spetta fare altrettanto. E a braccio aggiunge:
E qui, una traccia molto bella della vocazione cristiana: custodire. Custodire la vita, custodire lo sviluppo umano, custodire la mente umana, custodire il cuore umano, custodire il lavoro umano … Il cristiano è – possiamo dire – è come San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa.
San Giuseppe è il custode di Gesù e Maria
Entrambi, Gesù e sua madre, hanno conosciuto una condizione di debolezza e hanno avuto bisogno di essere protetti e accuditi. E citando la Patris Corde, il Papa afferma:
In questo senso, “San Giuseppe non può non essere il Custode della Chiesa, perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, e nello stesso tempo nella maternità della Chiesa è adombrata la maternità di Maria. Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre”.
Giuseppe protettore dei bisognosi
Francesco ricorda che Gesù si identifica con i suoi fratelli più piccoli fino a considerare fatto a sé ciò che si fa al bisognoso.
Pertanto ogni persona che ha fame e sete, ogni straniero, ogni migrante, ogni persona senza vestiti, ogni malato, ogni carcerato è il “Bambino” che Giuseppe custodisce. E noi siamo invitati a custodire questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, come l’ha fatto Giuseppe. Per questo, egli è invocato come protettore di tutti i bisognosi, degli esuli, degli afflitti, e anche dei moribondi”.
Domandiamoci se amiamo la Chiesa
Come Giuseppe, prosegue il Papa, anche noi dobbiamo imparare a “custodire”, dunque, i poveri, ma anche i Sacramenti, il popolo di Dio, la nostra parrocchia vedendo in tutti il Bambino e sua madre:
Oggi è comune, è di tutti i giorni, criticare la Chiesa, sottolinearne le incoerenze – ne sono tante! – sottolineare i peccati, che in realtà sono le nostre incoerenze, i nostri peccati, perché da sempre la Chiesa è un popolo di peccatori che incontrano la misericordia di Dio. Domandiamoci se, in fondo al cuore, noi amiamo la Chiesa come è: come è. Popolo di Dio in cammino, con tanti limiti ma con tanta voglia di servire e amare Dio. Infatti, solo l’amore ci rende capaci di dire pienamente la verità, in maniera non parziale; di dire quello che non va, ma anche di riconoscere tutto il bene e la santità che sono presenti nella Chiesa”.
La Chiesa siamo noi
Francesco insiste su questo punto, dice che è necessario amare la Chiesa e camminare insieme alla Chiesa, e precisa:
Ma la Chiesa non è quel gruppetto che è vicino al prete e comanda tutti, no. La Chiesa siamo tutti, tutti. In cammino. Custodirci uno l’altro, custodirci a vicenda. È una bella domanda, questa: io, quando ho un problema con qualcuno, cerco di custodirlo o lo condanno subito, sparlo di lui, lo distruggo? Custodire. Custodire.
Chiedere l’intercessione a San Giuseppe nelle difficoltà
Papa Francesco incoraggia tutti i fedeli a pregare San Giuseppe, soprattutto nei momenti più difficili della vita propria e delle proprie comunità. Tanti nella storia della Chiesa lo hanno fatto:
Lì dove i nostri errori diventano scandalo, chiediamo a San Giuseppe di avere il coraggio di fare verità, chiedere perdono e ricominciare umilmente. Lì dove la persecuzione impedisce che il Vangelo sia annunciato, chiediamo a San Giuseppe la forza e la pazienza di saper sopportare soprusi e sofferenze per amore del Vangelo. Lì dove i mezzi materiali e umani scarseggiano e ci fanno fare l’esperienza della povertà, soprattutto quando siamo chiamati a servire gli ultimi, gli indifesi, gli orfani, i malati, gli scartati della società, preghiamo San Giuseppe perché sia per noi Provvidenza.
La preghiera del Papa
Al termine della catechesi il Papa invita tutti i presenti ad invocare San Giuseppe con la preghiera con cui si conclude la Lettera Patris corde, affidando a lui, “in modo speciale, la Chiesa che soffre e che è nella prova”:
Salve, custode del Redentore e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo. O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen.