Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Deploriamo l’adozione di ieri di questa risoluzione da parte del Parlamento europeo”. E’ quanto si legge in una dichiarazione di padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea. Una dichiarazione che arriva all’indomani dell’adozione della risoluzione, passata con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astensioni, nella quale si chiedeva l’inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la condanna di quanto avvenuto negli Usa.
La risoluzione – “La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di annullare i diritti all’aborto negli Stati Uniti e la necessità di salvaguardare i diritti all’aborto e la salute delle donne nell’UE” – “apre la strada – scrive padre Barreto – a una deviazione dai diritti umani universalmente riconosciuti e travisa il dramma dell’aborto per le madri in difficoltà”. L’invito è di lavorare “per una maggiore unità tra gli europei, non per creare maggiori barriere ideologiche e polarizzazioni”. Pertanto l’urgenza è quella di “sostenere le madri incinte e accompagnarle a superare le loro difficoltà in situazioni problematiche”.
L’aborto, questione che esula dalle competenze dell’europarlamento
Secondo la Comece, “il parlamento europeo non deve entrare in un ambito, come quello dell’aborto, che esula dalle sue competenze, né interferire negli affari interni di Paesi democratici dell’UE o di Paesi terzi”. “La promozione di programmi politici radicali – si legge ancora – mette a rischio i diritti fondamentali, tra cui la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, la libertà di espressione, la libertà di riunione e danneggia la coesione sociale”. Altro punto importante per la Comece è che includere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, “nel contesto di una possibile revisione dei Trattati dell’UE, può mettere seriamente in pericolo le possibilità di tale processo di riforma, intensificando gli scontri tra i nostri concittadini e tra gli Stati membri”.