Marco Guerra – Città del Vaticano
Circa due milioni di rifugiati sono entrati dall’Ucraina nell’Ue in 12 giorni. Lo stesso numero di persone che è stato ricevuto nei confini dell’Unione complessivamente nel 2015 e 2016. Circa un milione in Polonia, quasi mezzo milione in Romania, 170mila in Ungheria, 130 mila in Slovacchia, ha riferito la Commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo.
Crescono i bisogni della popolazione
La situazione che si è venuta a creare è stata definita dal presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa, Francesco Rocca come la più grande emergenza umanitaria che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni. La più estesa organizzazione umanitaria internazionale reputa infatti che “gli spostamenti e i bisogni sono grandi e cresceranno ulteriormente sia in Ucraina che altrove”.
Della Longa (Croce Rossa): 18 milioni di persone colpite dal conflitto
Tommaso della Longa, portavoce della Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, spiga a VaticanNews che l’emergenza cresce di giorno in giorno, con migliaia di persone senza cibo e acqua, intere città senza elettricità, infrastrutture a rischio, mancanza di rete telefonica per rimanere in contatto con i propri cari e milioni di persone che si spostano fuori dal Paese e dentro la stessa Ucraina. “Sono stati finiti in poco tempo gli aiuti già presenti nei magazzini ucraini della Croce Rossa – riferisce Della Longa – ma sono state messe in moto le nostre squadra nei Paesi confinati, compresa la Russia”. “Stiamo assistendo a quella che diventerà la crisi umanitaria più grande che l’Europa abbia mai visto da molti decenni a questa parte. Un terzo della popolazione ucraina, circa 18 milioni di persone sono state colpite dal conflitto”, spiega ancora il portavoce della Croce Rossa che mette però l’accento sulla risposta positiva attuata da tutti i Paesi confinanti, compresa la Moldavia che è già di suo un Paese ancora molto fragile. Si sta già pensando ai passi successivi: “C’è una situazione da costruire nelle comunità che ospitano i rifugiati da qui ad un tempo abbastanza lungo. Devono avere accesso alla sanità, alla scuola e a tutti i servizi”. Croce Rossa sta intanto provvedendo anche alla vaccinazione dei rifugiati ucraini e all’accesso a tutte le altre cure sanitarie.
Servono kit per curare le ferite di guerra
Tra le richieste che arrivano dal terreno ci sono anche quelle di dispositivi e medicine volte a far fronte alle tipiche conseguenze di un conflitto, “Le prime necessità sono i kit di primo soccorso per la cura di ferite di guerra, ovvero ustioni, colpi di arma da fuoco, tutto quello che è inerente una situazione di conflitto. Poi ci sono le consuete richieste di cibo e vestiti”. Secondo Della Longa il problema non è il reperimento di questo materiale ma la logistica, cioè “come farlo arrivare nelle zone dove si combatte”. Proprio per questo motivo come Croce Rossa chiediamo prima di tutto l’aiuto economico, prima che l’invio di beni di prima necessità. “In questi casi c’è bisogno di una risposta standardizzata – prosegue il portavoce della Croce Rossa – noi abbiamo una lista delle necessità che ci arriva quotidianamente dalla Croce Rossa ucraina, quindi rispettiamo ogni dono, ma con un aiuto economico possiamo intervenire in maniera più corretta”. I colleghi ucraini di Croce Rossa raccontano storie drammatiche e la richiesta di sacche per le salme è quella che colpisce di più chi osserva da lontano questo conflitto. “Mancano anche ossigeno, insulina e medicinali di base e anche questo racconta la drammaticità del vissuto quotidiano in Ucraina”. Infine Della Longa condivide un segnale di speranza: “Dall’inizio del conflitto più di 3000 persone si sono messe a disposizione di Croce Rossa Ucraina per diventarne volontari. L’idea che qualcuno, invece di schierarsi in battaglia decida un ruolo neutrale per aiutare tutte le vittime del conflitto a rischio della propria vita è un grande segno di speranza”. La Croce Rossa rinnova quindi l’appello a tutte le parti in conflitto a garantire il ruolo e lo spazio per un aiuto umanitario indipendente.