Debora Donnini – Città del Vaticano
“Una campagna che aveva un duplice scopo: quello di sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli impatti del Covid, in particolare sulle persone più vulnerabili in tutto il pianeta, e di finanziare i progetti”. Ne sono stati identificati 64 da parte di Ong della Focsiv e da parte di Caritas locali di diversi Paesi in contatto con Caritas italiana. Così fotografa il lavoro della campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, che Caritas Italiana e Focsiv hanno lanciato lo scorso anno, Massimo Pallottino, di Caritas, che dell’iniziativa è uno degli animatori. Nonostante la pandemia, racconta, sono stati superati i 300mila euro di raccolta destinati a finanziare questi interventi e tante Caritas diocesane hanno impostato la raccolta fondi di Avvento o di Quaresima sostenendo uno dei progetti, aggiungendo quindi ulteriori fondi.
Il webinar
Per fare il punto sugli sviluppi futuri e continuare a sensibilizzare, oggi pomeriggio è in programma il webinar “Un anno di ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’. Prospettive per un futuro prossimo”. A introdurre l’incontro accessibile da remoto, è don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, mentre interverranno Leonardo Becchetti, docente di Economia politica alla facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata, e Nicoletta Dentico, direttrice del programma di salute globale di Society for International Development (Sid). Con un videomessaggio interviene anche la vice ministra agli Affari esteri, Marina Sereni, e altri ospiti. A chiudere l’incontro Ivana Borsotto, presidente di Focsiv.
Riattivare i sistemi alimentari locali
Il tema fondamentale della campagna è quello del cibo. Il titolo della campagna, ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’, “ci sembrava un bel modo per mettere in evidenza questa necessità di essere una sola famiglia umana, dove quando perde uno, perdono tutti e lo vediamo sia da un punto di vista dei temi della povertà che da un punto di vista ambientale”, spiega Pallottino. Centrale è, dunque, il sostegno alla riattivazione di sistemi alimentari locali, alla produzione di cibo, alla differenziazione delle fonti di sussistenza. È stato identificata anche la questione delle donne, che hanno vissuto in modo forte i contraccolpi del Covid. Al centro anche il tema dell’educazione, rallentata in molte parti del mondo, e poi i temi del lavoro in connessione con il cibo e il tema dei migranti, particolarmente toccati dalla pandemia.
Affrontare le questioni strutturali
“Naturalmente il Covid – rimarca Pallottino – ha provocato molti e gravi ripercussioni, ma su una situazione che è strutturalmente di tensione”. Vengono in proposito citate le stime di quante siano le persone che soffrono la fame, che sono in aumento da anni come indicano le organizzazioni internazionali. Si stima che ai 700-800 milioni di persone che patiscono la fame nel mondo, a causa della pandemia si siano aggiunti circa altri 150 milioni. Non si può, quindi, ricostruire il sistema come era prima, perché non funziona. Bisogna fare qualcosa di diverso con un cambiamento strutturale dei sistemi alimentari.
Risposte immediate e sguardo a medio termine
In Italia, in base ai dati preliminari dell’Istat, si calcola che nel 2020 le famiglie in povertà assoluta siano oltre due milioni e questo significa un milione di persone in più. In proposito, si segnala come con questa campagna siano state offerte risposte immediate alle prime necessità delle famiglie. La campagna è internazionale e in tanti Paesi del mondo si è concretizzata come accompagnamento alla sopravvivenza, nella fornitura di attrezzature di base per proteggersi, ma anche sostenendo attività preesistenti che sono state messe a dura prova. In tanti Paesi, per esempio, esistono dei meccanismi di accompagnamento e di formazione di gruppi a livello di comunità e spesso si tratta di gruppi di donne. Sostenere queste attività proprio nel momento della pandemia “ci è sembrato – spiega – un modo significativo di dare una risposta che guardasse anche al medio termine, non tanto alla sopravvivenza immediata”.
Le prospettive
Per quanto riguarda le prospettive, che anche il webinar mette a tema, si sottolinea che il lavoro concreto è appena all’inizio. C’è ancora tantissimo da fare per “avere consapevolezza che le tensioni che ci sono nel mondo sono tensioni strutturali e il mondo non è in grado – non lo era nemmeno prima della pandemia – di diminuire le persone che soffrono la fame e che si trovano in povertà ed è su questa situazione di grande fragilità che la pandemia si è innestata causando degli effetti ancora più importanti”, segnala ancora Pallottino. L’intento del webinar, dunque, è quello di sollevare l’attenzione su questo aspetto: capire che cosa si può fare sapendo anche che da una parte ci sono i bisogni immediati delle persone che si trovano in stato di fortissima sofferenza attualmente, ma dall’altra bisogna impegnarsi anche per cambiare quei meccanismi che le mantengono in uno stato di sofferenza e di povertà.
Attenzione alla speculazione sul cibo
Molto importante, appare, ad esempio, restituire alle Nazioni Unite “una funzione vera di dialogo su come vanno gestite le produzioni alimentari” perché il cibo non è solo una merce. Viene però usato come base per costruire degli strumenti finanziari speculativi e sono questi strumenti finanziari speculativi che hanno provocato l’aumento dei prezzi agricoli in anni passati. La finanza e il cibo sono, quindi, temi strettamente collegati e su questo ci sarebbe bisogno di una grande riforma per restituire la voce ai contadini, ai produttori di piccola scala nel Sud e anche nel Nord del mondo. Tutto per saper rispondere, con uno sguardo locale ma anche globale, “consapevoli del fatto che siamo tutti sulla stessa barca”.