Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Il sangue e le trasfusioni salvano milioni di vite e migliorano la salute di molti pazienti. Anche durante la pandemia la rete della solidarietà non si è fermata. Per far crescere nel mondo la consapevolezza dell’importanza della regolarità delle donazioni si celebra il 14 giugno, la Giornata mondiale del donatore di sangue. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto quest’anno l’Italia per ospitare l’evento globale presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il 14 giugno il programma prevede l’inaugurazione del Villaggio virtuale dei donatori. Alle 21.00 il Colosseo viene illuminato di rosso. Lo slogan scelto per il 2021, “Dona il sangue e fai pulsare il mondo”, è un appello rivolto in particolare ai giovani.
In vista della Giornata mondiale del donatore, il segretario generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ricordato che “i giovani hanno sofferto immensamente durante questa pandemia, ma hanno mostrato una incredibile resilienza e capacità di adattarsi. “Molti donatori di sangue nel mondo – ha aggiunto – sono giovani ed è il momento di riconoscere il loro contributo incredibile alla salute delle rispettive comunità. Donando sangue, si salvano vite”. Nel 2020, in Italia, i donatori sono stati 1.626.506, per un 3,4% in meno rispetto al 2019, mentre quelli nuovi 355.174. Ogni donatore, in media, ha effettuato 1,8 donazioni l’anno.
Un atto semplice ma molto importante
La Giornata mondiale del donatore di sangue è stata istituita nel 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel giorno della nascita di Karl Landsteiner, scienziato premio Nobel scopritore dei tre gruppi sanguigni A – B – 0.. Questa ricorrenza è anche una preziosa occasione. Papa Francesco lo ha ricordato il 14 giugno del 2020, dopo la recita mariana dell’Angelus.
È un’occasione per stimolare la società ad essere solidale e sensibile a quanti hanno bisogno. Esprimo il mio apprezzamento a tutti coloro che compiono questo atto semplice ma molto importante di aiuto al prossimo: donare il sangue.
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Impegnarsi soprattutto dove c’è più sete di speranza
Il 20 febbraio del 2016 si è tenuto a Roma il Giubileo dei donatori di sangue. Il Papa, durante l’udienza giubilare in Piazza San Pietro gremita di fedeli tra cui 25 mila donatori provenienti da tutta Italia, si è soffermato sul valore dell’impegno. “Impegnarsi – ha detto – vuol dire mettere la nostra buona volontà e le nostre forze per migliorare la vita”, soprattutto nelle situazioni dove c’è più “sete di speranza”. Quel giorno erano presenti anche alcuni donatori della Banca del Sangue della parrocchia Santa Monica di Ostia. Queste sono alcune delle loro riflessioni dopo l’udienza giubilare.
Noi oggi eravamo in San Pietro proprio per partecipare al ‘Giubileo dei Donatori di Sangue’. Donare il sangue è un impegno. Noi come “Banca del Sangue del Bambino Gesù” collaboriamo con quest’ospedale da 30 anni, e vediamo tante persone assumersi questo impegno nel silenzio. Il donatore di sangue, infatti, non esprime quella che è la sua attività: è una persona che decide di donarsi senza chiedere nulla in cambio.
In questi gesti per i quali uno non si aspetta nulla in cambio c’è anche la “carezza di Dio”, come ha detto il Papa…
Sì, è un gesto di misericordia: è un dono proprio di sé, del proprio tempo, e anche di condivisione di quello che è l’amore verso Dio e gli altri. Probabilmente forse – diciamo così – è poco “sponsorizzato”, dovrebbe esserlo ancora di più. Tuttavia, secondo me, è una realtà – anche se magari nascosta – presente e viva. Soprattutto riguarda tanti giovani, tanti nuovi donatori che sono presenti, che vengono anche con molto coraggio, combattendo le proprie paure. Questo è bello e ci fa sperare anche per il futuro”.
Donare in sicurezza
Donare è un dono ed è doveroso che questo nobile atto di generosità possa svolgersi in piena sicurezza. Come rassicurare allora quelle persone che pur volendo donare il loro sangue, talvolta sono vinte dal timore di possibili complicazioni? Risponde a questa ed altre domande nel corso del programma il dottor Gianpietro Briola, Direttore Nazionale Avis.
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Il dottor Briola si è soffermato inoltre sui requisiti necessari per donare il sangue, a partire dall’età che deve essere compresa tra i 18 ed i 65 anni ed il peso che non deve essere inferiore ai 50 chilogrammi. “A chi ha paura dell’ago – ha affermato – dico che un dolore di una frazione di secondo salva la vita ad un’altra persona”. Ad un ascoltatore che nel corso del programma ha posto un quesito sulla possibilità di donare il sangue anche se tatuati, il dottore ha risposto in maniera affermativa, pur nel rispetto di tempistiche diverse.
Donare per salvare vite
Sono molti i giovani che decidono di donare sangue. Un gesto di grande civiltà. Alessandro Guarasci ha raccolto la testimonianza di una giovane donatrice, Diletta Corrado, di 22 anni:
Diletta è una studentessa in medicina e sottolinea che il gesto della donazione del sangue è innanzitutto una responsabilità: “per me – afferma – è molto importante perché un giorno avrò l’impegno morale ed etico di assistere i pazienti”. Donare il sangue – aggiunge – non costa niente e può aiutare la vita di molte persone. “È un piccolo gesto che può fare la differenza”.
Un gesto che nasce da un impulso generoso del cuore
“Nel donare il sangue o un organo del vostro corpo, abbiate sempre questa prospettiva umana e religiosa”. Il 2 giugno del 1984 Giovanni Paolo II rivolge queste parole ai partecipanti alla marcia della solidarietà organizzata dai dirigenti dell’associazione volontari italiani del sangue e donatori di organi. Prima del saluto, Papa Wojtyła intona l’inno conosciuto anche con il nome di “Christus vincit”.
Sono lieto di rivolgere un saluto particolare a tutti voi, donatori di sangue e di organi che partecipate alla marcia organizzata dai dirigenti dell’Associazione nazionale volontari italiani del sangue e donatori organi (Avis e Aido). Mi compiaccio con voi per questa iniziativa che è indice della vostra vitalità e del vostro spirito che vi hanno spinto a intraprendere questa marcia. Ma apprezzo soprattutto la finalità che vi ha riuniti e mobilitati: quella, cioè, di promuovere e incoraggiare un atto così nobile e meritorio come quello di donare il proprio sangue o un proprio organo a quei fratelli che ne hanno bisogno. Tale gesto è tanto più lodevole in quanto non vi muove, nel compierlo, il desiderio di interessi o di mire terrene, ma un impulso generoso del cuore, la solidarietà umana e cristiana: l’amore del prossimo che forma il motivo ispiratore del messaggio evangelico e che è stato, anzi, definito il comandamento nuovo (cf. Gv 13, 34). Nel donare il sangue o un organo del vostro corpo, abbiate sempre questa prospettiva umana e religiosa; il vostro gesto verso i fratelli bisognosi sia compiuto come un’offerta al Signore, il quale si è identificato con quanti soffrono a causa della malattia, di incidenti della strada o di infortuni nel lavoro; sia un dono fatto al Signore sofferente, che nella sua passione ha dato tutto se stesso e ha versato il suo sangue per la salvezza degli uomini.
Donazione del sangue e campagne pubblicitarie
L’Ente no Profit Pubblicità Progresso nel 1971 ha prodotto la prima campagna pubblicitaria per sensibilizzare alla donazione del sangue. Attraverso la collaborazione tra pubblicitari ed esperti in problematiche sociali – ricorda nella sua scheda Silvia Giovanrosa – si riuscì a produrre una tra le migliori campagne di comunicazione sociale in termini di risultati ottenuti. Lo slogan recitava: “C’è bisogno di sangue. Ora lo sai”. Nel 1971, infatti, le donazioni di sangue erano esigue e discontinue. Negli ospedali prosperava indisturbato il mercato nero del sangue. Nello spot di Pubblicità Progresso un’equipe di medici sta effettuando una trasfusione di sangue su un bambino gravemente malato. Al termine dell’intervento, uno dei medici parla direttamente alla macchina da presa. In tono serio e perentorio ammonisce lo spettatore a trovare il tempo di donare il sangue per salvare vite. Il bianco e nero della pellicola, il costante rumore di fondo del respiratore e l’ambiente della sala operatoria accompagnano il messaggio dello spot. Le parole dirette del medico suonano come un monito, un avvertimento.
Molte persone sono consapevoli che donare il sangue è un’ottima pratica ma forse molte altre non sanno che la loro donazione è a scadenza, ha un tempo ben determinato, 42 giorni. Lo spiega bene la Croce Rossa Australiana in uno spot dove protagonista è un bambino in un letto di ospedale che sta cercando di addormentarsi mentre il padre legge ad alta voce il libro Guida Galattica per Autostoppisti. Nel libro ricorre sempre un numero, il 42, come risposta alle più grandi domande della vita e dell’universo. L’autore Douglas Adams non spiega mai cosa sia questo numero misterioso. La Croce Rossa Australiana risolve l’enigma con questo emozionante spot. Il numero 42 sono i giorni di vita dei globuli rossi. Per questo è necessaria una donazione frequente e continua. L’ Efs, ente di sanità pubblica francese che si occupa della raccolta e della donazione del sangue, invita con un piccolo ma efficace spot a considerare l’importanza di condividere il potere che ogni uomo ha di salvare la vita donando. Infine, tornando in Italia, un altro spot prodotto dal Ministero della Salute è rimasto nell’immaginario collettivo perché di notevole impatto emotivo. Un giovane ed un adulto si incontrano all’uscita di un centro trasfusionale e tra loro avviene un breve dialogo dove si sottolinea come non sia necessario conoscere qualcuno per decidere di aiutarlo. Le donazioni di sangue sono un atto gratuito ed anonimo per chi dona e per chi riceve.
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La puntata numero 84 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco