Papa Francesco dedica la catechesi dell’udienza di questo mercoledì alla sua visita a Budapest conclusa il 30 aprile scorso. Rinnova la gratitudine a quanti lo hanno accolto e degli ungheresi dice che sono coraggiosi e ricchi di memoria. Li esorta a mantenersi fedeli al proprio passato di fede testimoniato da tanti santi e sottolinea il loro impegno nell’accoglienza di tanti rifugiati dalla vicina Ucraina e nella cura dell’ambiente
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Come di consueto, nel mercoledì successivo al rientro da un viaggio apostolico, Papa Francesco dedica la catechesi dell’udienza generale a ripercorrere le tappe principali della visita appena conclusa, sintetizzando con alcune immagini quanto vissuto. Le immagini che riguardano l’Ungheria sono due: le radici e i ponti. A proposito delle radici Francesco afferma:
Mi sono recato pellegrino presso un popolo la cui storia – come disse San Giovanni Paolo II – è stata segnata da “molti santi ed eroi, attorniati da schiere di gente umile e laboriosa”. È proprio vero: ho visto tanta gente semplice e laboriosa custodire con fierezza il legame con le proprie radici.
Una fede messa alla prova
Tra queste radici, fondamentali le figure dei santi del passato “che hanno dato la vita per il popolo, santi che hanno testimoniato il Vangelo dell’amore, santi che sono stati luci nei momenti di buio”, afferma il Papa, perché il buio c’è stato nella storia di questa terra quando, durante la persecuzione ateista del ‘900, la fede è stata messa alla prova e i cristiani “colpiti violentemente, con vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà”.
Ma mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata salda una Chiesa nascosta, con tanto clero ordinato in segreto, che testimoniava il Vangelo lavorando nelle fabbriche, mentre le nonne evangelizzavano nel nascondimento. In Ungheria quest’oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde.
Tanti auguri Edith!
E a proposito dell’oppressione perpetrata dal nazismo nel Paese, il pensiero del Papa va alla poetessa ungherese Edith Bruck, a cui lo lega un forte legame di amicizia e a braccio dice:
Noi a Roma abbiamo una brava poetessa ungherese che ha passato tutte queste prove e racconta ai giovani il bisogno di lottare per un ideale, per non essere vinti per le persecuzioni, dallo scoraggiamento. Questa poetessa oggi fa 92 anni, tanti auguri Edith!
Il pensare solo a se stessi soffoca le radici
È tornata poi la libertà ma, osserva il Papa, oggi essa è di nuovo minacciata questa volta dal consumismo, dal fatto di accontentarsi del solo benessere materiale. “Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace – commenta Francesco – le radici soffocano.
È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi. Riflettiamo allora sull’importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l’alto e produrranno frutti. Chiediamoci: quali sono le radici più importanti della mia vita? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?
L’Europa è chiamata a costruire ponti di pace
Quindi la seconda immagine: i ponti. Il Papa ricorda che la città di Budapest è famosa per i tanti ponti che l’attraversano e dice che questo ha richiamato, specie negli incontri con le autorità, “l’importanza di costruire ponti di pace tra popoli diversi”.
È, in particolare, la vocazione dell’Europa, chiamata, quale “pontiere di pace”, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte. Bello, in questo senso, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese.
L’impegno della Chiesa per l’unità tra i credenti
Ancora a proposito di ponti, Francesco fa notare come l’Ungheria sia impegnata nel costruire “ponti per il domani”, attraverso l’attenzione all’ambiente per un futuro sostenibile e la cura dei rapporti intergenerazionali. Riguardo alla Chiesa ungherese, il Papa sottolinea l’impegno a costruire ponti tra i credenti e afferma:
Domenica a Messa erano presenti cristiani di vari riti e Paesi, e di diverse confessioni, che in Ungheria lavorano bene insieme. Costruire ponti. Chiediamoci: io, nella mia famiglia, nella mia parrocchia, nella mia comunità, nel mio Paese, sono costruttore di ponti, di armonia, di unità?
La devozione del popolo ungherese a Maria
Infine, un accenno alla tradizionale devozione mariana del popolo ungherese, consacrato alla Vergine dal primo re, santo Stefano. “Alla Regina d’Ungheria – conclude Papa Francesco – affidiamo dunque quel caro Paese”, a lei affidiamo “la costruzione di ponti nel mondo (…) e i nostri cuori perché siano radicati nell’amore di Dio”.