Giada Aquilino – Città del Vaticano
Papa Francesco lo ha definito un “agnostico pio”, perché è mosso da “un atteggiamento nobile”, quello della “pietà per la natura”. Lui, ex comunista che a chi gli chiede se un giorno possa considerare la possibilità di una conversione risponde: “mai mettere limiti alla provvidenza”, non nasconde di essere stato completamente conquistato dall’enciclica Laudato si’ del Pontefice. È Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, l’associazione internazionale no profit che dal 1986 è impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi lo produce, in armonia con l’ambiente e gli ecosistemi, rispettando le tradizioni e i saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Oggi opera in 150 Paesi.
L’approccio ecologico
A Vatican News, Petrini spiega il proprio legame con l’enciclica sulla cura della Casa comune: è un documento che “cambia profondamente l’approccio ecologico”.
“Non è un’enciclica verde come riduttivamente hanno detto alcuni personaggi: non è un’enciclica ambientale ma sociale a tutto tondo. L’idea dell’ecologia integrale, che vede fortemente le connessioni tra la sofferenza dell’ambiente e la sofferenza dell’umanità, è – evidenzia – la grande e straordinaria riflessione” che sente affidata dal Papa a se stesso e “al mondo”.
L’impegno
Petrini è anche l’ideatore della rete internazionale Terra Madre, che dà voce e visibilità a contadini, pescatori, allevatori, trasformatori, piccoli produttori. E da qualche anno, con monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, ha lanciato l’idea delle Comunità Laudato si’, realtà locali che operano nello spirito del documento di Papa Francesco del 2015, rendendo omaggio al Poverello d’Assisi: cellule di vita comunitaria, attualmente una sessantina, impegnate a diffondere i temi dell’ecologia integrale attraverso attività concrete, conferenze, pubblicazioni, insomma iniziative “dal basso” verso una realtà più sostenibile.
Una valenza universale
Già autore della Guida alla lettura della Laudato si’ pubblicata dalle Edizioni San Paolo, Petrini è tornato recentemente a riflettere sull’idea di ecologia integrale grazie proprio a Papa Francesco, con cui condivide le radici piemontesi: dell’astigiano la famiglia Bergoglio, di Bra – nel cuneese – quella di Petrini. Non a caso, il Pontefice nell’udienza concessa alle Comunità Laudato si’ lo scorso 12 settembre lo ha amichevolmente salutato “nella lingua paterna”, chiamandolo “Carlìn”. Col Papa, Petrini ha avuto dal 2013 ad oggi vari dialoghi, passando anche per quella che lo stesso fondatore di Slow Food definisce la “straordinaria” esperienza della partecipazione al Sinodo dei vescovi per la regione Pan-Amazzonica, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019. Ne ha parlato nel libro Terra Futura, per Giunti Editore e Slow Food Editore.
“Nello studiare la Laudato si’ mi sono reso conto di come il documento non sia rivolto soltanto ai cattolici, ma a tutto il mondo: è un documento che ha valenza universale, per i contenuti, l’approccio, il metodo del dialogo, l’idea stessa dell’ecologia integrale. Personalmente – assicura – è stato un momento di grande ricchezza, di grande opportunità di riflessione”. Per Petrini l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune “è il documento fondativo di un nuovo umanesimo”, inteso come “esigenza che noi tutti avvertiamo di affrontare fino in fondo le cause non solo del disastro ambientale che viviamo, ma anche di una situazione sociale insostenibile”. La sollecitazione del fondatore di Slow Food è a mettere “in discussione un certo tipo di economia, certi valori”, l’idea del “profitto su tutto” per cominciare invece “a ragionare sui beni comuni e relazionali”. Si tratta, spiega, di “una nuova sensibilità che a livello globale dobbiamo incentivare perché diversamente non riusciremo a cambiare lo stato delle cose. Cambiare questi paradigmi – prosegue – è un’impresa difficile: abbiamo bisogno quindi di un nuovo umanesimo, di una nuova riflessione che sia segno dei tempi. La Laudato si’ è appunto l’inizio di un nuovo umanesimo”.
L’importanza delle piccole cose
Di fronte alle sfide di oggi, dalla crisi ambientale a quella economica e sociale, Petrini spinge ad essere “diffusi”. Dal libro Terra Futura traspare una chiamata ad “immischiarsi personalmente” e come comunità. “L’esigenza che avvertiamo è che questo cambiamento non è destinato ai soggetti politici che hanno influenza nel mondo della cultura e della politica, ma è un atteggiamento che riguarda tutti. Anche le piccole cose possono divenire sostanza e capacità, opportunità di trasformazione”. Il punto è “rendere soggetti attivi anche gli umili: ogni persona, a partire dal proprio quotidiano, può diventare un protagonista del cambiamento. Questa è la bellezza della Laudato si’: non sottovaluta le piccole scelte individuali. Anzi le promuove”.
Superare le barriere
L’invito di Papa Francesco è a risanare quei legami che abbiamo spezzato nel tempo e che invece ci univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del creato. Per Petrini è “giunto il tempo di favorire un’unità di azioni, un dialogo sereno e serio, un coinvolgimento reciproco su queste tematiche tra il mondo cattolico e il mondo laico”.
“Dal mio punto di vista, di agnostico, penso fortemente che – aggiunge – ciò possa rappresentare una svolta”. Con la Laudato si’, “siamo davanti a una intuizione che ha anticipato il movimento dei giovani a livello planetario – leggi Greta Thunberg, ndr – e ha anticipato la responsabilità del quadro politico internazionale: ancora oggi è lì a testimoniare di come, per vincere queste sfide, bisogna superare le barriere”.
I virus ingiusti e il cambiamento profondo
Nelle conversazioni riportate da Petrini in Terra Futura, ad emergenza Covid-19 già esplosa, il Papa evidenzia come l’umanità sia “calpestata da questo virus e da tanti virus che noi abbiamo fatto crescere”. Virus “ingiusti” che Francesco inquadra in “un’economia di mercato selvaggia, un’ingiustizia sociale violenta, dove le persone muoiono come animali e vivono, anche, tante volte come animali”: è “necessario decentrarsi”, osserva il Pontefice, per guardare “alle periferie” perché è lì che “si gioca il futuro”. “Questa pandemia ci pone in una situazione di scelte forti”, gli fa eco Petrini. “Chiunque pensa che usciremo da questa situazione ricostruendo i paradigmi e i valori che c’erano prima della pandemia, a mio modo di vedere sbaglia e non coglie l’opportunità di un cambiamento profondo”, attraverso “scelte più rispettose nei confronti dell’ambiente, una diversa economia, una responsabilità individuale e collettiva” e una capacità nuova di dialogo e ascolto, intesi non come azioni morali ma come “metodo vero e proprio”.
(Video registrato prima delle ultime misure adottate per fronteggiare l’emergenza Covid-19)