Prima della preghiera del Regina Caeli, il Papa ha sottolineato che nella Pentecoste i discepoli, chiusi nel cenacolo perché sconvolti dalla morte di Gesù e senza speranza, ricevono lo Spirito Santo dal Risorto e annunciano la buona notizia senza più paura. Anche a noi, paralizzati dalla paura dell’altro, dello straniero e persino di Dio, lo Spirito porta la vicinanza del Signore, “illumina il cammino e sostiene nelle avversità”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Lo Spirito Santo libera dalla paura: quando come i discepoli a Pentecoste, perdiamo la speranza, “ci chiudiamo dentro” e ci isoliamo, Lui “ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità”. Lo sottolinea Papa Francesco prima della preghiera del Regina Caeli, recitata dalla finestra dello studio nel Palazzo apostolico, dopo la celebrazione della Messa di Pentecoste nella Basilica vaticana. Ricorda che il Risorto raggiunge gli apostoli nel cenacolo, dove si erano rifugiati dopo la morte di Gesù, e “in quella situazione di paura e angoscia” soffiando su di loro, dice: “Ricevete lo Spirito Santo”.
Come i discepoli, ci chiudiamo in noi stessi per paura
Così Cristo, spiega il Papa, “desidera liberare i discepoli dalla paura che li tiene rinchiusi in casa, perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”. E sottolinea che con la morte di Gesù “i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze erano svanite. E si erano chiusi dentro”. Quante volte, si chiede Francesco, “anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi?”
Quante volte, per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti? Tante volte succede questo. E allora, come gli apostoli, ci chiudiamo dentro, barricandoci nel labirinto delle preoccupazioni.
Bloccati dalla paura dell’altro e anche di Dio
Questo “chiuderci dentro”, chiarisce il Pontefice, “accade quando, nelle situazioni più difficili, permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la ‘voce grossa’ dentro di noi”. La causa, prosegue, è la paura, quella “di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate”
La paura blocca, paralizza. E anche isola: pensiamo alla paura dell’altro, di chi è straniero, di chi è diverso, di chi la pensa in un altro modo. E ci può essere persino la paura di Dio: che mi punisca, che ce l’abbia con me… Se diamo spazio a queste false paure, le porte si chiudono: quelle del cuore, della società, e anche le porte della Chiesa! Dove c’è paura, c’è chiusura. E non va bene.
Lo Spirito ci fa sentire la vicinanza di Dio che consola
Il Vangelo però, ricorda il Papa, “ci offre il rimedio del Risorto: lo Spirito Santo. Lui libera dalle prigioni della paura”. Quando lo ricevono, gli apostoli, è la festa di Pentecoste, “escono dal cenacolo e vanno nel mondo a rimettere i peccati e ad annunciare la buona notizia”.
Grazie a Lui le paure si superano e le porte si aprono. Perché questo fa lo Spirito: ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità.
Una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono
Di fronte ai timori e alle chiusure, è l’invito finale di Francesco, “invochiamo lo Spirito Santo per noi, per la Chiesa e per il mondo intero: perché una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono e ravvivi il fuoco dell’amore di Dio”.