Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
La notizia dell’“amanuense del terzo millennio” che sarebbe andato dal Papa circolava da qualche settimana sui media locali. E in realtà da mesi era nota l’opera che gli è valsa l’appellativo, la traduzione della “Bibbia in piasintein”, la Bibbia in dialetto piacentino, un lavoro monumentale e certosino allo stesso tempo, ultimato in quattro anni di lavoro, per 4 mila pagine stampate in 10 volumi per una trentina di copie solamente .
La storia di questa impresa realizzata da Luigi Zuccheri, 78.enne pensionato di Alseno, Comune tra Piacenza e Parma, non solo è arrivata dal Papa ma dalla sua finestra su Piazza San Pietro al resto del mondo quando Francesco, verso la fine dei saluti conclusivi, ha riferito di aver ricevuto stamattina a Casa Santa Marta un “piccolo gruppo di fedeli” che gli ha donato una copia di questa Bibbia così particolare. Ma soprattutto, ha sottolineato Francesco, sono state le parole dell’autore a colpirlo con forza, da cui ricavare una volta di più un consiglio:
Mi diceva che leggeva, pregava e traduceva. Io vorrei ringraziare questo gesto e anche un’altra volta dirvi di leggere la Bibbia, di leggere la Parola di Dio per trovare lì la forza della nostra vita e anche – in questo mi ripeto – portare sempre con voi il Nuovo Testamento, un Vangelo tascabile: nella borsa, nella tasca, poter leggerlo in qualsiasi momento della giornata. Così troveremo Gesù nella Sacra Scrittura.
Qualche mese fa, ha riferito la Curia piacentina, Luigi Zuccheri aveva portato al vescovo di Piacenza-Bobbio, Adriano Cevolotto, una copia della sua Bibbia in dialetto e le cronache locali avevano dato risalto a un lavoro condotto con la passione antica della scrittura a mano, cominciata su piccoli fogli di carta e divenuta poi un’opera dall’elegante veste tipografica, grazie all’aiuto dell’imprenditore Gianfranco Curti, presidente della Gas Sales. E ora l’ultimo gradino, quello più inatteso, un posto tra gli scaffali in Vaticano dove riposano infiniti capolavori.