Fausta Speranza – Città del Vaticano
I leader mondiali chiedono investimenti urgenti e innovativi per aiutare le comunità rurali dei Paesi più poveri del mondo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. E’ quanto emerso dalla riunione annuale del Consiglio dei Governatori cui hanno partecipato, in settimana, 177 Stati membri del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) delle Nazioni Unite. Non può passare inosservata la vulnerabilità dei piccoli agricoltori ai gravi eventi meteorologici, come le tempeste che hanno devastato il Madagascar nelle ultime settimane uccidendo almeno 121 persone e distruggendo più di 176.000 ettari di terreno.
Finanziamenti irrisori
I piccoli produttori sono colpiti duramente da una crisi che non hanno creato, eppure attualmente ricevono solo l’1,7 per cento dei finanziamenti per il clima. Lo ha denunciato il presidente dell’Ifad, Gilbert F. Houngbo, sottolineando che “il cuore del problema è l’iniquità”. Sulle conseguenze della pandemia e degli effetti dei cambiamenti climatici si sofferma Romina Cavatassi, esperta di sviluppo e risorse naturali dell’Ifad:
La pandemia e il cambiamento climatico hanno messo a nudo la vulnerabilità dei piccoli produttori, afferma Cavatassi, sottolineando la situazione di iniquità per cui le persone che producono un terzo del cibo del mondo ricevono solo sei centesimi per ogni dollaro di prodotto che generano. Non c’è sostenibilità o resilienza – sostiene – senza una maggiore equità. L’agricoltura impiega due terzi delle popolazioni dell’Africa sub-sahariana e rappresenta quasi un terzo del PIL. Eppure i piccoli produttori rurali sono sistematicamente sotto finanziati e – ricorda Cavatassi – lo sono ancora di più dopo la pandemia. L’esperta spiega che la vulnerabilità degli agricoltori di fronte a situazioni climatiche estreme non si può trascurare, aggiungendo che sradicare la povertà rurale richiede un approccio radicalmente nuovo per costruire resilienza rurale. Il punto è che, essendo alcune delle nazioni più vulnerabili del mondo, i piccoli Stati richiedono un’attenzione speciale, un rapido accesso alle risorse e soluzioni su misura. Molte di queste soluzioni – avverte Cavatassi – richiedono l’accesso alla finanza che dovrebbe essere inclusiva. Nel 2020, la fame nel mondo è aumentata – ricorda – in gran parte a causa del cambiamento climatico, della povertà oltre all’impatto della pandemia da Covid-19. Una persona su 10 nel mondo oggi soffre la fame. Oltre alle doverose considerazioni sul piano umanitario, questo – sottolinea l’esperta Ifad – non può non avere conseguenze in termini di squilibri a livello globale.
L’impegno dell’Italia
In risposta alla minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per le popolazioni rurali, il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, Daniele Franco, ha detto che quest’anno l’Italia aumenterà il suo impegno finanziario internazionale per far fronte ai cambiamenti climatici di tre volte, raggiungendo circa 1,5 miliardi di dollari all’anno fino al 2026. “Il cambiamento climatico, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità rappresentano una minaccia immediata per le risorse naturali, così come per la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali”, ha detto. E ha aggiunto: “I sistemi alimentari risentono fortemente degli shock climatici in rapido aumento. I loro effetti sono più gravi per le comunità rurali povere ed emarginate che pur essendo le più colpite, sono quelle che contribuiscono meno a tali fenomeni. Invertire queste tendenze richiede soluzioni innovative. Dobbiamo evitare che i progressi fatti all’interno dell’Agenda 2030 siano resi vani, a tal fine il Fondo svolge un ruolo chiave”.