Adriana Masotti – Città del Vaticano
Due fratellini di nazionalità bulgara, una bimba di 2 e un bimbo di 4 anni, sono morti nel rogo che questa mattina, intorno alle 9.00, ha investito e distrutto tre unità abitative nel campo rom di Stornara, in provincia di Foggia. I due piccoli erano ancora a letto e sui loro corpicini è in corso l’accertamento medico-legale. Ancora non chiare le cause dell’incendio, al momento l’ipotesi è che le fiamme siano divampate da un braciere a legna ricavato nei bidoni usati per conservare l’olio, oppure da una stufa alimentata a legna non a norma. Sulla vicenda è stata avviata un’indagine per chiarirne la dinamica.
Nel campo condizioni di vita non dignitose
Quello di Stornara, che in molti definiscono ‘ghetto’, è uno dei più grandi insediamenti abitativi dei rom con circa mille presenze, prevalentemente cittadini bulgari. Non è autorizzato, le persone vivono in baracche, senza servizi igienici, con scarsa disponibilità di acqua e di energia elettrica. Lo conferma, ai nostri microfoni, Anelia Genova, mediatrice culturale bulgara, presidente della sezione Opera Nomadi di Foggia e volontaria della ong ’Solidaunia – la Daunia per il mondo onlus’. Anelia ha visitato spesso il campo rom di Stornara per prestare alle famiglie assistenza sanitaria spostandosi con un camper. “In questo campo come in tutti i ghetti in provincia di Foggia ci sono condizioni di vita molto brutte. Le persone vivono in baracche fatte di amianto o di altri materiali trovati così per strada. Dicono che c’è corrente, ma non tutte le baracche ce l’hanno e se ce l’hanno va a momenti; l’acqua è scarsa, ci sono rifiuti fuori e dentro come in tutti i ghetti. D’estate il numero delle persone aumenta perché arrivano qua per i lavori stagionali, d’inverno molti di loro tornano in Bulgaria, ma ci sono anche molti che vivono nel campo tutto l’anno”. La maggior parte dei rom lavora nell’agricoltura, la maggioranza senza contratto regolare, aggiunge Anelia.
Occorre trovare nei fatti soluzioni diverse
“Sono vicino alla tragedia che ha colpito la comunità di Foggia, ha dichiarato stamattina il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, commentando la tristissima notizia. E ha aggiunto: non possiamo che, ancora una volta, richiamare l’attenzione sulla sicurezza, anche delle fragili comunità, affinché un evento drammatico come questo non debba ripetersi. Mai più”. “Nel 2021 la possibilità che, soprattutto dei bambini, vivano ancora in condizioni disumane è intollerabile”, ha detto all’Adnkronos l’assessore al welfare della Regione Puglia, Rosa Barone. Il sindaco di Stornara, Rocco Calamita, ci tiene a dire che la sua amministrazione in più occasioni aveva “segnalato e portato a conoscenza a tutte le autorità competenti la situazione drammatica anche sotto il profilo sanitario del campo rom”. “È il momento che le parole lascino spazio ai fatti nella speranza che simili tragedie non abbiano a ripetersi”, conclude. Ma appunto, occorrono fatti. Anelia riferisce di un rapporto difficile con la popolazione residente nel territorio, anche se non sono mancati gesti di solidarietà verso i rom: ” Il campo è a tre km. dal paese di Stornara – dice Anelia -. All’inizio della pandemia un associazione locale, Sanitas Stornara, ha cercato di dare loro una mano, con il nostro aiuto e con il Banco alimentare, hanno portato alimenti, abiti. Ma per il resto non direi che i rapporti sono molto buoni, perché lì c’è sporcizia, spesso bruciano l’immondizia e certamente per la popolazione questo non va bene. Era intenzione di questa associazione invitare i bambini con i genitori per aiutarli ad imparare meglio la lingua, per fare con loro dei lavoretti, però purtroppo con l’aumento dei casi di Covid non si è potuto fare. E purtroppo, i bambini che vivono nel campo non vanno a scuola”.
La presenza nel campo della ong Solidaunia
’Solidaunia – la Daunia per il mondo onlus’ nasce a Foggia nel 2005 per operare nei vari Sud del mondo, mettendo in ’rete’ le esperienze nel campo dell’assistenza e della cooperazione già maturate sul territorio locale. E’ una ong che opera principalmente nel campo della cooperazione allo sviluppo, adoperandosi a sostegno delle popolazioni dei Paesi impoveriti. “Nel campo di Stornara noi facciamo assistenza sanitaria – spiega Anelia – portiamo il medico, distribuiamo medicine e vestiti, quando è possibile, ogni tanto portiamo libri, quaderni e penne per i bambini, parliamo, cantiamo con loro, ma questo non è sufficiente: i bambini rimangono là e sono isolati”. La gente deve vivere in maniera dignitosa, conclude Anelia, e i bambini devono studiare, questo è l’essenziale.