Eutanasia in Portogallo: la contrarietà dei vescovi per l’approvazione della legge

Vatican News

Isabella Piro – Città del Vaticano

Con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astenuti, il Parlamento del Portogallo ha approvato, oggi pomeriggio, il disegno di legge che depenalizza la morte assistita, ovvero l’eutanasia e il suicidio assistito. “Tristezza e indignazione” viene espressa dalla Conferenza episcopale locale (Cep) che, in una nota, deplora che l’approvazione sia arrivata in piena pandemia da Covid-19, in cui “tutti noi vogliamo impegnarci a salvare più vite possibili, accettando restrizioni della libertà e sacrifici economici senza precedenti”. “È una contraddizione – ribadiscono i vescovi – legalizzare la morte in questo contesto, rifiutando le lezioni che questa pandemia ci ha dato sul valore prezioso della vita umana, che la comunità in generale e gli operatori sanitari in particolare stanno cercando di salvare in modo sovrumano”. Il disegno di legge approvato oggi “offende il principio dell’inviolabilità della vita umana sancito dalla nostra legge fondamentale”, aggiungono i presuli, ricordando che, nonostante sia stata approvata, la normativa “può ancora essere soggetta a revisione costituzionale”.

La vita va tutelata soprattutto quando è più fragile

La Cep definisce, quindi, inaccettabile il fatto che l’eutanasia sia “una risposta alla malattia e alla sofferenza”, perché accettare questo significa “rinunciare ad alleviare la sofferenza stessa e trasmettere l’idea sbagliata che la vita segnata dalla sofferenza e dal dolore non merita più protezione e diventa un peso per se stessi, per chi ci circonda, per i servizi sanitari e per l’intera società”. Di qui, l’appello piuttosto a tutelare la vita, “soprattutto quando è più fragile, con tutti i mezzi e in particolare con l’accesso alle cure palliative, che la maggioranza della popolazione portoghese non ha ancora”.

Vogliamo più che mai accompagnare con amore tutti i malati 

Deplorando “una politica legislativa che mina la dignità di ogni vita umana”, i vescovi portoghesi lamentano inoltre “un’involuzione culturale senza precedenti, caratterizzata dall’assolutizzazione dell’autonomia e dell’autodeterminazione della persona”, contro la quale “bisogna reagire energicamente”. “Ora più che mai – concludono i presuli – rafforziamo il nostro proposito di accompagnare con cura e amore tutti i malati, in tutte le fasi della loro vita terrena e soprattutto nella fase finale”.

Le richieste fatta dai cattolici ai deputati

Il dibattito sulla legalizzaizone dell’eutanasia è stato molto acceso nel corso degli ultimi mesi e su di esso la Chiesa cattolica ha fatto sentire spesso la sua voce, ribadendo l’importanza di tutelare la vita dal concepimento fino alla morte naturale. In vista della votazione odierna, dunque, i cattolici erano scesi nuovamente in campo per dire no alle pratiche eutanasiche. “Chiediamo ai deputati, un’ultima volta, di rivedere la loro posizione quando voteranno la legge e chiediamo al presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, di fare tutto ciò che è in suo potere per fermare la legalizzazione dell’eutanasia in Portogallo”, si legge in un documento congiunto firmato ieri da diverse organismi cattolici, tra cui la Caritas nazionale, l’Università cattolica e l’Unione delle Misericordie. “In un momento buio della storia del Paese – continuava la nota – che per due settimane ha fatto registrare più di duecento morti al giorno vittime di Covid-19, (…), l’approvazione dell’eutanasia rappresenterebbe una mancanza di rispetto per tutte queste persone”. Non solo: i firmatari ribadivano che la normativa va contro il parere del Consiglio nazionale di Etica e l’opinione di migliaia di cittadini.

In tempo di Covid i portoghesi stanno lottando per la vita

Di procedimento “profondamente scioccante” aveva parlato, inoltre, la Federazione portoghese per la vita che, in un comunicato, faceva appello “alla coscienza dei parlamentari, indipendentemente dalla loro posizione sull’eutanasia, per riconoscere il sacrificio di tutta la società in questa disperata lotta contro la pandemia e per impedire l’approvazione di questa legge”. “Mentre si stima che ogni cinque minuti muore un malato di Covid-19 – proseguiva il testo – approvare la morte su richiesta sarebbe un segno di forte dissonanza con il Paese reale: il Parlamento legifera sulla morte, mentre i portoghesi lottano per la vita, combattendo contro la pandemia”.

L’appello dei gesuiti: non abbandonare i più deboli

“Questo non è il momento di abbandonare alla solitudine coloro che dubitano del valore della loro vita – scrivevano a loro volta i gesuiti del Portogallo -. La solitudine, la malattia, la fatica fisica ed emotiva mettono molti di loro di fronte alla domanda sul senso della vita. E negli ospedali, gli operatori sanitari si esauriscono nello sforzo sovrumano di curare e preservare l’esistenza di tutti i malati”. In questo contesto, dunque, è “profondamente inquietante che una legge del Parlamento diventi una valida premessa per dire che esistono situazioni in cui la vita non è più degna di essere vissuta”. Di qui, il richiamo dei religiosi affinché tutti si assumano “la responsabilità di difendere e promuovere la vita”, perché “è proprio quando siamo costretti a restare più isolati che abbiamo più bisogno di rafforzare la solidarietà”. E invece, il Parlamento sembra pronto a “rompere questi legami solidali”.

Il presidente della Repubblica di fronte a tre possibilità

Da ricordare che la legge sottoposta oggi al voto è il risultato di cinque disegni normativi sulla legalizzazione dell’eutanasia approvati il 20 febbraio 2020 dall’Assemblea della Repubblica. Le cinque proposte sono state poi raccolte in un unico documento dalla deputata del Partito socialista, Isabel Moreira. Bocciata, invece, ad ottobre 2020, la proposta di indire un referendum popolare sull’argomento. Ora la normativa verrà inviata al presidente della Repubblica che avrà tre opzioni: emanarla, porvi il veto e quindi rinviarla all’Assemblea perché confermi il voto, oppure inviarla alla Corte Costituzionale perché si pronunci su di essa.

Che cosa prevede la legge approvata oggi 

Nel caso di adozione in via definitiva, la legge che autorizza “la morte medicalmente assistita” renderebbe il Portogallo il quarto Paese in Europa a legalizzare l’eutanasia, dopo Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. La normativa prevede che i cittadini portoghesi maggiorenni e residenti in Portogallo e che si trovano in “una situazione di estrema sofferenza, presentando lesioni irreversibili” o sono affetti da “malattia incurabile”, possono ricorrere a tale pratica di morte. La richiesta del paziente di porre fine alla sua vita deve essere convalidata da diversi medici, oltre che da uno psichiatra, quando ci sono dubbi sulla capacità della persona di fare una scelta “libera e cosciente”. Tale scelta dovrà essere dichiarata nuovamente in presenza di testimoni, nell’ultimo giorno di vita del richiedente. La morte assistita può essere praticata nelle strutture del servizio sanitario nazionale o in un altro luogo “scelto dal paziente”, purché abbia “condizioni cliniche e comfort adeguati”.