Michele Raviart – Città del Vaticano
Dopo oltre due settimane di dure proteste, che hanno causato almeno otto morti, il governo dell’Ecuador e i leader dei gruppi indigeni hanno trovato un accordo per far fronte ai problemi economici e sociali che stanno colpendo il Paese sudamericano, soprattutto per quanto riguarda il costo della benzina e lo sfruttamento dell’industrie minerarie e petrolifere.
Benzina meno cara e limitati gli sfruttamenti del territorio
“Abbiamo raggiunto l’obiettivo più alto al quale aspiravamo: la pace nel nostro Paese”, ha commentato su Twitter il presidente Guillermo Lasso. L’impegno del governo è stato quello di abbassare di ulteriori cinque centesimi di dollaro al gallone – per un totale di 15 centesimi – , dopo che le proteste avevano bloccato molte industrie petrolifere, prima fonte di reddito dell’Ecuador. L’accordo prevede anche consultazioni con le comunità locali per quanti riguardo lo sfruttamento minerario e petrolifero dei territori nei quali vivono gli indigeni, e di riserve e parchi naturali.
La mediazione della Chiesa
Importante è stato anche il ruolo di mediazione della Chiesa. In una conferenza stampa che si è svolta nella Chiesa della Trinità di Quito, monsignor Luis Cabrera – vescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador – ha ricordato le parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa e ha ribadito che “la pace sociale può essere trovata solo attraverso il dialogo”. “L’obiettivo principale della mediazione”, ha affermato, “è facilitare le condizioni affinché, in questo caso, il governo e le organizzazioni indigene possano raggiungere un consenso e dei compromessi che vadano a beneficio di tutti gli ecuadoriani e, in modo molto particolare, dei settori impoveriti ed esclusi”.