Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Nel 2021 in Colombia sono stati “145 gli omicidi di leader sociali o difensori dei diritti umani”. È quanto ricorda, in un comunicato, l’ufficio del Difensore del popolo, l’ente pubblico che vigila sul rispetto dei diritti umani nel Paese. Dalla firma dell’accordo di pace con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) nel 2016, gli omicidi contro i leader sociali sono stati ricorrenti. Le organizzazioni sociali accusano dissidenti delle Farc, combattenti dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), trafficanti di droga e gruppi paramilitari di essere dietro le uccisioni. La Colombia, secondo diverse Ong, è uno dei Paesi più pericolosi al mondo per gli attivisti.
L’appello del vescovo di Arauca
Uno scenario particolarmente drammatico è quello nella regione di Arauca, al confine con il Venezuela. In questa zona due fazioni della guerriglia continuano a combattere nonostante la presenza della popolazione civile. Monsignor Jaime Cristóbal Abril González, vescovo di Arauca, esprime in un comunicato la sua vicinanza e la sua solidarietà ai civili. Il presule sottolinea che la recrudescenza della violenza ha portato all’aggravarsi della crisi sociale. Si registrano anche omicidi mirati, minacce ai leader delle comunità, attacchi esplosivi. Il vescovo ribadisce inoltre che “la vita è sacra ed è un dono prezioso ricevuto da Dio”. Il vescovo esorta a porre fine ad ogni violenza, a mettere al primo posto il bene della popolazione civile. Monsignor Jaime Cristóbal Abril González lancia infine un appello affinché vengano forniti urgentemente aiuti umanitari alla popolazione.