Suor Piera Ruffinatto
Noi Figlie di Maria Ausiliatrice siamo un istituto relativamente giovane. Siamo nate nel 1872 in un piccolo paese in provincia di Alessandria nel nord d’Italia. Pochi anni dopo, il fondatore San Giovanni Bosco con la co-fondatrice Santa Maria Domenica Mazzarello, ci hanno spinto alle missioni. Quindi, l’Istituto ha avuto un raggio di inculturazione molto ampio e abbiamo raggiunto tantissimi Paesi. Oggi siamo in 97 nazioni con più di 1500 case. Possiamo dire che c’è stato un attraversamento del mondo da parte della nostra opera educativa in tutti questi anni. E abbiamo dato un contributo significativo in particolare all’educazione delle giovani, perché siamo state fondate proprio per le giovani, ma anche con la co-educazione rivolta a ragazzi e bambini nei cinque continenti.
Vogliamo esserci per ascoltare le richieste del territorio
In questi 150 anni c’è stato un impegno a leggere la realtà, in cui ci siamo inserite con grande capacità di adattamento e in chiave evangelica, per rispondere proprio alle domande che provenivano dal territorio. Domande di educazione, ma anche di promozione della donna, di assistenza, se si pensa al periodo veramente difficile delle guerre mondiali, o ai momenti di emergenza in tutto il mondo. Noi cerchiamo sempre di rispondere prima di tutto con la presenza: esserci per ascoltare le domande e poi rispondere a quello che è l’emergenza, sempre con un taglio promozionale educativo, con una varietà anche di istituzioni – può essere la scuola, ma anche centri di promozione della donna, professionali, l’oratorio, le scuole di ogni ordine e grado, l’università – che risponde a una varietà di destinatari e di domande.
Nel nostro futuro un rinnovato impegno educativo
Il futuro delle Figlie di Maria Ausiliatrice sarà sicuramente mirato a ravvivare nuovamente questo impegno per l’educazione di un Istituto che, come tutti gli Istituti religiosi, diminuisce come numero in alcune parti del mondo, ma in altre è in crescita. Questo significa guardare dove ci sono i giovani perché in alcuni contesti, come l’Africa o l’Asia, ci sono veramente numeri di giovani imponenti. Quindi continuiamo con la nostra impronta preventiva volta all’educazione che, se dovessi sintetizzare, vedo come un camminare su due gambe. Da una parte, il contrasto a tutto ciò che impedisce la crescita serena dei giovani: l’indifferenza, la rassegnazione, la sfiducia, motivo per il quale Papa Francesco chiede di dare fiducia alle nuove generazioni e renderle protagoniste. Dall’altra parte, percorsi educativi più squisitamente educativo-promozionali che portino i giovani all’incontro con sé stessi e con gli altri e a vivere una cultura dell’incontro, una spiritualità ecologica che oggi è da vivere a livello globale. Quindi continuare con la speranza che i giovani ci restituiscono, anche quando ci sembra che gli scenari siano un po’ difficili da affrontare.
Il Convegno di Roma sul nostro sistema preventivo
Guardando al futuro abbiamo promosso un convegno internazionale che si è tenuto a Roma dal 25 al 30 settembre scorso: “Un apporto delle Figlie di Maria Ausiliatrice all’educazione: percorsi, sfide e prospettive”. È stato innanzitutto una sfida per l’Istituto e per chi lo ha organizzato, forse l’unico nella nostra storia. C’erano quasi 300 partecipanti in presenza, poi dai 600-1000 collegati on-line. Il convegno non voleva essere semplicemente un appuntamento di puro studio per accademici o specialisti, ma un aprire la porta sul nostro Istituto e sull’apporto all’educazione. Una prima sessione su dati storici, per delineare alcuni aspetti, ha offerto anche dati statistici, profili di educatori ed educatrici che hanno interpretato in modo creativo il sistema preventivo nei diversi contesti. Poi c’è stata anche una riflessione pedagogica dell’Istituto nel corso di questi 150 anni e anche l’apporto che la nostra Facoltà ha dato a sistematizzare questo pensiero preventivo al femminile.
In dialogo con i giovani
Abbiamo anche realizzato un’imponente ricerca esplorativa condotta da un’equipe internazionale sulla percezione oggi dell’educazione salesiana, intervistando tantissime comunità educative sparse per il mondo. In un’altra serata si sono collegati ragazzi e ragazze del mondo salesiano, anche perché a noi salesiane piace molto sentire cosa loro pensano di noi e dell’educazione. E’ stata una finestra sullo spaccato giovanile in cui abbiamo potuto dialogare con loro, anche attraverso il linguaggio della musica e della danza.