Domenica della Parola, l’impegno ecumenico della Società biblica in Italia

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Antonella Palermo – Città del Vaticano

Cosa è questa stella che i Magi si mettono a seguire e che li porterà all’incontro con Gesù? È la stessa Parola di Dio, il fondamento, la sorgente su cui si può costruire un sincero dialogo ecumenico. Ne è convinto don Luca Mazzinghi, parroco nell’arcidiocesi di Firenze, professore di Esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana e, da ottobre scorso, presidente della Società biblica in Italia (Sbi). Da questa precisazione – che prende in considerazione il tema scelto quest’anno per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani: “In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” – nasce una riflessione sulla centralità delle Scritture per la vita delle Chiese e sulla necessità di un maggior approfondimento di una Parola che è inesauribile. 

La stella che guida i Magi è la Parola di Dio

“Nel racconto dell’evangelista Matteo sui Magi, si legge che quando arrivano a Gerusalemme non è più solo la stella che li può guidare ma è la Parola della Bibbia; sentono leggere il Libro del profeta Michea e scoprono che Betlemme è la città dove è nato quel Re che essi stanno cercando. Quindi la stella è la stessa Parola di Dio”, così precisa Mazzinghi, che illustra il lavoro su cui la Sbi è impegnata – e lo sarà a lungo – già da tempo, tenendo conto che, come altre 150 Società bibliche nel mondo, ha lo scopo di lavorare per la massima diffusione della Bibbia. Ne fanno parte membri di diverse Chiese cristiane in Italia, ma anche persone semplicemente interessate alla diffusione delle Scritture. 

Ascolta l’intervista a don Luca Mazzinghi

Lavori in corso per un’edizione ecumenica del Nuovo Testamento

La Società biblica è alle prese con un ulteriore passo che vede le Chiese in sinergia. All’inizio dello scorso dicembre, ha pubblicato, insieme alla Claudiana, un volume del Nuovo Testamento con, nella stessa pagina, in due colonne, il testo CEI e in parallelo il testo della nuova Bibbia italiana della Riforma, che è il testo usato dalla maggior parte delle Chiese protestanti in Italia. Curato da Mario Cignoni, docente di greco alla Facoltà valdese di Teologia e segretario generale della Sbi, pone le traduzioni non in contrasto tra loro, ma offre ai lettori la possibilità di valutare sintonie e differenze. “Tuttavia, non è ancora una traduzione condivisa – spiega Mazzinghi – poiché è un testo dove troviamo due traduzioni in parallelo, che già però è tanto in un unico volume”. Il progetto nuovo è, pertanto, un’edizione del Nuovo Testamento “veramente ecumenica, cioè una traduzione che sia fatta insieme – da cattolici e Chiese protestanti e riformate – e che poi possa essere approvata da tutte le Chiese, cattolica, protestante e riformata, che sono in Italia. Un testo sul quale si possa riflettere, lavorare e studiare insieme”, aggiunge don Luca. Alcuni libri sono già di fatto pronti. “Si tratta di tradurre e quando si traduce vale la fedeltà al testo e alla lingua che è l’italiano”, osserva ancora Mazzinghi. “Quindi le differenze di impostazione ecclesiale delle varie Chiese sono relative perché, se siamo obiettivi e onesti, il testo biblico è lo stesso per tutti. Poi, se si tratta di interpretarlo, allora nascono diversità, ma il testo biblico è quello per tutti. “Ci fidiamo delle sorprese dello Spirito – aveva espresso di recente il sacerdote – e pensiamo a un ecumenismo pratico, concreto, che nasce da rapporti umani reali. Così sarà forse possibile proseguire un cammino di dialogo a partire da un’unica traduzione condivisa, nella quale, speriamo, i punti di unità risalteranno più che le differenze”.

Ancora poco frequentata la Parola di Dio 

Il 23 gennaio sarà celebrata la Domenica della Parola, che cade proprio nell’ambito della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani. Ci si chiede quanto sia di fatto “masticata” questa Parola. “Limitandomi all’esperienza in Italia, posso dire che la Parola di Dio è ancora molto poco conosciuta, poco letta e poco studiata dai cristiani nella Chiesa cattolica”, asserisce Don Mazzinghi che aggiunge: “C’è ancora molto cammino da fare”. Il sacerdote evidenzia alcune luci: gruppi biblici, diocesi che pongono al centro del cammino pastorale la Parola di Dio, singoli cristiani che si accostano alla Bibbia ogni giorno, e ricorda che senz’altro la situazione è cambiata dai tempi precedenti al Concilio. “E tuttavia, se ci si guarda intorno, a cominciare dagli stessi preti, non c’è una vera centralità della Parola di Dio nella vita del popolo cristiano, complessivamente”. Sulle ragioni di una tale scarsa affezione, don Luca osserva che c’è ancora un po’ di sospetto verso la Bibbia, l’idea che sia un libro antiquato, superato, per soli addetti ai lavori”. Cita anche un centro devozionalismo, molto diffuso, che fa sì che la Bibbia venga messa da parte perché considerata, in fondo, “quasi superflua”.

Le Sacre Scritture non sono un rifugio che ci allontana dalle ‘opere’

“Per le Chiese cristiane il punto di partenza di qualunque nostro modo di essere e di pregare è la Bibbia”, ribadisce Mazzinghi che cita la Dei Verbum. “L’importante è capire che qualunque nostro ‘fare’ o ‘essere’, la nostra stessa vita cristiana ha come fondamento la Parola di Dio. Altrimenti, che fare è? Papa Francesco più volte ha spiegato che la Chiesa non è una Ong che assiste il prossimo. La Chiesa è una comunità di fedeli che credono in Gesù Cristo e si basano sulla sua Parola. Se non c’è questo, costruiamo sulla sabbia. Non c’è nessuna opposizione tra la Parola e il ‘fare’. Sarebbe come dire che i monasteri di clausura andrebbero chiusi perché lì si prega e basta. Sarebbe un’assurdità che distrugge l’essenza stessa del nostro essere Chiesa”.