Condivisione comunitaria e resilienza. Caritas Africa protagonista dello sviluppo

Vatican News

Marco Guerra – Città del Vaticano

Lavorare con le comunità locali e potenziare il capitale umano per promuovere la resilienza e la giustizia sociale. Questa è la strategia di Caritas Africa illustrata oggi dai coordinatori degli interventi in un continente difficile colpito da disastri naturali, carestie, conflitti.

Monsignor Anokye: settant’anni come strumento di Dio per il povero

La videoconferenza è stata aperta dal saluto dal Presidente di Caritas Africa, monsignor Gabriel Justice Yaw Anokye, arcivescovo metropolita di Kumasi, in Ghana. Il suo grazie al Signore per il lungo operato dell’organismo e per i frutti ricevuti nel lavorarci. “Operare per settant’anni significa avere ricevuto l’aiuto di Dio – ha detto il presule – ed essere un suo strumento al servizio dei più poveri e dei malati, di chi è rifiutato, non ha casa e lavoro, degli orfani, delle vedove, degli stranieri. Il Signore ci ha dato questa opportunità per dare una testimonianza a chi ha bisogno”. Anokye ha evidenziato che l’esperienza decennale permette di avere ulteriori sviluppi con le partnership per contrastare conflitti, cambiamenti climatici, carestie e pandemie.

Aloysius: la condivisione tra comunità locali crea armonia

E’ intervenuto poi il Segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, che ha riferito di come le esperienze migliori fatte in Africa dimostrano che non esiste sviluppo sostenibile senza la dimensione della condivisione comunitaria la quale crea, allo stesso tempo, autonomia dei piccoli nuclei e interdipendenza tra le persone, favorendo l’armonia sociale. La collaborazione e la resilienza permettono quindi di lavorare sulla prevenzione del rischio più che sulla risposta al disastro già avvenuto. “La capacità di resistere collettivamente – ha evidenziato – ha permesso anche un’ottima risposta durante la pandemia del Covid-19”. Aloysius ha portato alcuni esempi: “In Kenya ci sono comunità di 15 – 20 famiglie che si sono organizzate per trovare un accesso all’acqua, si sono date un obiettivo comune, vivono insieme, sono comunità interdipendenti impegnate in un programma a bassa scala di agricoltura. Questo porta allo sviluppo sostenibile, che si basa sulla condivisione comunitaria”. Si evince come l’idea di giustizia sociale a livello individuale e collettivo sia presente in tutti i progetti della Caritas.

Primi nelle emergenze

Le Caritas dell’Africa, con la loro rete capillare sul territorio, restano in prima linea anche nelle emergenze come hanno ricordato Joseph Sabu e Santos Gotine, rispettivamente coordinatori di Caritas Sud Sudan e Caritas Mozambico. Si tratta di Paesi dove l’organizzazione è protagonista sia del processo di pace, sia negli interventi tra gli sfollati causati dalla guerriglia, sia nel rispondere alle necessità delle popolazioni colpite dalle alluvioni.

In Sud Sudan l’impegno per la riconciliazione

Joseph Sabu, Coordinatore umanitario di Caritas Sud Sudan, ha parlato delle difficolta nel reperimento di fondi internazionali che vengono suddivisi tra oltre trecento Ong nazionali e oltre cento Ong straniere che operano nel Paese. Nonostante questo, la Caritas in Sud Sudan aiuta circa 780mila persone colpite dalle inondazioni, altre 400mila con provviste alimentari e 300mila con altre forme di supporto. Caritas è anche impegnata nel processo di riconciliazione e ha aiutato a formare oltre 4000 studenti.

Nei campi profughi del Mozambico

Santos Gotine, segretario generale di Caritas Mozambico, si è soffermato sugli interventi di natura umanitaria coordinati in un Paese particolarmente esposto ai disastri naturali: “Dal 2000 ci sono state inondazioni continue e cicloni. Il nostro staff ha coordinato gli aiuti provenienti dai nostri donatori, abbiamo istituito un ufficio centrale che lavora di concerto con le diocesi locali”, ha ricordato. E’ stato sottolineato quanto in questi ultimi mesi Caritas Mozambico sia particolarmente impegnata nel sostegno alle popolazioni attaccate dai ribelli a Cabo Delgado, situazione che vede coinvolte più di 800mila persone. “I Vescovi del nord del Paese ci stanno supportando – ha riferito Gotine – non solo economicamente ma in prima persona con le visite nei campi per sfollati e tramite il clero locale che dà sostegno ai profughi”.

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Il ruolo dei giovani e delle donne

Giovani e donne rappresentano sempre più il nuovo protagonismo del laboratorio africano di Caritas. Patricia Felicite, rappresentante delle donne nel Consiglio di Rappresentanza di Caritas Internationalis e della Commissione Regionale Caritas Africa, ha raccontato le esperienze di leadership femminile locali. “Sappiamo che le donne e le ragazze sono le più esposte in caso di crisi  – ha osservato – ma possono dare un contributo fondamentale perché hanno un ruolo centrale nella resilienza comunitaria, tuttavia il ruolo delle donne è messo poco in luce e non è ancora riconosciuto in termini di costruzione della resilienza”.