Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Questa sera, al termine del mese a Te particolarmente consacrato, eccoci di nuovo dinnanzi a Te, Regina della pace, per supplicarti: concedi il grande dono della pace, cessi presto la guerra, che ormai da decenni imperversa in varie parti del mondo, e che ora ha invaso anche il continente europeo.
È la preghiera con la quale Francesco apre il “Rosario per la Pace” a Santa Maria Maggiore. Nel giorno della festa liturgica della Visitazione di Maria, fedeli, famiglie e comunità sono radunati nella basilica romana su invito dello stesso Pontefice che, al Regina Coeli di domenica scorsa, ha chiesto una corale invocazione per la pace. Quello del Papa vuole essere un segno di speranza al mondo, sofferente per il conflitto in Ucraina, e profondamente ferito per la violenza dei tanti teatri di guerra ancora attivi, nella consapevolezza “che la pace non può essere solo il risultato di negoziati né una conseguenza di soli accordi politici, ma è soprattutto dono pasquale dello Spirito Santo”.
Preghiera, digiuno ed elemosina per cambiare il mondo
Il Papa prende la parola dopo aver fatto deporre un piccolo omaggio floreale di rose ed orchidee ai piedi dell’antico simulacro della Vergine voluto nel 1918 da Benedetto XV per chiedere la fine della Prima Guerra Mondiale. Lì dove è tradizione che i fedeli depongano dei piccoli biglietti scritti a mano con le loro intenzioni di preghiera, Francesco legge la sua. Ricorda le richieste rivolte alla Madonna durante la pandemia, “di sostenere i malati e di dare forza al personale medico”, e l’aver “implorato misericordia per i moribondi e di asciugare le lacrime di quanti soffrivano nel silenzio e nella solitudine”. Il Pontefice menziona anche la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, il 25 marzo scorso, delle nazioni in guerra e la supplica del “grande dono della conversione dei cuori”.
Siamo certi che con le armi della preghiera, del digiuno, dell’elemosina, e con il dono della tua grazia, si possano cambiare i cuori degli uomini e le sorti del mondo intero. Oggi eleviamo i nostri cuori a Te, Regina della Pace: intercedi per noi presso il Tuo Figlio, riconcilia i cuori pieni di violenza e di vendetta, raddrizza i pensieri accecati dal desiderio di un arricchimento facile, su tutta la terra regni duratura la tua pace.
I santuari mariani in preghiera con il Papa
Con il Pontefice, davanti alla statua di Maria Regina Pacis, nella navata sinistra della basilica, sono raccolti in silenzio, come rappresentanza del popolo di Dio, ragazzi e ragazze che hanno ricevuto la Prima Comunione e la Cresima nelle scorse settimane, Scout, famiglie della comunità ucraina di Roma, delegazioni della Gioventù Ardente Mariana (GAM), membri del corpo della Gendarmeria Vaticana e delle Guardia Svizzera Pontificia, le tre parrocchie di Roma intitolate alla Vergine Maria Regina della Pace, e alcuni membri della Curia romana. E collegati in streaming, a dar vita ad una preghiera collettiva dai cinque continenti, ci sono il Santuario della Madre di Dio di Zarvanytsia, in Ucraina, la Cattedrale di Nostra Signora della Salvezza in Iraq, la Cattedrale di Nostra Signora della Pace in Siria, la Cattedrale di Maria Regina d’Arabia in Bahrein e i santuari internazionali Our Lady of Peace and Good Voyage, Jesus Saviour and Mother Mary, Our Lady of Knock, di Jasna Góra, dei Martiri Coreani, della Santa Casa di Loreto; della Beata Vergine del Santo Rosario, della Beata Vergine del Rosario, della Madonna Regina della Pace, di Nostra Signora di Guadalupe e di Nostra Signora di Lourdes.
Nel ricordo delle persone toccate dal dolore in questi anni
A precedere la recita del Rosario, meditato con i misteri dolorosi, l’affidamento a Dio, attraverso la Regina della Pace, dell’intera umanità “duramente provata dalle guerre e dai conflitti armati”. Maria, che visitò Elisabetta, viene evocata come “donna missionaria nel portare e condividere la gioia dell’annuncio e donna di carità nel mettersi a servizio dei più fragili”, poi nella guida delle decine di “Ave Maria” si alternano una famiglia ucraina, in rappresentanza di tutte le famiglie che sperimentano le violenze e i soprusi della guerra, dei cappellani militari, per coloro che portano speranza e conforto alle popolazioni colpite; una volontaria e un volontario, per quanti continuano a svolgere il loro prezioso servizio a favore degli altri anche in situazioni di grande pericolo e precarietà; una famiglia siriana e una venezuelana, per chi soffre ingiustamente a causa dei conflitti; alcuni profughi, per le persone hanno dovuto lasciare le proprie case e, accolte in altri paesi, cercano di ricostruire la propria vita.
I misteri del Rosario
Nel primo mistero – Gesù nell’orto degli ulivi -, dal cuore di Roma, la preghiera si leva “per le vittime di guerra, soprattutto per le persone più indifese: i bambini, gli anziani, gli ammalati”, e ancora “per le famiglie lacerate; per i padri e le madri che aspettano il ritorno dei figli e per i figli che aspettano il ritorno dei padri e delle madri dai campi di battaglia, perché nessuno abbia a soffrire ingiustamente”. Il secondo mistero – Gesù è flagellato dai soldati – viene dedicato ai sacerdoti, alle persone consacrate fra le popolazioni colpite dalla guerra, “perché siano sempre strumenti di misericordia”. La preghiera “per il personale medico e i volontari che ogni giorno portano gli aiuti umanitari ai più bisognosi, perché siano sempre più convinti e numerosi”, e “per le famiglie e per tutte le persone che con cuore aperto hanno accolto nelle loro case i profughi, perché non si stanchino di esprimere la generosità e la solidarietà” è affidata al terzo mistero, Gesù è incoronato di spine. Il quarto mistero, Gesù porta la croce, vuole ricordare “i torturati e i moribondi, soprattutto quelli che si spengono in solitudine, perché rimangano ancorati alla fede”, e ancora “le persone violentate e scomparse” e i loro familiari e amici “perché non perdano la speranza”. Infine, nel quinto mistero – Gesù è crocifisso e muore in croce – l’invito è a pregare perché “per la morte redentrice di Gesù Cristo, che ha riconciliato il mondo con il Padre, cessino le guerre e regni una pace duratura in tutte le Nazioni”.
Il Rosario della Pace si conclude con le litanie lauretane, poi il Papa congeda i fedeli con la sua benedizione e viene intonato un canto mariano. Prima di lasciare la Basilica di Santa Maria Maggiore, Francesco non rinuncia a una sosta davanti all’icona della Salus Populi Romani, poi torna tra i fedeli e si sofferma a salutarne alcuni, regalando sorrisi e gesti di affetto.