Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Sono trascorsi 180 giorni dal golpe in Myanmar. Sei mesi nei quali la situazione sociale, economica e sanitaria del Paese ha registrato un peggioramento, come dimostrano i dati delle Nazioni Unite e di diverse organizzazioni internazionali. Circa mille le vittime nelle manifestazioni contro i militari, che hanno preso il potere il primo febbraio. Da quel giorno, la comunità internazionale ha moltiplicato gli appelli al dialogo per favorire una transizione democratica e riportare la pace in una nazione che vive, invece, una condizione drammatica anche dal punto di vista economico.
Il colpo di Stato
Le elezioni legislative birmane del 2020 sono state vinte, come le precedenti, dalla Lega Nazionale per la Democrazia guidata da Aung San Suu Kyi. Il Partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo, invece, ha conquistato solo poche decine di seggi. Il 26 gennaio 2021 il generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, ha contestato i risultati del ballottaggio e ne ha chiesto la riverifica, minacciando un intervento dell’esercito. La commissione elettorale ha rigettato le accuse. La situazione è precipitata nel giro di pochi giorni, trovando il suo epilogo il primo febbraio. Il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, il presidente Win Myint e altri leader del partito al governo sono stati arrestati e detenuti dal Tatmadaw, l’esercito del Myanmar. In seguito, i militari hanno dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno, annunciando che il potere era stato consegnato al comandante in capo delle forze armate Min Aung Hlaing. Nei due mesi successivi, secondo le Nazioni Unite, oltre 500 persone sono state uccise nelle manifestazioni contro i militari. A distanza di altri quattro mesi, si stima che il numero possa essere pari al doppio.
Il crollo del Pil
Anche i dati economici mostrano la crisi che sta vivendo il Myanmar. “Il Pil è sceso del 18% in questi sei mesi e dovrebbe arrivare al -30% entro la fine dell’anno”, afferma Cecilia Brighi, segretario dell’Associazione Italia-Birmania Insieme, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News.
“I riflettori sul dramma birmano – prosegue – si sono spenti rapidamente, anche per gli interessi politici ed economici che rappresenta a livello mondiale”. Secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, dunque, il Prodotto Interno Lordo si è ridotto di quasi un quinto. “A breve, 25 milioni di persone, quasi la metà della popolazione, vivranno in una condizione di povertà assoluta” ed a pagare un prezzo alto sono “soprattutto i giovani e gli anziani che – sottolinea – finiscono per essere vittime di una povertà aumentata in modo esponenziale”.
La pandemia
In un simile scenario, c’è anche il dramma della pandemia che ha visto un aumento esponenziale di casi proprio nell’ultimo mese. “La situazione è gravissima, il 60% degli ospedali non funziona ed i militari hanno arrestato buona parte dei medici. Altri vivono in condizione di clandestinità. Non è possibile somministrare medicinali e vaccini, anche perché la giunta – denuncia Brighi – li fa arrivare solo per i propri amici e per i militari”. La crisi sanitaria rischia di aumentare, anche perché “secondo l’Onu entro le prossime tre settimane un birmano su due sarà contagiato, anche a causa delle varianti. Il Paese – conclude – rischia di esplodere”.
I minori a rischio
A pagare un prezzo altissimo sono, ancora una volta, i minori. Un dramma nel dramma, come l’ha definito in più occasioni Papa Francesco. Le bambine ed i bambini non solo non hanno accesso al sistema sanitario, ma anche all’istruzione. A denunciarlo è Save the Children, rendendo noto che, in un Paese già devastato da malattie, povertà e violenze, le vaccinazioni rimangono in gran parte non disponibili. Intere famiglie si stanno ammalando di Covid-19 e lottano disperatamente per accedere a cure, medicine, ossigeno di emergenza ed altre forniture mediche che scarseggiano, mentre i prezzi sono saliti alle stelle. Le donne incinte, in assenza di assistenza sanitaria e minacciate dalle violenze, sono costrette a partorire in circostanze spaventose. Secondo l’Onu, dall’inizio del colpo di Stato sono stati uccisi 75 minori, anche se si pensa che il numero effettivo di vittime sia molto più alto.
La Chiesa in prima linea
Lo sforzo per assistere le sorelle ed i fratelli birmani è altissimo, fin dal giorno dopo il colpo di Stato. La Chiesa, da subito, ha chiesto la fine delle violenze ed è stata accanto alla popolazione. Suor Ann Rose Nu Tawng, la religiosa che si è inginocchiata nei mesi scorsi per fermare i militari, divenuta icona della protesta non violenta, è tra coloro che hanno indossato il camice e le protezioni per condurre il test anti Covid nell’ambulatorio gestito dalle suore. Immensa è la gratitudine di tante famiglie colpite dal Covid-19 e di tutta la popolazione locale per la dedizione delle suore. “Sono pronta a dare la mia vita nel servizio e nella cura dei bisognosi e dei sofferenti. Prego intensamente il Signore di salvare e benedire il popolo del Myanmar”, ha detto la religiosa all’agenzia Fides. La grande opera di solidarietà e di condivisione materiale e spirituale della Chiesa cattolica in Myanmar emerge anche dall’esempio di padre Marcian Thet Kyaw, parroco nell’Arcidiocesi di Yangon. Il sacerdote ha aperto un “Parish Covid Health Care” nella sua chiesa, fornendo test per il Covid gratuiti ed offrendo un primo soccorso ai malati.
La preghiera del Papa
Lo scorso mese di maggio Papa Francesco, nella Messa celebrata in Vaticano per i cittadini del Paese asiatico residenti a Roma, ha ricordato che non bisogna cedere alle logiche dell’odio e della divisione, ma ricostruire la fraternità, anche impegnandosi “attraverso le scelte sociali e politiche”, ed essere fedeli alla Verità che è Gesù “nella notte buia del dolore” che il popolo sta attraversando:
Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di fraternità! So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione!