Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Il bilancio delle vittime delle inondazioni, causate dalle torrenziali piogge dell’ultima settimana, continua a salire, sia nell’isola indonesiana di Flores, che nel vicino Timor Est. I morti sarebbero arrivati a oltre 90, decine i dispersi. Le azioni di soccorso vengono ostacolate dall’impraticabilità di ponti e strade, danneggiati dalle piogge torrenziali e coperte di fango e detriti, dalla mancanza di attrezzature adatte, dalle interruzioni di corrente, così come dal fatto che la zona può essere raggiunta solo via mare, attualmente molto mosso. Il ciclone tropicale Seroja sta continuando la sua azione distruttrice e le previsioni sono che anche nei prossimi giorni, nel suo cammino verso l’Australia, continuerà a martoriare i Paesi del sud-est asiatico.
Centinaia gli sfollati, sulle vittime caduta anche la lava solida
Gli sfollati sarebbero centinaia, forse anche migliaia, hanno tutti dovuto lasciare le loro case, alcune delle quali completamente spazzate via dalle acque. Le piogge hanno anche causato la caduta di lava solidificata dalle pendici del vulcano Lewotolok, dopo l’eruzione del novembre scorso, e hanno colpito diversi villaggi. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha ordinato al governo e ai capi dell’esercito, della polizia e dell’agenzia per i disastri di eseguire il più rapidamente possibile le misure di risposta all’emergenza e, in un discorso televisivo alla nazione, ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e a tutte le persone colpite.
Un Paese spesso colpito da drammatici eventi atmosferici
Il bilancio sembrerebbe destinato ad aumentare, ha dichiarato Joaquim José Gusmão dos Reis Martins, sottosegretario alla protezione civile del Paese. I drammatici eventi atmosferici di questi giorni non sono nuovi all’Indonesia, dove le piogge stagionali provocano spesso inondazioni e frane, colpendo milioni di persone che vivono in zone montagnose o nei pressi di pianure alluvionali.