Don Dall’Olio: la Carovana a Leopoli, una profezia per un domani di pace

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Basta un timbro a sgretolare il muro, seppur invisibile, di una frontiera. Quando Sasha lo ha visto apporre sul suo passaporto, ha abbracciato la moglie Marina, col la quale il confine lo ha valicato, assieme ai tre figli, uno di nove anni e gli altri due, gemellini, di 8. Un’immagine che resterà indelebile nella memoria di don Tonio Dall’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi e della Commissione Spirito di Assisi, promossa dalla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, partecipante alla Carovana della pace che da Gorizia si è recata il 2 aprile a Leopoli per consegnare aiuti umanitari e che è ritornata nei giorni scorsi portando in Italia circa 300 profughi ucraini tra i più vulnerabili, come la famiglia di Sasha, colpita dalla grave disabilità di uno dei due gemellini.

Ascolta l’intervista con don Tonio Dall’Olio

Una luce di fraternità nuova

“Porterò per tutta la vita con me quell’abbraccio, e poi penso: quando uno deve scappare, cosa raccoglie? Cosa porta con sé? Si rischia di non riuscire a prendere le cose essenziali per poter partire”. Un pensiero drammatico, poi però “in questo dramma, si accendono delle luci che fanno sperare in una fraternità nuova”. Che è quella avviata dalla Carovana, composta da 66 pulmini e 221 persone di 89 associazioni, riunite dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, tra le quali Pax Christi, Nuovi Orizzonti, Arci solidarietà, Archivio disarmo, Movimento dei Focolari, Focsiv, Pro Civitate Christiana. Tra loro anche l’arcivescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriani, “non a caso di Bari – aggiunge don Tonio – dove c’è il culto di San Nicola, che garantisce una plurisecolare tradizione di relazioni con la Russia e l’Ucraina, e che ha partecipato forte del sostegno dell’intera Conferenza episcopale italiana, che si è fatta viva anche con un messaggio, con una lettera, che per noi è stata sia una benedizione sia un sostegno”. 

Un’iniziativa di incontro

Una rete pacifista che, con l’azione Stop the War, di sicuro non ha fermato la guerra, ma che però ha “aperto un solco”, spiega ancora don Tonio, perché ha avviato contatti con ong di vario genere e che ha fatto commuovere i cittadini di Leopoli, che non avevano ancora visto una azione di pace. Grazie a questa collaborazione, gli aiuti umanitari portati dalla Carovana sono stati mirati: farmaci, presidi medici che scarseggiano o che addirittura non si trovano per nulla, in totale 30 tonnellate. “Accanto a questo – aggiunge il religioso – è stata un’iniziativa di incontro con le persone, con gli abitanti di Leopoli e con i profughi che a Leopoli si concentrano. È stato un incontro con alcune istituzioni come l’ambasciata italiana e il sindaco della città e poi, ancora, con le autorità religiose della Chiesa greco-cattolica, con quella latina e quella ortodossa. Con loro abbiamo cercato di capire anche su quali basi poter ricostruire un clima di fiducia e di pace, si è poi svolta una manifestazione che ci ha portato dalla stazione di Leopoli, punto di riferimento di tante persone che sono costrette a lasciare il Paese, fino al centro della città. L’unica manifestazione che finora si sia svolta da quelle parti per la pace”.

La voglia di normalità

La popolazione di Leopoli incontrata dalla Carovana, secondo il racconto di don Tonio, è “avvinghiata alla normalità, dalla quale non intende prendere le distanze. I negozi sono aperti, i filobus scorrazzano normalmente per la città, la gente si reca al lavoro”. Una normalità che non fa pensare alla guerra, che però viene ricordata dagli allarmi antiaerei che ogni tanto scattano e che costringono alla fuga nei rifugi, il che crea “il fortissimo contrasto tra la normalità che si vuole rivendicare e affermare e questa straordinarietà nefasta, distruttiva, che nessuno vuole, perché tutti subiscono la guerra”. L’auspicio è che questa azione possa divenire una profezia del domani, che possa dar vita ad “una forza di interposizione che possa riuscire, prima dell’esplodere di un eventuale conflitto, a rendere consapevoli che i civili sono le prime vittime”. Per questo non dovrà scemare l’attenzione, e a far sì che questo non accada saranno le relazioni intessute dalla Carovana nei giorni trascorsi a Leopoli, nuovi rapporti per formare tale forza, grazie alla partecipazione di tutti i “Paesi dell’Europa, che siano dell’Unione europea o che abitino alle sue porte”.