Fiaccolata a 30 anni dagli attentati a S. Giovanni in Laterano e S. Giorgio al Velabro

Vatican News

Una iniziativa congiunta del Vicariato di Roma, dell’associazione Libera e del Comune di Roma come segno di memoria e impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie per rilanciare la lotta alla criminalità organizzata che uccide la speranza, semina terrore e ruba il nostro futuro

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Una fiaccolata di memoria e impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie per rilanciare la lotta alla mafia che uccide la speranza, semina terrore e ruba il futuro. Con questo spirito, venerdì 28 luglio, dalle ore 00.04 si svolgerà in San Giovanni in Laterano questa iniziativa promossa da Libera, Comune di Roma e Diocesi di Roma.

Un attacco allo Stato, un attacco alla Chiesa

La notte del 28 luglio 1993 la mafia colpì nel cuore di Roma con due attentati che causarono 23 feriti e danni ingenti a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro. Un attacco allo Stato, un attacco alla Chiesa. Un progetto mafioso di destabilizzazione del funzionamento delle Istituzioni democratiche e della vita civile del Paese. Una risposta all’invettiva contro i mafiosi pronunciata di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento il 9 maggio del 1993 che anticipava le parole definitive di scomunica dei mafiosi da parte di Papa Francesco nella Piana di Sibari nel giugno 2004.

De Donatis: tutelare le vittime del fenomeno mafioso

“Come Diocesi di Roma riteniamo sia fondamentale non dimenticare quanto accaduto. Infatti – ha dichiarato il cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale per la Diocesi di Roma – il fenomeno mafioso, quale espressione di una cultura di morte, deve essere decisamente contrastato affermando il rispetto per la Res Publica attraverso i principi della legalità. Esso è in aperto contrasto con il Vangelo della Vita di cui i discepoli di Cristo devono essere per vocazione testimoni”. E aggiunge che la nostra società ha ancora oggi bisogno di essere risanata dalla violenza, dalla corruzione, dalle estorsioni, dal traffico illecito di stupefacenti e di armi, dalla tratta di esseri umani. “A tale riguardo – osserva – è necessario incrementare le attività di tutela delle vittime, prevedendo assistenza legale e sociale di questi nostri fratelli e sorelle in cerca di pace e di futuro”.

Don Ciotti: denunciare tutte le ingiustizie legalizzate

In un comunicato congiunto diffuso dal Vicariato si legge quanto don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, dichiara a proposito di quegli attentati: “Furono la risposta di Cosa Nostra a una Chiesa che non taceva di fronte alle ingiustizie e alle violenze mafiose. Una Chiesa che in molte sue espressioni ha risposto positivamente in questi anni alle minacce e intimidazioni, mettendosi in gioco. E tuttavia permangono certi eccessi di prudenza, certe rigidità. Ecco allora la necessità di continuare a saldare Cielo e Terra, dimensione spirituale e impegno sociale, denunciando con parole e fatti conseguenti non solo le mafie ma tutte le forme di ‘mafiosità’ che spianano la strada al potere mafioso. È l’impegno a cui richiama Papa Francesco. Un Papa che di fronte ai famigliari delle vittime – ricorda – ha chiesto ‘in ginocchio’ ai mafiosi di convertirsi, poi ha denunciato la mafia come ‘adorazione del male’ e scomunicato i suoi membri e complici. Ma che non manca di sottolineare le ingiustizie ‘legalizzate’, l’evidente commistione tra le logiche criminali e quelle di un sistema economico che in nome del profitto riduce in povertà milioni di persone”.

Mafia e Vangelo sono incompatibili

“I gesti e le parole del Papa – prosegue Don Ciotti – il suo sottolineare l’incompatibilità fra mafia e Vangelo sono di grande incoraggiamento per quelle realtà di Chiesa che vivono il Vangelo con la necessaria radicalità e s’impegnano, anche in contesti difficili, per affermare la dignità e la libertà delle persone. Segni di un fermento che spero si moltiplichi e metta radici, lasciando definitivamente alle spalle le ombre, le sottovalutazioni, i silenzi e anche le complicità che hanno caratterizzato a volte l’atteggiamento della Chiesa nei riguardi delle mafie.”

Gualtieri: la memoria è dovere morale e civile

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri si unisce all’indignazione di quei fatti: “L’esercizio della memoria è sempre necessario, è un dovere morale e civile per impedire che il passato si ripeta, per tramandare alle giovani generazioni i valori sani della democrazia e per creare basi sempre più solide per il futuro”. La società civile, con tutto il mondo dell’associazionismo cattolico e laico, si ribellò in modo compatto a quelle intimidazioni così efferate nei confronti della Repubblica e della Chiesa, facendo muro di fronte a quella violenza inconsulta, rafforzando quel movimento dal basso che ancora oggi dà i suoi frutti nella lotta alle mafie.

Adesione compatta dell’associazionismo laico e cattolico

Con Libera, Comune di Roma e Diocesi di Roma, hanno aderito alla fiaccolata Acli, Agesci, Comunità di Sant’Egidio, Azione Cattolica, Arci, Cngei, Legambiente, Cgil e Uil. Tante piccole luci attraverseranno le strade di Roma per ricordare tutte le vittime delle mafie e per dire che Roma non dimentica. Sarà rilanciata la lotta alla mafia e valorizzata l’opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone.