Roberta Barbi – Città del Vaticano
Sono arrivate in Cile per la prima volta le reliquie di Carlo Acutis, il giovane morto di leucemia a soli 15 anni nel 2006 e beatificato ad Assisi nell’ottobre del 2020. A ospitarle sono sempre i francescani, stavolta nella Casa de Jóvenes San Felipe de Jesús, che hanno accolto con gioia la visita di questo piccolo grande testimone della fede.
Il benvenuto del Cile al giovane Beato
Nel Paese sudamericano la figura di Carlo Acutis è molto importante, “perché è uno dei patroni che ispira le esperienze giovanili, commenta fra Luis Cisternas, animatore della Pastorale giovanile e vocazionale dell’Ordine francescano”. “Questo giovane – spiega ancora – è stato un modello per noi e per le fraternità che fanno esperienza di Gesù. Per questo ci è sembrato molto importante continuare a promuovere il suo esempio e la sua vita, e non c’è nulla di meglio di una reliquia, una vera e propria parte di lui nella nostra casa”. “Con il suo esempio Acutis mostra che la santità non si indossa solo come abito, ma che è un dono per tutti coloro che vogliono riceverlo – afferma il frate – è un esempio di come i giovani di oggi possono seguire Gesù, una figura che ci permette di parlare di Gesù con un linguaggio più giovanile ma che veicoli la potenza del suo messaggio, cioè che tutti siamo chiamati a essere santi”.
Carlo Acutis, il millennial innamorato dell’Eucaristia
Era il 10 ottobre del 2020, quando la Chiesa fece salire agli onori degli altari questo giovane italiano cui era stata attribuita la guarigione da una malattia rara di un bambino in Brasile. Lui stesso, nel 2006, era morto a causa di una leucemia, a soli 15 anni: quando gli fu diagnosticata offrì la sua sofferenza al Signore, al Papa e alla Chiesa, così come mostrò il suo grande amore per San Francesco, tanto che per la sua Beatificazione fu scelta proprio Assisi. Fin da piccolo Carlo aveva dimostrato un amore speciale per Dio, anche se i suoi genitori non erano particolarmente devoti. La sua grande testimonianza di fede lo ha portato a essere riconosciuto in tutto il mondo come un cibernauta della nuova evangelizzazione, capace di adattare ai nuovi linguaggi anche della rete e dei social, il messaggio di Gesù e lo ha reso oggetto di una devozione molto condivisa.