Comunità unite nella preghiera per l’Ucraina: una testimonianza da Kiev

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Preoccupazione, paura, rabbia, ma anche speranza che la pace sia ancora possibile: questi i sentimenti tra la popolazione dell’Ucraina che oggi si trova costretta ad affrontare la realtà di un conflitto con la Russia sempre più pesante, concreto e vicino. Donatella Rafanelli è originaria di Pistoia, dopo 24 anni vissuti a Mosca, dal 2019 vive a Kiev. E’ insegnante d’italiano e fa parte del Movimento dei Focolari che anche in Ucraina conta diverse comunità sparse in tutto il Paese. Ai microfoni di Vatican News descrive ciò che si sta vivendo, in particolare nella capitale. Questa sera, come ogni giovedì, insieme ad altri membri del Movimento collegati on line, parteciperà ad un momento di preghiera per la pace che oggi si farà particolarmente intensa alla luce degli ultimi sviluppi.

Ascolta l’intervista a Donatella Rafanelli

Donatella, ci può raccontare come è nata e che cosa rappresenta la vostra iniziativa di preghiera del giovedì per la pace?

Questo appuntamento è nato quasi un anno fa, perché il nostro Paese è già in guerra dal 2014, dai fatti della Crimea, e ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa per chiedere la pace. Siccome le comunità del Movimento in Ucraina sono sparse in tutto il Paese, abbiamo pensato – e ci ha aiutato anche la pandemia – ad un collegamento on line per ritrovarci a pregare insieme. Così, ogni giovedì, noi preghiamo, come sappiamo fare, preghiamo nei modi più diversi per invocare il Padre, per invocare la pace, per strappare questa grazia dal Cielo. All’inizio quersta preghiera si faceva tra di noi qui in Ucraina, poi, dopo l’appello di Papa Francesco del 26 di gennaio scorso di pregare per l’Ucraina, alcuni giovani della Croazia hanno pensato di fare una preghiera con noi e ci hanno invitato. Avendo già questo appuntamento del giovedì, ci siamo dati appuntamento in quello stesso giorno. Da allora, ogni settimana, quando ci colleghiamo siamo sempre più numerosi, tanto che abbiamo dovuto aprire addirittura un indirizzo su youtube perchè le modalità sinora utilizzate non bastavano. Questa cosa che ci dà tanta gioia: partecipano persone della Polonia, dell’Ungheria, dell’Italia, ci stanno arrivando tantissimi messaggi con la richiesta di potersi collegare e questo ci dà tanta forza, perché ci fa sentire che siamo insieme e perché veramente l’unica cosa che possiamo è fare pregare, pregare per ottenere la pace. Nella nostra comunità ci sono ortodossi, cattolici di diversi riti, ma siamo insieme, sentiamo che insieme vogliamo crescere nell’unione con Dio e ora più che mai.

Ma qual è il rapporto tra la gente in Ucraina con le persone che si sentono più vicine alla Russia?

Se si guarda il popolo ucraino, si vede che è un popolo vario, eterogeneo. A Kiev si parla russo senza nessun problema, si parlano il russo e l’ucraino., c’è molto rispetto reciproco. Certo, è chiaro che la situazione dei rapporti con la Russia è molto delicata da tanto tempo, in modo particolare dai tempi della Crimea nel 2014 la situazione si è acutizzata,  ma il popolo russo e quello ucraino sono fratelli da sempre. Posso dire questo: proprio poco fa ho ricevuto un messaggio, che mi ha commosso, da parte di un’amica russa che ora vive all’estero, e lei mi scrive: “guarda voglio dirti che siamo insieme a chiedere la pace nella terra ucraina e tra i nostri popoli”. Mi dice che la fa tanto soffrire tutta la situazione e prega perchè i politici possano trovare delle soluzioni diplomatiche. Da questo si può capire quali sono i sentimenti. Purtroppo però la politica, poi, tante volte influisce sui rapporti.

Papa Francesco più volte, anche all’udienza di mercoledì scorso, ha lanciato appelli per la pace in Ucraina. Le sue parole vi sono di aiuto?

Ci aiutano moltissimo, intanto perchè ci fanno sentire la vicinanza del Papa e attraverso di lui di tutta la Chiesa, ci fanno sentire uniti a vivere per la pace e ci stimolano. Perché, si può immaginare, adesso noi siamo qua e viviamo la preoccupazione, l’incertezza… Per esempio, noi siamo stranieri e abbiamo deciso di rimanere qui per stare con la nostra gente, per non abbandonare le persone con cui abbiamo un rapporto, per condividere con loro, ma la preoccupazione c’è e quindi sentire le parole del Papa ci dà tanta forza. Cerchiamo naturalmente di rispondere, anche così come abbiamo fatto con la preghiera del giovedì, come faremo aderendo al suo appello il prossimo 2 marzo per questa giornata di digiuno. Tutto questo ci fa sentire un solo corpo che chiede al Padre incessantemente con fede la pace e ci fa aumentare la stessa fede.

Quali sono i sentimenti che prevalgono nella popolazione che vive a Kiev?

Nelle persone con cui ho contatti si sente la preoccupazione, si sente la paura e anche la rabbia, perché, chiaramente, si ha paura di perdere tutto e non si capisce il perché. Alcune sono già andate via, hanno lasciato anche il Paese, magari per un periodo. Tante persone stanno raccogliendo i documenti, stanno preparando  una valigia per essere pronti a partire in caso di pericolo, oppure altre preparano riserve di cibo in casa ecc…  Certamente ci è stato detto dove andare, dove ci sono le possibilità di trovare un rifugio se ci fosse un bombardamento. Anche noi stranieri siamo stati contattati dalle rispettive ambasciate, però io vedo che c’è la volontà di andare avanti, di continuare a vivere quasi normalmente.

Come possiamo aiutarvi, come possiamo aiutare l’Ucraina?

Io penso che prima di tutto occorra pregare e poi promuovere un atteggiamento di dialogo tra le persone, di apertura, di pace nel nostro piccolo, che poi sono quei gesti che aiutano, perché sono una testimonianza di fraternità.