Adriana Masotti – Città del Vaticano
“Cari fratelli e sorelle! Abbiamo camminato insieme”. Le parole di Papa Francesco, all’inizio del suo discorso a conclusione del settimo Congresso dei leader religiosi in Kazakhstan, sintetizzano il senso dei giorni vissuti. Dopo la lettura della Dichiarazione finale dell’incontro il Papa riprende quanto detto nel testo sottolineandone i punti principali e offrendo la sua lettura del mondo oggi e del ruolo delle religioni per il bene dell’umanità.
Grazie per l’impegno per la pace e l’unità
Il Papa è grato del percorso compiuto. Il dialogo, la condivisione sono ancora più preziosi, afferma, “in un periodo tanto difficile, su cui grava, oltre alla pandemia, l’insensata follia della guerra”.
Ci sono troppi odi e divisioni, troppa mancanza di dialogo e comprensione dell’altro: questo, nel mondo globalizzato, è ancora più pericoloso e scandaloso. Non possiamo andare avanti collegati e separati, connessi e lacerati da troppe disuguaglianze. Grazie, dunque, per gli sforzi tesi alla pace e all’unità.
Provvidenziale ritrovarci
Ricorda, il Papa, il motto della sua visita: Messaggeri di pace e di unità. E dice che questo Congresso ha segnato una tappa importante nel cammino comune dei leader religiosi per contribuire “al dialogo e alla concordia tra i popoli”.
Dopo quanto accaduto l’11 settembre 2001, era necessario reagire, e reagire insieme, al clima incendiario a cui la violenza terroristica voleva incitare e che rischiava di fare della religione un fattore di conflitto. Ma il terrorismo di matrice pseudo-religiosa, l’estremismo, il radicalismo, il nazionalismo ammantato di sacralità fomentano ancora timori e preoccupazioni nei riguardi della religione. Così in questi giorni è stato provvidenziale ritrovarci e riaffermarne l’essenza vera e irrinunciabile.
Politica e religione: no alla confusione, no alla separazione
Francesco ribadisce ciò che la Dichiarazione afferma e cioè la totale estraneità dello spirito religioso ai fenomeni dell’estremismo, del radicalismo e del terrorismo che “devono essere respinti nei termini più decisi possibili”. Mentre il rispetto reciproco sono da considerare essenziali ad ogni insegnamento religioso. Luogo ideale dell’incontro il Kazakhstan, dice il Papa, che nella sua bandiera – un’aquila sullo sfondo di un cielo azzurro – ricorda “la necessità di custodire un sano rapporto tra politica e religione”, che eviti la confusione dei ruoli, ma anche la loro separazione. La trascendenza è essenziale per l’essere umano che aspira all’infinito, afferma, ma la trascendenza “non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in potere”. No, dunque, alla confusione, ma no, prosegue Francesco, “anche alla separazione tra politica e trascendenza”, perché “le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato”.
Perciò, sia sempre e ovunque tutelato chi desidera esprimere in modo legittimo il proprio credo. Quante persone, invece, ancora oggi sono perseguitate e discriminate per la loro fede! Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari.
Il dialogo tra le religioni è un servizio all’umanità
La libertà religiosa, osserva ancora il Papa, deve essere un diritto garantito concretamente a ogni uomo e donna, per questo la Chiesa cattolica insiste “nell’annunciare la dignità inviolabile di ogni persona, creata ‘a immagine di Dio’” e, insieme, crede “nell’unità della famiglia umana”, crede che tutti i popoli formano una sola comunità. Il Papa prosegue:
Per questo, sin dagli inizi di questo Congresso, la Santa Sede, specialmente attraverso il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, vi ha partecipato attivamente. E vuole continuare così: la via del dialogo interreligioso è una via comune di pace e per la pace, e come tale è necessaria e senza ritorno. Il dialogo interreligioso non è più solo un’opportunità, è un servizio urgente e insostituibile all’umanità, a lode e gloria del Creatore di tutti.
Si guardi al bene della gente comune
Se Giovanni Paolo II ventun anni fa in Kazakhstan aveva affermato che “tutte le vie della Chiesa conducono all’uomo” e che l’uomo è “la via della Chiesa”, Papa Francesco aggiunge che oggi “l’uomo è anche la via di tutte le religioni” e richiama al dovere di guardare al bene di quest’uomo:
Sì, l’essere umano concreto, indebolito dalla pandemia, prostrato dalla guerra, ferito dall’indifferenza! L’uomo, creatura fragile e meravigliosa, che senza il Creatore svanisce e senza gli altri non sussiste! Si guardi al bene dell’essere umano più che agli obiettivi strategici ed economici, agli interessi nazionali, energetici e militari, prima di prendere decisioni importanti. Per compiere scelte che siano davvero grandi si guardi ai bambini, ai giovani e al loro futuro e agli anziani e alla loro saggezza, alla gente comune e ai suoi bisogni reali.
Trascendenza e fratellanza
La persona umana, sottolinea il Papa, va sempre accolta e mai scartata e la famiglia va protetta e promossa perché lì si formano “gli uomini e le donne di domani”. Tra tutti gli esseri umani, osserva poi, esiste un patrimonio spirituale comune i cui cardini sono la trascendenza e la fratellanza. Milioni e milioni di persone pregano ogni giorno in diversi luoghi di culto e la preghiera “è la forza nascosta che fa andare avanti il mondo”, afferma Francesco, mentre il cardine della fratellanza ricorda che “non può professare vera adesione al Creatore chi non ama le sue creature”.
La pace scaturisce dalla fraternità
E’ questa la convinzione che anima la Dichiarazione finale del Congresso di cui Papa Francesco sottolinea tre parole: pace, donna, giovani. Nel commentare la prima, Francesco evidenzia l’urgenza della pace “perché qualsiasi conflitto militare o focolaio di tensione e di scontro oggi non può che avere un nefasto ‘effetto domino’”. Ma la pace, che non è semplice assenza di guerra, “scaturisce dalla fraternità, cresce attraverso la lotta all’ingiustizia e alle disuguaglianze, si costruisce tendendo la mano agli altri”. E dice:
Noi, che crediamo nel Creatore di tutti, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica. La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare. Perciò la Dichiarazione esorta i leader mondiali ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive. Vi preghiamo, in nome di Dio e per il bene dell’umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia.
Maggiori responsabilità alle donne
La seconda parola è donna ed è collegata alla pace, perché “la donna dà cura e vita al mondo: è via verso la pace”. Bisogna, afferma il Papa, proteggere e promuovere la sua dignità e il suo posto nella società:
Alle donne vanno anche affidati ruoli e responsabilità maggiori. Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni! Impegniamoci perché siano più rispettate, riconosciute e coinvolte.
Costruiamo un mondo pensando ai giovani
I giovani, la terza parola, sono “i messaggeri di pace e di unità di oggi e di domani”. Ma, osserva il Papa, le attuali logiche di dominio e di sfruttamento “disegnano un mondo vecchio”, chiuso alle loro speranze.
Pensando alle nuove generazioni, qui si è affermata l’importanza dell’istruzione, che rafforza la reciproca accoglienza e la convivenza rispettosa tra religioni e culture. Diamo in mano ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! E ascoltiamoli, ascoltiamoli, senza paura di lasciarci interrogare da loro. Soprattutto, costruiamo un mondo pensando a loro!
La straordinaria multireligiosità e multiculturalità del Kazakhstan, conclude il Papa, “ci offre un esempio di futuro”. “Andiamo avanti così – è la sua esortazione finale – camminando insieme in terra come figli del Cielo, tessitori di speranza e artigiani di concordia”.