Covid-19: la normalità di Codogno “Dentro la zona rossa”

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Una mano che accarezza quella di chi sente di morire. Passa anche in questo gesto la cura di medici, infermieri e volontari che il Papa all’Angelus ha ricordato nella Giornata nazionale del personale sanitario. Eroi in pandemia, eroi tutti i giorni, da ringraziare per il bene fatto perché “nessuno – ha detto Francesco – si salva da solo”.

La solitudine viene raccontata anche negli scatti di Marzio Toniolo, fotografo di Codogno, che ha fissato con poesia i volti, i gesti, la paura del Comune in provincia di Lodi dove due anni fa si registrò il primo caso di Covid in Italia. Il “paziente 1” era Mattia Maestri, 38 anni, una vita da sportivo e in salute ma con una polmonite molto grave. La scoperta della sua positività provocò l’evacuazione del Pronto soccorso dell’ospedale, tre giorni dopo – il 23 febbraio – scattò la prima zona rossa d’Italia a Codogno e in altri dieci Comuni limitrofi, con l’arrivo dei militari che presidiavano i confini. Codogno diventò la Wuhan italiana.

Lo sguardo dentro

“Dentro la prima zona rossa” è la Mostra, in programma fino al 2 marzo presso l’ex Ospedale Soave di Codogno, accompagnata da un diario “per aggiornare – si legge tra le pagine – gli amici e i parenti che vivono lontano”. “Ho deciso di postare sui social network – scrive Marzio Toniolo – alcune foto, giorno per giorno, di come stiamo vivendo questo momento qui, a 2 km da Codogno”. Un reportage che si intreccia con la propria vita: i nonni venuti dalla Sardegna, l’altro nonno, una bimba di tre anni, sei persone per quattro generazioni diverse all’interno della stessa abitazione. “Non ho mai cercato di puntare sul dolore – racconta il fotografo – ho sempre raccontato questa storia in modo abbastanza delicato anche per non spaventare chi vedeva la nostra storia da fuori e poi per dare un messaggio di speranza, sempre ricordando di non sottovalutare nulla di quello che stava succedendo”. Oggi, racconta Marzio, “non sentiamo più quell’incessante suono di sirene delle ambulanze al quale purtroppo eravamo abituati, non siamo fuori da questa situazione ma abbiamo preso le misure, vivendo con fiducia il futuro”.

Le conseguenze del Covid

Nel guardare le pose si intuisce anche l’intento di mostrare le conseguenze psicologiche ed emotive della pandemia. C’è infatti il sostegno a Fondazione Soleterre, impegnata con la propria Rete Nazionale di Supporto Psicologico Covid-19 a garantire su tutto il territorio italiano assistenza a malati, familiari di vittime, operatori sanitari, studenti, genitori, persone in difficoltà economica e sociale, ma anche a tutti coloro che stanno affrontando un disagio. “Mio nonno, che viveva con noi – spiega Toniolo – e che poi è mancato l’anno scorso per cause naturali, soffriva di demenza senile quindi abbiamo vissuto le sue difficoltà mentali sicuramente accentuate da quello che stava succedendo, con i nostri comportamenti cambiati, con l’impossibilità di capire certe regole come il non poter uscire di casa per paura”. Conseguenze che anche oggi si avvertono con tante persone che vivono problemi di ansia e depressione.

Scatti che restano

E’ sempre difficile per un fotografo scegliere le pose che preferisce. Marzio ne indica tre in particolare dei 19 scatti che compongono la Mostra. “C’è don Giuseppe chino sull’altare davanti ad una chiesa vuota – racconta – poi c’è Gianni, il migliore amico di mio nonno, che soffriva di Alzheimer e che ogni giorno faceva la spola tra il bar e il cimitero, ma ogni volta si si dimenticava che il bar era chiuso e anche il cimitero lo era. Nella foto si vede che è fuori dal cancello del cimitero che saluta le persone a lui care”. Gianni è stato l’ultima persona a morire di Covid a Codogno. L’ultima foto riguarda poi la sfera personale di Marzio: la moglie e la figlia abbracciate nel letto, illuminate da una luce rossa come la zona in cui vivevano. “Era il momento che mi rendeva più sereno perché durante la giornata ero impegnato con il lavoro e tornare a casa, dopo tutto quel tempo in giro, mi faceva sentire al sicuro”. C’è poi uno scatto nel quale tutta la famiglia è intorno alla tv per pregare con Papa Francesco in una Piazza San Pietro vuota, il 27 marzo 2020. “La mia bambina in quell’occasione toccava lo schermo, è stato un momento molto molto forte, una parte – conclude Marzio Toniolo – assolutamente necessaria di questo racconto”.

Ascolta l’intervista al fotografo Marzio Toniolo