Oltre alla perdita di vite umane, il sisma del 6 febbraio ha provocato la distruzione di molta parte del patrimonio storico artistico. Ancora non si conosce l’entità dei danni, ma si calcola che siano enormi. L’Unesco si è già resa disponibile per condurre indagini e una prima stima
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Quanto sono diverse le rovine provocate dalla guerra rispetto a quelle fatte crollare dai terremoti? Quanto sono diverse le rovine ucraine da quelle turche e siriane? Le terribili immagini che vediamo riguardano geografie diverse, ma sembrano simili. L’occhio dello specialista di statica distinguerà le differenze, ma la prima percezione è la stessa: un cumulo grigio, doloroso e spettrale. Con il terremoto del 6 febbraio, luoghi e città intere hanno cambiato volto e oltre alle vite umane di chi vi abitava, se n’è dissolta la storia. L’area investita dal sisma circonda la grande insenatura sul mare di fronte all’isola di Cipro, il golfo di Iskenderum, e si addentra nell’Anatolia a cavallo tra il confine turco e quello siriano.
Luogo di passaggio e di incontro tra oriente e occidente
Si tratta di un luogo abitato da civiltà antichissime. La sua posizione di passaggio tra oriente e occidente contribuì a richiamare popoli fin dalla preistoria. Hatti, Ittiti, Assiri, Persiani, Greci, per citare quelli più antichi. Un territorio che il terremoto ha aggredito molte volte, a causa della sua geomorfologia. Si tratta, infatti, di un’area tettonicamente molto attiva. Anche nel XIX secolo ci sono stati sismi violenti, così come ancora più indietro durante l’impero romano – dicono le fonti – e in epoca tardo antica, ma quello cui abbiamo assistito è stato considerato tra i più violenti della storia.
L’epicentro: il castello di Gaziantep
Gli effetti della devastazione sono impressionanti ma ancora non definitivi e destinati, purtroppo, a peggiorare. L’epicentro si trova sull’altipiano a occidente dell’Anatolia sud-orientale turca, dove sorge il castello bizantino di Ganziatep, candidato dal 2012 a entrare nella lista ufficiale dei siti Unesco.
Il giro di mura, rafforzato da torri possenti, costruito in blocchi di pietra, sulla sommità della collina, oggi appare come un enorme cumulo di macerie. La costruzione così come appariva prima della distruzione finale è l’atto di molte fondazioni e rimaneggiamenti che si sono succedute nel tempo: prima un luogo di avvistamento militare ittita, risalente a 6000 anni fa, poi fortezza romana, tra II e III secolo d. C. E ancora grandi rinforzi alla struttura sotto il regno di Giustiniano, imperatore romano d’oriente, tra il 537 e il 565. Fu abbandonato o ristrutturato secondo il contesto storico e il bisogno del momento, sotto il dominio dei Mamelucchi, dei Dulqadiridi e degli Ottomani e ancora durante le epoche delle crociate, e infine durante la dominazione araba nel Quattrocento. Vicende storiche serrate, ma che molto dicono sul ruolo strategicamente importante del sito. Attualmente conservava un museo di arte militare e reperti provenienti dal territorio.
Luoghi del primo cristianesimo
L’enorme energia liberata dalla terra si è irradiata e ha percorso un ampio territorio, distruggendo poi altri siti di enorme importanza storico- archeologica. Territori che durante la storia furono attraversati da Persiani, Greci, e tra questi Alessandro Magno, fondatore di diverse città, e poi Romani… un vero luogo di passaggio fondamentale tra civiltà diverse. Di qui passavano la marcia rumorosa degli eserciti e i passi silenziosi dei primi cristiani. Grande parte dei Vangeli è stata composta in questi luoghi. Di qui passarono Maria e Giovanni recandosi verso Efeso. Di qui passò Pietro, la cui memoria si trova ad Antiochia sull’Oronte, nella grotta che il sisma non ha toccato, distruggendo però la chiesa antistante Soprattutto su queste terre passò Paolo, che scelse queste città per portare la sua prima opera missionaria, a partire da Tarso, sua città natale.
Effetti destinati a peggiorare
Gli effetti della devastazione sono impressionanti ma ancora non definitivi e destinati, purtroppo, a peggiorare. Terremoti di queste dimensioni, inoltre, sono accompagnati da un gran numero di eventi: non soltanto scosse di assestamento ma anche collassi e frane che non potranno che rappresentare un ulteriore pericolo. La preoccupazione cresce e ci si chiede cosa ne sia degli importanti musei sparsi nel territorio, come quello di Hatay, che cosa ne sia di Zeugma, celebre luogo di importantissimi ritrovamenti recenti, soprattutto mosaici. Crollano strutture antiche così come quelle moderne. Vediamo in diretta palazzi implodere come se fossero eteree strutture di carta. La chiesa cattedrale dell’Annunciazione di Iskenderun, del XIX secolo, è stata una delle prime a crollare e si sa che è stata distrutta anche la cappella costruita in memoria di monsignor Luigi Padovese, ucciso nel 2010 ad Alessandretta, città portuale colpita dal terremoto e da un grande incendio.
Le prime valutazioni dell’Unesco
L’Organizzazione, insieme al Consiglio internazionale per i monumenti e i siti (ICOMOS) si è già resa disponibile a condurre una prima valutazione dei danni. Audrey Azoulay, direttore generale Unesco, nell’esprimere cordoglio per le vittime del sisma, ha espresso il suo sostegno promettendo assistenza “nell’ambito del suo mandato”. Peraltro alcuni siti, come Aleppo, erano già iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo. In particolare, si riscontrano crolli alla cittadella e alla torre occidentale delle mura. Aleppo, favolosa città siriana, una delle più antiche al mondo: da dodici anni vessata dalla guerra civile e ora distrutta dal terremoto. Ancora danni in Turchia si registrano nella città di Diyarbakir, dove sono collassati diversi edifici appartenenti alla fortezza di Diyarbakir e ai giardini di Hevsel, importante sito di epoca romana, poi sassanide, bizantina, islamica e ottomana. Infine, ci sono altri siti già inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale, come Göbekli Tepe, il Monte Nemrut e il Tumulo di Arslantepe, che si teme siano stati serimanete danneggiati.