Anna Poce – Città del Vaticano
“La Chiesa in Colombia chiede all’Eln di abbandonare la strada della violenza e di mostrare segni coerenti di vera disponibilità al dialogo. Ci aspettiamo che lo Stato colombiano fornisca una protezione efficace e completa ai territori colpiti e che riconosca l’aggravarsi del conflitto”. È quanto scrive la Conferenza episcopale colombiana, in un comunicato diffuso ieri sulla sua pagina web, firmato da monsignor Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó e presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale, e da monsignor Héctor Fabio Henao, direttore del Segretariato nazionale per la pastorale sociale. L’appello è stato lanciato all’indomani dell’inizio dello sciopero armato nazionale di 72 ore dell’Eln, che ha già visto realizzarsi vari attacchi e azioni violente in diversi dipartimenti del Paese. L’azione di forza, iniziata il 23 febbraio, si protrarrà “contro il presidente della Repubblica, Iván Duque, e il suo malgoverno”, fino al 26 febbraio.
“Chiediamo alla società civile – si legge nella nota – un deciso impegno democratico che ci permetta di costruire un Paese migliore, senza violenza e con giustizia sociale. Esigiamo che l’Eln e tutti i gruppi armati rispettino il diritto internazionale umanitario e riflettano sulle molteplici conseguenze che causano al nostro Paese, precipitandolo verso un assurdo fiume di sangue e di odio”.
Una crisi umanitaria che colpisce i più vulnerabili
Giorni fa la Chiesa e la società civile del dipartimento del Chocó avevano lanciato un allarme, mettendo in guardia sulla crisi umanitaria vissuta nel territorio e segnalando confinamenti, spostamenti individuali e di massa, così come effetti psicologici, sanitari ed educativi su bambini e adolescenti. Tuttavia, la risposta del governo, attraverso il ministro dell’Interno Daniel Palacios, era stata quella di negare la situazione: “Quello che la Unidad para las Victimas ha certificato sono quattro spostamenti. Affermare che il 70% della popolazione del Chocó è a rischio è falso, non corrisponde alla realtà, né a quello che ha detto l’Ufficio del Difensore Civico a livello nazionale”.
L’episcopato, dunque, nel contesto di questa crisi umanitaria – generata dalla pandemia, dalla disuguaglianza, dalla corruzione, dal traffico di droga e dalla crisi economica -, che colpisce soprattutto le comunità vulnerabili e impoverite in alcuni territori della Colombia, ha invitato “al rispetto della vita, a cercare vie di dialogo e ad abbandonare i sentieri dell’intolleranza e della violenza, che hanno lasciato tanta spogliazione, dolore e morte, e a intraprendere insieme le vie dell’amicizia sociale, una via preziosa per consolidare una sana convivenza”, ribadendo ciò che aveva espresso il 17 febbraio 2022, in occasione del messaggio per l’Anno elettorale.
Invitando, dunque, a percorre la strada della pace e della riconicliazione, i vescovi hanno concluso il loro comunicato esprimendo solidarietà alle persone e alle comunità colpite da minacce, ferite e confinamento.