Il Papa riceve in Vaticano una delegazione di oltre cento membri dell’United Association of Humanistic Buddhism, insieme al delegato della Chiesa Cattolica a Taiwan, in occasione del loro pellegrinaggio educativo interreligioso nei luoghi sacri della Chiesa cattolica: i ritmi frenetici di oggi richiedono “un’adeguata formazione ed educazione dei giovani a verità senza tempo e a metodi collaudati di preghiera e di costruzione della pace”
Alessandro Di Bussolo –- Città del Vaticano
In un tempo come quello di oggi, in cui “la continua accelerazione dei cambiamenti” dell’uomo e del pianeta si unisce “all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro”, spazi sacri creati dai credenti come “oasi di incontro” contribuiscono a “un’educazione integrale della persona umana”. Perché i ritmi frenetici si ripercuotono anche “sulla vita e sulla cultura religiosa” e richiedono “un’adeguata formazione ed educazione dei giovani a verità senza tempo e a metodi collaudati di preghiera e di costruzione della pace”.
Papa Francesco si rivolge così ad una delegazione di più di cento monaci buddisti taiwanesi, appartenenti all’United Association of Humanistic Buddhism, ricevuti nella Sala Clementina insieme al delegato della Chiesa Cattolica a Taiwan, in occasione del loro pellegrinaggio educativo interreligioso nei luoghi sacri della religione cattolica. Cosa, spiega che “può anche arricchire” il vostro apprezzamento riguardo “la peculiarità del suo approccio al divino. I capolavori dell’arte religiosa che ci circondano in Vaticano e in tutta Roma riflettono la convinzione che, in Gesù Cristo, Dio stesso si è fatto ‘pellegrino’ in questo mondo per amore della nostra famiglia umana”. Il Papa esordisce ricordando la recente scomparsa del venerabile maestri Hsing Yun, patriarca fondatore del Monastero di Fo Guang Shan a Taiwan, “noto in tutto il mondo per il suo contributo al Buddismo Umanistico”, ed anche “maestro dell’ospitalità interreligiosa”.
La vostra visita, che avete definito un pellegrinaggio educativo, rappresenta un’occasione privilegiata per far progredire la cultura dell’incontro, in cui ci assumiamo il rischio di aprirci agli altri, confidando di scoprire in loro degli amici, dei fratelli e delle sorelle, e in questo modo impariamo e scopriamo di più su noi stessi. Infatti, sperimentando gli altri nella loro diversità, siamo incoraggiati a uscire da noi stessi e ad accettare e abbracciare le nostre differenze.
Un pellegrinaggio educativo interreligioso, prosegue Francesco, “può essere fonte di grande arricchimento, offrendo molteplici opportunità di incontro, di apprendimento reciproco e di valorizzazione delle nostre diverse esperienze”. La cultura dell’incontro, infatti, “costruisce ponti e apre finestre sui sacri valori e principi che ispirano gli altri. Abbatte i muri che dividono le persone e le tengono prigioniere di preconcetti, pregiudizi o indifferenza”.
Per i cristiani, Dio che si è fatto uno di noi nell’umanità di Gesù continua a condurci in un pellegrinaggio di santità, grazie al quale recuperiamo e cresciamo nella nostra somiglianza a Lui e diventiamo così, secondo le parole di San Pietro, “partecipi della natura divina”.
Il Pontefice ricorda poi che nel corso della storia, i credenti “hanno creato tempi e spazi sacri come oasi di incontro, dove uomini e donne possono trarre l’ispirazione necessaria per vivere saggiamente e bene”. Così contribuiscono a un’educazione integrale della persona umana, che coinvolge “testa, mani, cuore e anima” e la porta così a sperimentare “l’armonia dell’integrità umana, cioè tutta la bellezza di questa armonia”.
Tali oasi di incontro sono ancora più necessarie nel nostro tempo, in cui “la continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro”. Questa realtà si ripercuote anche sulla vita e sulla cultura religiosa e richiede un’adeguata formazione ed educazione dei giovani a verità senza tempo e a metodi collaudati di preghiera e di costruzione della pace.
Da sempre, sottolinea ancora Papa Francesco, “le religioni hanno avuto uno stretto rapporto con l’educazione, accompagnando le attività religiose con quelle educative, scolastiche e accademiche”. E anche oggi, “con la saggezza e l’umanità delle nostre tradizioni religiose, vogliamo essere di stimolo per una rinnovata azione educativa che possa far crescere nel mondo la fratellanza universale”.
Cari amici, il mio augurio è che questo pellegrinaggio educativo vi conduca, guidati dal pensiero del vostro Maestro spirituale Buddha, a un incontro più profondo con voi stessi e con gli altri, con la tradizione cristiana e con la bellezza della terra, la nostra casa comune.
Che la vostra visita a Roma, conclude il Papa, “sia ricca di momenti di incontro autentico, che possano diventare a loro volta preziose occasioni di crescita in conoscenza, sapienza, dialogo e comprensione”.