Francesco: Cipro, isola aperta e lacerata, prego per la pace

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

Messaggero di bellezza tra i continenti, “trampolino di lancio” per il cristianesimo in Europa, e porto che congiunge Oriente e Occidente, questa è Cipro, “Paese piccolo per la geografia, ma grande per la storia”, luogo dove Papa Francesco è venuto come un pellegrino per questo viaggio, ripercorrendo i passi dei primi missionari cristiani, i Santi Paolo, Barnaba e Marco. Cipro è “una perla di grande valore nel cuore del Mediterraneo”, ha detto alle autorità, la società civile e il corpo diplomatico, incontrati nella Sala delle cerimonie del palazzo presidenziale di Nicosia, e di una perla ricorda le circostanze uniche della sua formazione e del suo sviluppo.

Custodire la bellezza multicolore dell’insieme

Una perla, infatti, “diventa quello che è perché si forma nel tempo” e “richiede anni perché le varie stratificazioni la rendano compatta e lucente”. Allo stesso modo, la bellezza di Cipro deriva dalle culture che nei secoli si sono incontrate e mescolate. “Un luogo di pacifica aggregazione di popoli”, lo ha definito anche il presidente della Repubblica Nikos Anastasiades, in cui le varie componenti “sono in un duraturo rapporto dialettico, intrecciando un ambiente vario e multiculturale”. Tanti, ribadisce il Papa, sono infatti “i popoli e le genti che, con diverse tinte, compongono la gamma cromatica” della popolazione dell’isola.

Penso pure alla presenza di molti immigrati, percentualmente la più rilevante tra i Paesi dell’Unione Europea. Custodire la bellezza multicolore e poliedrica dell’insieme non è facile. Richiede, come nella formazione della perla, tempo e pazienza, domanda uno sguardo ampio che abbracci la varietà delle culture e si protenda al futuro con lungimiranza. È importante, in questo senso, tutelare e promuovere ogni componente della società, in modo speciale quelle statisticamente minoritarie.

Tra queste i cattolici, che sono poco più del 4% della popolazione. L’auspicio del Papa è che i loro enti possano ricevere “un opportuno riconoscimento istituzionale”, “perché il contributo che recano alla società attraverso le loro attività, in particolare educative e caritative, sia ben definito dal punto di vista legale”.

Le ferite della pandemia e della lacerazione dell’isola

Una perla, poi, “porta alla luce la sua bellezza in circostanze difficili”. Alle volte basta un granello di sabbia per irritare l’ostrica, che come forma di protezione reagisce avvolgendo il corpo estraneo e poi trasformandolo in bellezza. In questo senso “la perla di Cipro è stata oscurata dalla pandemia, che ha impedito a tanti visitatori di accedervi e di vederne la bellezza, aggravando, come in altri luoghi, le conseguenze della crisi economica-finanziaria”. La necessaria ripresa, spiega il Papa, non deve essere segnata dalla foga di recuperare quanto perduto, ma con “l’impegno a promuovere il risanamento della società, in particolare attraverso una decisa lotta alla corruzione e alle piaghe che ledono la dignità della persona”, come ad esempio “il traffico di esseri umani”.

Ma la ferita che più soffre questa terra è data dalla terribile lacerazione che ha subito negli ultimi decenni. Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto. Prego per la vostra pace, per la pace di tutta l’isola, e la auspico con tutte le forze. La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo.

Forza dei gesti, non gesti forti

Una forza paziente e mite, quella del dialogo, come ci insegnano le Beatitudini nel Vangelo, “la bussola per orientare, a ogni latitudine, le rotte che i cristiani affrontano nel viaggio della vita”. Non è un caso, per il Papa, che il significato del nome Makarios, quello dell’arcivescovo primo presidente di Cipro, significa appunto “beato”. La forza dei gesti, invece di quella dei gesti di forza, “perché c’è un potere dei gesti che prepara la pace: non quello dei gesti di potere, delle minacce di ritorsione e delle dimostrazioni di potenza, ma quello dei gesti di distensione, dei concreti passi di dialogo”, come quello tra i capi religiosi promosso dall’ambasciata di Svezia nell’iniziativa Religious Track of the Cyprus Peace Prjocet, particolarmente apprezzato dal Papa, che aggiunge:

Penso, ad esempio, all’impegno a disporsi a un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione, a un coinvolgimento sempre più fattivo della comunità internazionale, alla salvaguardia del patrimonio religioso e culturale, alla restituzione di quanto in tal senso è particolarmente caro alla gente, come i luoghi o almeno le suppellettili sacre.

Un patrimonio, quello distrutto della Chiesa ortodossa, latina, armena e maronita che, ha ricordato anche il presidente Anastasiades, appartiene a tutta l’umanità e alla cultura mondiale.

Mediterraneo terra di dialogo non di tragedie umanitarie

Come un perla diventa tale “nella pazienza oscura di tessere sostanze nuove insieme all’agente che l’ha ferita”, così i tempi nei quali il dialogo non sembra propizio sono quelli che possono preparare la pace. In questi frangenti non si deve lasciar prevalere l’odio né a rinunciare alla cura delle ferite, ma pensare alle generazioni future, “che non desiderano ereditare un mondo pacificato, collaborativo, coeso, non abitato da rivalità perenni e inquinato da contese irrisolte”.

Ci sia di riferimento il Mediterraneo, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie; nella sua bellezza profonda è il mare nostrum, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi. Cipro, crocevia geografico, storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un’azione di pace. Sia un cantiere aperto di pace nel Mediterraneo.

Ritrovare la lucentezza perduta

Guardare alla storia di Cipro, ha sottolineato il Papa, vuol dire vedere come l’incontro e l’accoglienza abbiano portati frutti benefici a lungo termine, “non solo in riferimento alla storia del cristianesimo”, ma anche “per la costruzione di una società che ha trovato la propria ricchezza nell’integrazione”. Allo stesso modo

Il continente europeo ha bisogno di riconciliazione e unità, ha bisogno di coraggio e di slancio per camminare in avanti. Perché non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutarne il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità.

Solo con questo spirito di allargamento e questa capacità di guardare oltre, la perla ringiovanisce e ritrovare la lucentezza perduta.

Il protocollo del calore

Prima dell’incontro con le autorità, il Papa ha avuto un colloquio con il presidente della Repubblica di Cipro Nicos Anastasiades, nel Palazzo presidenziale. Quest’ultimo ha ringraziato Francesco per la sua presenza e per “la decisione dì visitare un piccolo Paese che ha avuto però un ruolo importante nella storia della cristianità”. Il Papa, in spagnolo, ha ringraziato il presidente per il calore ricevuto. “Il protocollo del calore – ha detto – è un protocollo da fratello, e questo arriva al cuore”.