Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Morte, violenza, disperazione. La fame, la mancanza di carburante, una precarietà che è drammaticamente cresciuta con la pandemia ed ha raggiunto livelli record con l’aumento dei costi di energia e materie prime. Lo Sri Lanka è in crisi economica e anche politica, con le dimissioni del primo ministro Mahinda Rajapaksa, evacuato insieme alla famiglia in una località segreta dopo che la sua residenza era stata presa d’assalto dai manifestanti”. Lo afferma monsignor Neville Joe Perera, coordinatore Migrantes per le comunità cattoliche srinkalesi in Italia:
Che effetto le ha fatto sentire le parole del Papa all’udienza generale? Cosa suscitano nella popolazione srilankese?
Lo scorso 25 aprile, nel nostro incontro a San Pietro con gli srilankesi in Italia, la nostra Conferenza Episcopale e alcuni vescovi italiani, il Papa ha voluto parlare con noi, dei nostri problemi. Da quel momento sento che Francesco ha nel suo cuore il mio Paese, ama lo Sri Lanka. Attualmente la situazione sta peggiorando, il premier ha lasciato il suo incarico ed ora non sappiamo dove sia andato. Le agitazioni aumentano, dopo l’incontro di lunedì scorso dell’ormai ex premier con il suo partito sono aumentati gli attacchi verso i nostri giovani, che da un mese manifestano chiedendo giustizia e pace. Oggi non c’è benzina, non c’è gas. Manca il riso, non c’è cibo per mangiare. Non c’è niente! La gente sta soffrendo, i genitori non sanno cosa dare ai loro figli. I poveri non hanno niente da mangiare, per questo i giovani hanno iniziato a ribellarsi contro il Governo. Il Papa ha nel suo cuore noi srilankesi anche per quanto successo nel 2019, gli attentati di Pasqua che hanno causato la morte di 270 persone e il ferimento di cinquecento.
Proprio lo scorso 25 aprile il Papa ha chiesto che sia fatta luce su quei tragici eventi…
Sì, il Papa ha parlato chiaramente, ha anche incontrato alcuni dei feriti negli attentati. Noi dobbiamo ancora scoprire la verità, il nostro cardinale Ranjith è grato al Santo Padre per la sua vicinanza. Sentiamo questa attenzione del Papa, vogliamo bene al nostro Paese, abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri giovani. Dobbiamo procedere nella ricerca della verità, anche a livello internazionale. Dobbiamo scoprire chi è stata la mente di questi attentati, lo chiediamo a Ginevra, alle Nazioni Unite. Sicuramente il Signore ci aiuterà a raggiungere la verità, portando la pace al nostro popolo.
Tornando alle violenze di questi giorni, come vivono questa crisi gli srilankesi che vivono fuori dal Paese?
Gli srilankesi in Italia sono molto preoccupati, temono che i loro parenti siano vittime di violenza. Conosco la situazione drammatica. I giovani, i connazionali non vogliono più questa classe politica al potere. Chiedono che si combatta la corruzione, desiderono una nuova epoca. Questa è la situazione attuale dello Sri Lanka, la gente è stanca, vuole respirare un’aria nuova. Camminiamo insieme, con l’aiuto di vescovi, cardinali, monaci buddisti, monaci industi, musulmani. Insieme possiamo creare, immaginare e costruire un nuovo Sri Lanka.
Non cedere alla violenza
Il Papa al termine dell’udienza generale del mercoledì ha lanciato un forte appello al dialogo, rivolgendo “un pensiero speciale” al popolo dello Sri Lanka, “in particolare ai giovani che negli ultimi tempi hanno fatto sentire il loro grido di fronte alle sfide e ai problemi sociali ed economici del Paese”. Francesco si unisce alle “autorità religiose” del Paese asiatico “nell’esortare tutte le parti in causa a mantenere un atteggiamento pacifico, senza cedere alla violenza”. Quindi l’appello “a tutti coloro che hanno responsabilità, perché ascoltino le aspirazioni della gente garantendo il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili”. In queste ore sono numerosi gli appelli giunti dalle più alte autorità religiose del Paese, dall’Onu e dall’Unione Europea, che hanno criticato la violenza. Dall’arcivescovo di Colombo Malcolm Ranjith al leader buddista Omalbe Thera, da Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i diritti dell’uomo, a Joseph Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, la raccomandazione è stata alla moderazione, favorendo il dialogo tra le parti e rispettando i diritti umani.
La crisi economica
A sud dell’India, con 22 milioni di abitanti, lo Sri Lanka sta vivendo una delle peggiori crisi economiche della sua storia. La disperazione della popolazione è legata alle sempre maggiori carenze di cibo, carburante e medicine, con una situazione che negli ultimi mesi è stata aggravata anche dalla pandemia e, ancor più di recente, dall’aumento dei prezzi di materie prime ed energia. I manifestanti continuano a chiedere da settimane anche le dimissioni del presidente, Gotabaya Rajapaksa, fratello minore dell’ex premier.