Isabella Piro – Città del Vaticano
Migliaia di morti e di profughi, almeno due milioni di sfollati, mezzo milione di persone a rischio di fame, violenze e violazioni dei diritti umani: la drammatica fotografia dell’Etiopia oggi è questa. Dal novembre 2020, infatti, il Paese africano è devastato da un grave conflitto che vede contrapporsi il governo di Addis Abeba contro le autorità della regione del Tigray, ritenute colpevoli di un presunto attacco perpetrato dal Fronte di liberazione del popolo del Tigray contro l’esercito nazionale di stanza nella regione. Su tale difficile scenario si è concentrata, il 17 dicembre, la 33.ma sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, alla quale è intervenuto anche monsignor John D. Putzer, incaricato d’affari ad interim presso la Missione di Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra.
Vicinanza, preghiera e solidarietà alla popolazione
Il presule esprime “la grande attenzione e la profonda preoccupazione” della Santa Sede per il Paese africano, ribadendo la propria “vicinanza spirituale, preghiera e solidarietà al popolo etiope, specialmente agli sfollati e ai rifugiati”. In particolare, monsignor Putzer evidenzia l’allarme per “le gravi implicazioni umanitarie del perdurante conflitto”, esortando quindi tutte le parti interessate a “garantire l’accesso della popolazione civile ai servizi di base ed essenziali, ovunque essi siano necessari”.
Serve soluzione pacifica e rapida alle tensioni in corso
Di qui, l’auspicio di “una risoluzione pacifica e rapida delle tensioni in corso” e la fiducia della Santa Sede nel fatto che “il dialogo, in uno spirito di fraternità, possa portare la tanto desiderata pace”. Infine, monsignor Putzer ricorda le parole di Papa Francesco pronunciate i primi di dicembre a Cipro: “La via della pace risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo (…) Sappiamo che non è una strada facile; è lunga e tortuosa, ma non ci sono alternative per giungere alla riconciliazione. Alimentiamo la speranza con la forza dei gesti anziché sperare in gesti di forza”.
L’allarme dei vescovi locali
A fare eco all’appello di monsignor Putzer, anche il vice dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Nada Al Nashif, il quale sottolinea che “l’Etiopia rischia di sprofondare nella violenza generalizzata, con gravi conseguenze per tutta la regione”. Sulla stessa linea si era posta, nei giorni scorsi, l’Amecea (Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale, che riunisce come membri i vescovi di Etiopia, Eritrea, Kenya, Malawi, Sudan e Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia, ed ha Somalia e Gibuti come osservatori): al termine di una riunione di tre giorni, conclusasi a Nairobi, in Kenya il 2 dicembre, i presuli hanno deplorato la grave insicurezza che attanaglia l’Etiopia, esortando tutte le parti in causa a “deporre le armi e a desistere dagli arresti arbitrari”.