Fausta Speranza – Città del Vaticano
Un contributo significativo al progresso sociale dell’Europa sotto il profilo delle condizioni di lavoro, della protezione sociale, della salute pubblica, della parità tra donne e uomini e dei diritti dell’infanzia: è quanto viene riconosciuto alla Carta sociale europea, adottata il 18 ottobre 1961. Quest’anno si ricorda anche il 25.mo anniversario della firma della versione rivista della Carta.
La Carta – sottolinea lo storico Agostino Giovagnoli, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – e le decisioni adottate dagli Stati membri in diversi settori ha influenzato la legislazione dell’Unione europea e ha contribuito a sviluppare in altre parti del mondo il diritto internazionale in materia di diritti umani.
Spesso considerata la Costituzione dell’Europa in campo sociale, da 60 anni è custode dei diritti economici e sociali fondamentali. La Carta e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo sono i due meccanismi essenziali del sistema europeo di protezione dei diritti umani. Il documento – ricorda Giovagnoli – pone l’accento sulla tutela dei membri più vulnerabili della società, come le persone anziane, i minori, gli immigrati e le persone con disabilità.
La sfida del liberismo
Lo storico ricorda come i processi di integrazione a livello di Unione europea si siano mossi soprattutto nell’ambito economico e in quello dei diritti civili. Meno è stato fatto – spiega – sul piano dell’integrazione e assimilazione di principi sociali. E Giovagnoli mette in luce anche un aspetto importante: in questi ultimi decenni si è accentuato il liberismo ed è stata come una corrente che ha remato contro. Ma il professore sottolinea anche che l’Europa, nonostante tutto, è un’isola felice rispetto al resto del mondo per quanto riguarda la democrazia, i diritti civili e anche i diritti sociali.
Sottolineando che molto ancora resta da fare anche per non tornare indietro, Giovagnoli richiama l’attenzione su un dato significativo e importante: la pandemia è stata un grosso male che tutto il mondo ha dolorosamente affrontato ma bisogna riconoscere che è stata, per l’Europa, una opportunità per un salto di qualità in tema di salute. Per la prima volta – sottolinea – è stata concertata una risposta comune per quanto riguarda i vaccini, alcuni provvedimenti sanitari ma anche alcune misure sociali che sono scattate, oltre all’investimento notevole dei recovery fund.
Il dibattito sulle disuguaglianze crescenti al centro delle celebrazioni
I diritti sociali rappresentano un elemento fondamentale del sistema globale di garanzie collettive per la protezione dei diritti umani in Europa. “La pandemia di Covid-19 ha accentuato le crescenti disuguaglianze all’interno delle società. La Carta sociale del Consiglio d’Europa aiuta gli Stati membri a combattere questa tendenza, sostenendo lo sviluppo di dispositivi di protezione dei diritti sociali efficaci anche in tempi di crisi”, ha dichiarato la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić, in vista della celebrazione dell’anniversario, che si tiene oggi nell’ambito di un panel di alto livello organizzato presso il Palais de l’Europe a Strasburgo.
Intervengono oltre alla Segretaria generale, Péter Szijjártó, ministro ungherese degli Affari esteri e del Commercio, presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Rik Daems, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Nicolas Schmit, Commissario europeo per il Lavoro e i Diritti sociali, e Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Segue una tavola rotonda, con la partecipazione di esponenti di alto livello del Consiglio d’Europa, dell’Unione europea e delle Nazioni Unite.