Cop28, Emilce Cuda: avviare un percorso di giustizia sociale anche per il clima

Vatican News

A Dubai proseguono i lavori fino al 12 dicembre, dopo le dichiarazioni dei capi di Stato, è l’ora dei negoziati tecnici per arrivare a un testo finale, che dovrà essere adottato all’unanimità. Il segretario della Pontificia Commissione America Latina: “È tempo di avviare una transizione verso un nuovo modello di produzione industriale più giusta, abbandonando quella che uccide”

Marine Henriot e Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

I lavori della Cop28 di Dubai, la più grande Conferenza delle Nazioni Unite sul clima mai tenuta, proseguono fino al 12 dicembre. Dopo gli interventi e le dichiarazioni dei capi di Stato e di Governo dei primi giorni, ora è il momento dei negoziati tecnici per arrivare a un testo finale, che dovrà essere adottato all’unanimità. Il documento preparato da Gran Bretagna e Singapore, che servirà come base per la discussione tra i negoziatori nelle prossime due settimane, afferma che i Paesi devono preparare una “riduzione/uscita dai combustibili fossili”. Sarà questo testo a definire la linea politica per i 197 Paesi, più l’Unione Europea, firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

Vallejo: preparare l’uscita dai combustibili fossili

Infatti, al di là degli annunci e alle proposte fatti dai vari Paesi, ad esempio sul triplicare l’utilizzo dell’energia nucleare o sull’accelerazione dell’eliminazione del carbone, solo il testo finale è autorevole.  La scelta delle parole in questo testo finale è essenziale ed è oggetto di difficili negoziati in corso nella metropoli degli Emirati Arabi Uniti. La differenza tra “ridurre” e “eliminare” i combustibili fossili è “il segnale inviato, in particolare al mercato e alla comunità imprenditoriale in generale, per mostrare che l’era dei combustibili fossili sta per finire e che stiamo passando a un nuovo sistema energetico in cui sarà data molta più importanza all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili in particolare”, commenta Lola Vallejo, direttrice del Programma sul clima dell’Iddri (Institut du Développement Durable et des Relations Internationales). Questo testo chiave, che potrebbe essere utilizzato nel documento finale della Cop28, è in realtà una “valutazione globale” dell’accordo sul clima di Parigi del 2015. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato all’inizio di settembre, le azioni intraprese dai vari Paesi sono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C e, se possibile, a 1,5°C rispetto all’era preindustriale, che era uno degli obiettivi fissati alla Cop21 di Parigi.

Emilce Cuda (seconda da sinistra) con altri partecipanti alla Cop28 di Dubai

Una transizione giusta verso un nuovo modello produttivo

Ai lavori della Conferenza di Dubai è presente, ed è intervenuta in aula, anche Emilce Cuda, segretario della Pontifica Commissione per l’America Latina, docente universitaria in Teologia morale e sociale e scrittrice argentina, che ha sottolineato intervenendo in un panel a Dubai come “sia tempo di avviare un processo per una transizione giusta, così definito dalla Santa Sede, ma anche dalle Nazioni Unite”. Parole che l’esperta ha ribadito ai microfoni di Radio Vaticana – Vatican News, sottolineando l’urgenza di uscire da un modello di produzione industriale “che uccide”, come ha ricordato Papa Francesco. A Dubai “si mettono sul tavolo le diverse posizioni, ma è tempo di iniziare un cammino di giustizia sociale per la nostra terra”.

Cuda: quella del clima è la guerra della tecnocrazia contro l’umanità

L’approccio integrale al problema della tutela dell’ambiente, naturale ma anche umano, della dottrina sociale della Chiesa, rilanciato dall’enciclica Laudato Sì di Francesco, è recepito dai partecipanti alla Cop28, secondo Cuda, che definisce molto importante il videomessaggio del Papa per l’inaugurazione del Padiglione della Fede all’interno della Conferenza delle parti. “Il Papa parla di pace, e nessuno qui vede il cambiamento climatico come parte della ‘terza guerra mondiale a pezzi’ – sottolinea il segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina – e invece è la guerra della tecnocrazia contro l’umanità. Una guerra che non da’ una morte violenta e immediata, piuttosto una morte lenta ma sicura”.

Ascolta l’intervista a Emilce Cuda (Cal)