Fausta Speranza – Città del Vaticano
Il 4 novembre 1946, con il deposito del ventesimo strumento di ratifica da parte degli Stati firmatari, entra in vigore l’atto con cui viene costituita l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, Unesco
Il progetto di pace in tempo di guerra
Tra il 1942 e il 1945, quando ancora si combatteva la seconda guerra mondiale, si riunisce a più sessioni a Londra la Conferenza dei Ministri Alleati dell’Istruzione (Came). Si voleva guardare oltre le bombe e discutere la ricostruzione post-conflitto del sistema educativo. Molte le adesioni, tra cui quella degli Stati Uniti e dunque il 10 gennaio 1945, in occasione del quindicesimo incontro della Came, vienee formato il Comitato di Redazione per la Costituzione dell’Unsco. A dare vita all’organizzazione è un gruppo composto da 12 membri in rappresentanza di nove Paesi (Belgio, Cina, Cecoslovacchia, Francia, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e URSS). Vengono redatte le prime due bozze del testo della Costituzione.
Su proposta della Francia, il processo di elaborazione dell’atto costitutivo doveva includere un momento centrale di riflessione, per mettere a punto “una comune dichiarazione dell’ideale di democrazia e di progresso [ …] che dovrebbe essere la base di una cultura universale morale, sociale e politica […] al fine di assicurare il trionfo nel mondo futuro di armonia, solidarietà e pace”. Si vuole andare oltre l’ottica post bellica e dunque sparisce poi il termine ricostruzione e il mandato della nascente organizzazione viene arricchito con l’aggiunta delle scienze. L’impegno condiviso di tutte le nazioni nella costruzione di un mondo realmente libero si impone come condizione imprescindibile rispetto agli ideali fino ad allora proclamati in seno al consesso internazionale.
A pochi giorni dall’istituzione delle Nazioni Unite, dal 1 al 16 novembre 1945 la Came indice a Londra una Conferenza per l’istituzione dell’organizzazione educativa e culturale (ECO/CONF), con rappresentanti di 44 paesi e di otto enti intergovernativi osservatori, tra cui la Commissione Preparatoria delle Nazioni Unite, la Società delle Nazioni, l’Istituto internazionale per la Cooperazione Intellettuale e il Bureau Internazionale dell’Educazione. L’elaborazione della Costituzione è il frutto di un intenso processo partecipativo. Viene approvato l’atto costitutivo che entra in vigore il 4 novembre 1946, con il deposito del ventesimo strumento di ratifica da parte degli Stati firmatari.
Le sfide oggi
A 75 anni dalla sua entrata in vigore la Costituzione dell’Unesco e i valori consacrati mostrano tutta la loro attualità, come sottolinea Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Italiana per l’Unesco:
Vicenti ricorda l’importanza di un’istituzione pensata per l’armonia tra i popoli in una fase storica in cui non viviamo una vera e propria guerra mondiale ma tanti gravissimi conflitti regionali. Inoltre Vicenti cita le nuove sfide globali ricordando che sono delineate nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
Educazione e rinnovate diseguaglianze
L’Unesco – spiega Vicenti – è chiamata a collaborare alla realizzazione dell’Agenda nel suo insieme tramite le sue numerose iniziative e programmi ed è, in particolare, capofila per l’obiettivo 4 relativo all’educazione di qualità, inclusiva e permanente, obiettivo messo a dura prova dalla pandemia da Covid-19 che ha acuito le diseguaglianze digitali e di genere. Vicenti ricorda che per l’Unesco l’educazione resta lo strumento fondamentale per combattere i fenomeni perduranti del razzismo, del linguaggio violento e del bullismo sui social media e della criminalizzazione della diversità nelle sue manifestazioni religiose, culturali, etniche o di genere. E poi sottolinea però l’urgenza di essere all’altezza, come umanità, delle incognite rappresentate dallo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale (Ia), o quantum computing. L’obiettivo è troppo importante per non essere una priorità: si tratta – afferma – di difendere l’etica in tutti questi processi e possibili sviluppi, di non dimenticare l’umanesimo.
In generale, è centrale in questa fase storica l’emergenza ambientale, che interpella anche l’Unesco. L’agenzia dell’Onu cerca di sostenere interventi a tutela della bio e geo diversità dando un contributo tramite la sua rete delle Riserve della Biosfera e dei Geoparchi. Inoltre le iniziative del Patrimonio Mondiale e del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, insieme con la Convenzione sulla Diversità delle Espressioni Culturali, possono favorire la difesa e la valorizzazione della diversità culturale in un mondo caratterizzato sempre più da società pluriculturali a seguito dell’incremento dei fenomeni migratori. Del valore della cultura abbiamo parlato con Enrica Tedeschi, già docente di Storia delle relazioni culturali all’Università Roma Tre:
La studiosa Tedeschi focalizza l’importanza di comprendere cosa significhi cultura: non è solo nozioni o scolarizzazione, ma rappresenta una ricchezza della dimensione umana che – afferma – si avverte fino a livello fisico oltre mentale e psichico. Cultura è – suggerisce – anche la conservazione del valore di un odore o di un sapore che riportano al vissuto di una comunità, di un popolo. E dunque Tedeschi accenna alle sfide del dialogo interculturale sottolineando che l’umanità si misura con vari modelli ma che tutto fa parte di processi complessi e anche di mix di “formule”. Ma soprattutto si sofferma su un punto cruciale: si può dialogare se si è chiara la propria identità e quella dell’altro. E’ ingannevole – ricorda – l’illusione che possa aiutare una sorta di neutralizzazioe o diluizione delle identità. Inoltre oggi – raccomanda – è fondamentale difendere il patrimonio di memoria, di cultura di un popolo, ad esempio il patrimonio artistico– spiega – attiene molto alla fondamentale dimensione spirituale. Tedeschi ricorda la brutalità con cui alcuni estremismi cercano la distruzione del patrimonio culturale, di beni artistici proprio per distruggere la memoria. Ma ricorda anche come alcune logiche di consumismo presentino il forte rischio di svilire lo spessore culturale, la dimensione umana che va ben oltre il prezzo delle cose.