Dieci leader religiosi della città di Korçë oggi all’udienza generale in piazza San Pietro per salutare il Papa e testimoniare, con la propria esperienza personale, l’importanza della convivenza interreligiosa e interetnica
di Fabrizio Peloni
Un viaggio di fraternità per mostrare la forza del dialogo interreligioso come esempio del vivere insieme e di lotta a ogni forma di conflitto. Per un’alternativa chiara e concreta al cosiddetto “scontro di civiltà”. Dieci leader religiosi della città di Korçë, nel sud est dell’Albania, stamane in piazza San Pietro per l’udienza generale, hanno testimoniato, con la propria esperienza personale, l’importanza della convivenza interreligiosa così come di quella interetnica. Proponendo un modello di cooperazione nato in un Paese che è stato terra di martiri e dove musulmani sunniti, cristiani ortodossi, cattolici, bektashi vivono insieme.
Conoscersi e accettarsi nelle differenze
Da alcuni mesi – racconta don Riccardo Scorsone, vicerettore del Pontificio Collegio Urbano “De Propaganda Fide”, che ha accompagnato il gruppo – è stato avviato «un programma prolungato di condivisione di tempi e di spazi, che aiuta a conoscersi e accettarsi nelle differenze, facendo in modo che prevalgano la tolleranza e la pace, in una parola la fraternità». In Albania, fanno presente i membri della delegazione, il pluralismo religioso è da sempre un valore e anche un modello da proporre.
Della delegazione fanno parte: per la comunità cattolica, l’amministratore apostolico dell’Albania meridionale, monsignor Giovanni Peragine, e don Ignazio Bonsignore; per gli ortodossi, i padri Mihal Sanellari e Vangjel Sotiri; per la comunità evangelica, i pastori Sean Mason e Elidon Lilo; per quella musulmana, il mufti Ledian Cikalleshi e il signor Marenglen Ocka; e per la comunità bektashi, Baba Sadik Ibrokodheli e Ibra Perparim.
Visite nei luoghi di culto di Roma
Nella loro tre giorni a Roma visiteranno i rispettivi luoghi di culto. Ieri sono stati a San Teodoro al Palatino, domani si recheranno alla moschea e poi faranno visita alla comunità bektashi che a Capena dal 2021 ha un centro di riferimento. Il gruppo ieri ha anche compiuto una visita al Dicastero per il dialogo interreligioso. E sempre in tema di dialogo tra le religioni, un officiale del medesimo Dicastero ha accompagnato all’udienza Muurat Iusuf, mufti di Romania, assieme a una delegazione musulmana di altre quattro persone.
La mostra Changes alla Cop28 di Dubai
«Porteremo alla Cop28 di Dubai la mostra fotografica “Changes” che per tutta la durata del Sinodo è stata esposta nella Sala stampa della Santa Sede»: lo rende noto Lia Beltrami, ideatrice dell’esposizione insieme con la sorella Marianna, che stamattina era in piazza San Pietro con i partecipanti alla tavola rotonda “Care for our Common Home Building & Communicating an Economy that Promotes Sustainability & Peace”, promossa dalla Pontificia Accademia per le scienze e dai Dicasteri per la comunicazione e per il servizio dello sviluppo umano integrale, svoltasi ieri alla casina Pio IV.
Il saluto ai giovani di Valencia
Hanno donato simbolicamente al Papa la pañoleta, il tradizionale fazzoletto arrotolato intorno al collo, i rappresentanti del Movimento dei giovani dell’arcidiocesi di Valencia (“Juniors Moviment Diocesà”). Il Movimento, che quest’anno celebra i 40 anni di attività, «è nato nelle parrocchie e oggi, con oltre tredicimila persone, vuole essere una presenza, uno strumento per generare esperienze che permettano a questi ragazzi di scoprire l’amore di Dio», afferma don Domingo Pacheco, giovane sacerdote che proprio all’interno di questa realtà ha scoperto la sua vocazione. I giovani sono ospitati in questi giorni presso il Pontificio Collegio Spagnolo. Ad accompagnarli a Roma l’arcivescovo di Valencia, monsignor Enrique Benavent Vidal, che proprio oggi ha festeggiato con i ragazzi i suoi 41 anni di sacerdozio, e il vescovo ausiliare, monsignor Arturo Pablo Ros Murgadas, presidente della Commissione per la gioventù e l’infanzia della Conferenza episcopale spagnola.
Le suore di Praga in piazza
Significativa, poi, la presenza di una delegazione dell’Ospedale delle Suore di misericordia di San Carlo Borromeo venuta dalla Repubblica Ceca. A Praga la congregazione religiosa ha ripreso trent’anni fa la gestione del nosocomio, fondato nel 1854 e poi espropriato dallo Stato durante il regime comunista. «Unico ospedale religioso con la terapia intensiva sul territorio nazionale, viene indicato nei sondaggi pubblici come uno dei migliori centri sanitari del Paese» spiega la direttrice, suor Radima Ivančicová, che ha guidato il gruppo insieme al dottor Jan Švejda, in rappresentanza del corpo medico, e all’ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede, Vaclav Kolaja.