Christian Kombe, SJ e Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Un evento senza precedenti”. È forte lo sconcerto dei vescovi della provincia ecclesiastica di Bamenda, nel nord-ovest anglofono del Camerun, per quanto accaduto venerdì scorso: la chiesa di Santa Maria a Nchang, nella diocesi di Mamfe, è stata attaccata e bruciata nella notte, da uomini armati non identificati. Gli assalitori hanno rapito cinque sacerdoti, una suora e due laici e li hanno portati in un luogo sconosciuto nelle foreste circostanti il villaggio di Nchang. Nel loro comunicato di sabato 17 settembre, i vescovi hanno condannato questo “attacco odioso”: l’ arcivescovo Andrew Nkea, che ha firmato la dichiarazione, non ha fornito dettagli non lo ha attribuito a nessuno in particolare e ha detto che i rapitori non hanno fornito “alcuna ragione concreta” per quanto accaduto.
La Chiesa, bersaglio di attacchi
Se dall’inizio della crisi anglofona, nel 2016, “il popolo ha sofferto terribilmente e uomini e donne di Dio sono stati facile bersaglio di rapitori, torturatori e uomini armati senza scrupoli”, notano i vescovi, oggi questi attacchi si stanno intensificando. Per i vescovi, “un’ondata di persecuzione contro la gerarchia della Chiesa è ora il nuovo gioco della ‘Lotta’, e ogni tipo di messaggio di minaccia viene destinato ai missionari che hanno rinunciato alla loro vita per lavorare per il popolo”. Oltre alla Chiesa cattolica, si precisa nella dichiarazione, questi attacchi sono rivolti anche alle Chiese presbiteriane e battiste del Paese.
Invito al pentimento
Per i vescovi della provincia ecclesiastica di Bamenda, “questo atto ha ormai superato la linea rossa”ma lanciano comunque “un appello a coloro che hanno rapito i sacerdoti, la suora e i cristiani di Nchang affinché li rilascino senza ulteriori ritardi”. L’invito è anche gli autori dell’incendio alla Chiesa e ai loro sostenitori perchè decidano di pentirsi.
Solidarietà con la diocesi di Mamfe
I vescovi mancano di esprimere la loro solidarietà e vicinanza alla Chiesa locale di Mamfe e al suo ordinario, il vescovo Aloysious Fondong, e in particolare alla comunità parrocchiale di Nchang, invitando tutti i cristiani a continuare a pregare per la Chiesa e tutti i suoi ministri, nonché per i suoi persecutori. “Preghiamo per la protezione e allo stesso tempo per il perdono di chi ha agito così, come Cristo sulla croce che ha pregato: ‘Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno'”.
Rimanere vigili
Il comunicato della Conferenza episcopale di Bamenda si conclude con un appello agli “uomini di buona volontà a vigilare sui beni temporali della Chiesa e del suo personale e a proteggerli dalle potenze del Maligno”, prima di invocare l’intercessione della Vergine Maria, Regina della Pace.
Ricordiamo che le regioni anglofone del nord-ovest e del sud-ovest del Camerun sono state teatro di un conflitto durato cinque anni tra combattenti separatisti e forze armate regolari. La Chiesa, che sostiene il dialogo e la riconciliazione, non è stata risparmiata dalle atrocità e dalle altre violenze che hanno segnato questo conflitto. Al termine del Regina Cœli di domenica 24 aprile, e in occasione del pellegrinaggio nazionale dei vescovi camerunesi e dei fedeli del Paese al santuario mariano di Marianberg (a ovest del Camerun), Papa Francesco aveva pregato e lanciato un appello per il ritorno di una “pace vera e duratura” in Camerun.