I tanti appelli alla pace e le numerose iniziative del Papa, che da due anni non dimentica mai di pregare e sostenere una nazione trascinata nella “pazzia” della guerra
di Isabella Piro
Una preghiera incessante e accorata per invocare la pace in Ucraina: è quella che Papa Francesco non ha mai smesso di levare al Signore in questi due anni di perdurante conflitto perché «la guerra sempre è una sconfitta, sempre». Una «vera sconfitta umana», perché «solo “vincono” i fabbricatori di armi». «Martoriato» è il doloroso aggettivo con cui il Pontefice definisce tante volte il Paese in cui il fragore delle bombe si continua a udire dal 24 febbraio 2022. Da quel terribile giorno, «con il cuore straziato» il Papa esorta a pregare per la pace in ogni occasione possibile.
Diverse le Giornate di preghiera indette in questi due anni: la prima risale al 26 gennaio 2022, quando le tensioni tra la Russia e l’Ucraina non sono ancora del tutto deflagrate, ma destano già molta preoccupazione. Un secondo momento di preghiera e digiuno segue qualche mese dopo, il 2 marzo: è il mercoledì delle Ceneri e Francesco chiede ai fedeli di «sentirsi tutti fratelli» per «implorare da Dio la fine della guerra». La stessa supplica il Papa la rivolge, il 25 marzo 2022, alla Madre di Dio, presiedendo nella Basilica di San Pietro la celebrazione della penitenza, con l’atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria: contro una «guerra efferata» che provoca sofferenza, paura e sgomento in tante persone, «occorre la presenza di Dio e la certezza del perdono divino». L’anno successivo, è il 27 ottobre 2023, un altro Giorno di penitenza, digiuno e preghiera vede Francesco implorare l’aiuto di Maria per arrivare alla pace: «Invochiamo misericordia, Madre di misericordia; pace, Regina della pace — implora Francesco —! Scuoti l’animo di chi è intrappolato dall’odio, converti chi alimenta e fomenta conflitti. Asciuga le lacrime dei bambini, assisti chi è solo e anziano, sostieni i feriti e gli ammalati, proteggi chi ha dovuto lasciare la propria terra e gli affetti più cari, consola gli sfiduciati, ridesta la speranza».
Gli ultimi due anni dell’Ucraina sono contrassegnati da tragici traguardi, fatti di orrore e morte: il 24 aprile 2022 ricorre la Pasqua secondo il calendario giuliano, ma ricorrono anche i due mesi esatti dallo scoppio del conflitto. Ancora una volta, il Papa — al termine del Regina Coeli — chiede a tutti di «accrescere la preghiera per la pace e di avere il coraggio di dire che la pace è possibile». Due mesi dopo, il 5 giugno, Solennità di Pentecoste, la guerra in Ucraina arriva al drammatico “giro di boa” dei cento giorni. E Francesco ribadisce il suo appello per «veri negoziati, concrete trattative per un cessate- il-fuoco e per una soluzione sostenibile». «Si ascolti il grido disperato della gente che soffre, si abbia rispetto della vita umana», afferma, perché la guerra è «un incubo, negazione del sogno di Dio».
Intanto i mesi passano e la cronaca internazionale non cessa di scrivere pagine amare di lacrime e distruzione. Il 24 agosto 2022 inizia il sesto mese di conflitto, altro traguardo drammatico per l’Ucraina. Ed è a questo Paese che Francesco rivolge il suo pensiero al termine dell’udienza generale del mercoledì: «La guerra è una pazzia», sottolinea, pregando per i prigionieri, i feriti, i bambini, i rifugiati e i «tanti innocenti» che di questa pazzia pagano il prezzo. Arriva il mese di novembre e con esso i nove mesi di guerra: per l’occasione, il Papa scrive una lettera al popolo ucraino, definendolo «popolo nobile e martire», assicurandogli la sua vicinanza «con il cuore e con la preghiera» e lanciando un monito valido per tutti i popoli: «Non ci si abitui alla guerra».
Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, gli appelli del Pontefice a «far tacere le armi» e porre fine a questa «guerra insensata» si susseguono senza sosta. Il 24 febbraio 2023, a un anno esatto dallo scoppio del conflitto, Francesco assiste, in Vaticano, alla proiezione del documentario Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, promosso dal regista Evgeny Afineevsky. «Oggi — dice — è un anno di questa guerra, guardiamo l’Ucraina, preghiamo per gli ucraini e apriamo il nostro cuore al dolore. Non vergogniamoci di soffrire e di piangere, perché la guerra è la distruzione».
Trascorrono i mesi, arriva un’altra estate, ancora sotto le bombe. Il Papa non dimentica mai la difficile situazione umanitaria dell’Ucraina, aggravata dallo stop dell’iniziativa del Mar Nero per il trasporto del grano. All’Angelus del 30 luglio 2023, Francesco ricorda al mondo che «la guerra distrugge tutto, anche il grano» e ciò rappresenta «una grave offesa a Dio», «perché il grano è un suo dono per sfamare l’umanità». Di qui, l’appello ad ascoltare «il grido dei milioni di fratelli e sorelle che soffrono la fame», un grido che «sale fino al cielo».
La «dimensione di martirialità» dell’Ucraina viene ricordata dal Papa anche il 6 settembre 2023, nel corso dell’udienza ai vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Vicinanza e partecipazione sono i sentimenti espressi da Francesco, insieme al «dolore per il senso di impotenza che si sperimenta davanti alla guerra». Soprattutto perché uno dei suoi frutti più tristi è quello di «togliere il sorriso ai bambini». I medesimi sentimenti di preoccupazione per «una situazione che appare sempre più disperata» il Pontefice li manifesta all’inizio del 2024, in una lettera inviata all’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk, auspicando che quella in Ucraina non diventi «una guerra dimenticata» e la comunità internazionale si impegni «nella ricerca di soluzioni pacifiche».
La stessa esortazione risuona anche l’8 gennaio di quest’anno, nell’udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «Purtroppo, dopo quasi due anni di guerra su larga scala — dice Francesco —, la tanto desiderata pace non è ancora riuscita a trovare posto nelle menti e nei cuori, nonostante le numerosissime vittime e l’enorme distruzione. Non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale».
Oltre alla preghiera e alle esortazioni, Francesco agisce anche in prima persona in nome nella pace, in un’ottica di equivicinanza alle parti in causa: il 25 febbraio 2022 si reca nella sede dell’Ambasciata della Federazione russa presso la Santa Sede per manifestare la sua preoccupazione per lo scoppio della guerra. Qualche giorno dopo, il 16 marzo, ha un colloquio telematico con il patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, insieme per «fermare il fuoco» della guerra, motivati «dalla volontà di indicare, come pastori del loro popolo, una strada per la pace». E nel corso dei mesi, sono diversi i colloqui telefonici anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ricevuto dal Papa in udienza nel maggio del 2023.
Gli sforzi del Pontefice per la fine del conflitto vedono inoltre il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, recarsi in qualità di Inviato speciale del Papa in Russia, Stati Uniti e Cina. Tre missioni che si svolgono nel 2023 con la speranza, mai dismessa da Francesco, che si possano «avviare percorsi di pace».
Altri due cardinali — l’Elemosiniere di Sua Santità, Konrad Krajewski, e il prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, Michael Czerny — vengono inviati dal Pontefice in Ucraina come suoi rappresentanti per portare solidarietà e vicinanza ai profughi e alle vittime della guerra. Lo stesso fa l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, che a maggio 2023 visita Vorzel, Irpin e Bucha, dove prega davanti alla fossa comune nei pressi della chiesa ortodossa di Sant’Andrea. Un gesto per ribadire, sulla scia del Papa, «l’atrocità e la ferocia della guerra».